doppio fronte
In guerra, dice Zelensky, la corruzione è tradimento
Il presidente ucraino licenzia i commissari dei centri di reclutamento e cerca di far ripartire il meccanismo con soldati tornati dal fronte. Le macchie che l'esercito non può permettersi e le promesse di Kyiv
A Mosca la chiusura degli aeroporti a causa dei droni ucraini nei cieli russi è diventata sconveniente quotidianità. In Crimea, la penisola ucraina occupata da Mosca nel 2014, alcuni centri estivi chiedono agli animatori di cantare canzonette politiche, di infilare tra una strofa e l’altra lodi al presidente russo, di adattare l’estate ai tempi di guerra a ritmo di patriottismo. Per il potere russo l’ordine è conservare la parvenza di normalità, a costo di caricaturizzarla. L’idea del Cremlino è che l’immobilismo interno congeli il potere e aiuti a vincere la guerra. All’esterno, continua a bombardare i civili: ieri è stata colpita anche Ivano Frankivsk, vicina al confine con la Polonia, molto lontana dal fronte. Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, è convinto del contrario: per vincere bisogna muoversi, dentro e fuori.
L’Ucraina oltre a combattere la guerra è impegnata a restaurare le sue istituzioni e a eliminare la corruzione. E’ una promessa che Zelensky ha fatto agli ucraini e anche agli europei, per cui ogni errore va corretto con zelo. Ieri ha annunciato che i commissari di tutti i centri di reclutamento regionali verranno licenziati e che sono stati aperti 112 procedimenti penali per corruzione e appropriazione indebita. “Questo sistema – ha detto Zelensky riguardo ai centri di reclutamento – dovrebbe essere gestito da persone che sanno esattamente cos’è la guerra e perché il cinismo e la corruzione durante la guerra sono tradimenti”. Il presidente ha stabilito, dopo un consiglio di sicurezza, di mettere a capo dei centri di reclutamento soldati che sono stati in guerra, che a causa di ferite o traumi non possono tornare al fronte. Era da tempo che gli ucraini si lamentavano dei centri di reclutamento, e avevano riferito di favoritismi e corruzione. Il presidente ha prima raccolto prove e adesso ha deciso di cambiare tutto, di rendere trasparente un’organizzazione che per l’Ucraina è vitale: se i cittadini smettono di fidarsi dell’esercito, le conseguenze sulla resistenza e sulla tenuta delle società rischiano di essere dirompenti.
Non è la prima volta che Zelensky interviene sull’esercito, mesi fa un altro scandalo portò alla sostituzione dei viceministri della Difesa e anche la sorte del ministro Oleksii Reznikov sembrava in discussione. E’ uno dei volti principali della guerra, cambiarlo poteva essere rischioso. Adesso le dimissioni di Reznikov sono tornate a essere un argomento di discussione, il ministro accompagna il presidente ovunque, ha contatti con gli alleati occidentali e se davvero dovesse essere sostituito sarebbe uno stravolgimento importante. Quando non immaginava di diventare un presidente di guerra, quando prometteva che invece sarebbe stato lui a portare la pace attraverso il dialogo con Putin, Zelensky aveva assicurato che avrebbe risolto i problemi legati alla corruzione. Questa promessa adesso pesa ancora di più, gli ucraini dicono che vinceranno la guerra e vogliono che il presidente faccia quello che aveva promesso: sconfiggere la corruzione. Quando Zelensky perde qualche punto nei sondaggi, non è per l’andamento della controffensiva o per le sue idee di pace, è per la gestione della corruzione, che i suoi cittadini vorrebbero più severa.