editoriali
“Possiamo grattugiare il Corano?”. Il gesto dell'artista iraniana
A Copenaghen Firoozeh Bazrafkan ha ridotto in brandelli il testo sacro dell'islam. Riaprendo il dibattito sui limiti tra libertà d'espressione e rispetto dei simboli religiosi
L’artista iraniana Firoozeh Bazrafkan ha preso una copia del Corano, si è piazzata davanti all’ambasciata iraniana di Copenaghen e lo ha grattugiato fino a ridurlo in coriandoli. Danimarca e Svezia avevano appena finito di gestire i roghi del Corano che arriva un altro metodo di profanazione. E la tentazione di una resa non dichiarata alle minacce e pressioni si fa sempre più forte. Scrive sull’ultimo Time Magazine Jacob Mchangama, direttore del Future of Free Speech Project alla Vanderbilt University e autore di “Free Speech: A History From Socrates to Social Media”, che “inchinarsi alle intimidazioni di stati politicamente autoritari e religiosamente oppressivi costituisce un pericoloso precedente e offre ai regimi oppressivi una potenziale leva per minare ulteriormente i principi democratici. Basta confrontare le democrazie di Danimarca e Svezia con i regimi autoritari di Iran e Arabia Saudita per rendersi conto che, nonostante tutti i suoi difetti, la libertà di parola rende il mondo più tollerante, democratico e libero”.
L’Organizzazione per la cooperazione islamica (Oic) ci chiede di prendere le distanze dagli atti di “profanazione” del Corano. Tuttavia, questa organizzazione creata nel 1969 dall’Arabia Saudita, che riunisce 57 Stati, ha dichiarato l’autore dei “Versetti satanici” Salman Rushdie “apostata” e ha chiesto la messa al bando del suo libro. Quando si tratta di rispetto per la libertà di espressione, l’Oic è ben lungi dall’essere un modello.
Quando un cittadino iraniano ha minacciato di bruciare la Bibbia davanti all’ambasciata israeliana a Copenaghen, a pochi danesi è interessato questo deliberato tentativo di provocare e nessuno ha minacciato di usare la violenza e il manifestante non è stato arrestato. Piuttosto che dimostrare l’ipocrisia danese, il fan di Khomeini è riuscito a mostrare come una società impegnata nella libertà di parola possa gestire idee offensive. Resta da vedere quanto possano reggere le democrazie scandinave.