India batte Russia nella nuova corsa alla Luna. Per ora

Il sogno di Narendra Modi di fare del paese una grande potenza, anche spaziale

Giulia Pompili

Il fallimento del russo Luna-25 e la storia del programma indiano Chandrayaan. Domani la sonda indiana potrebbe toccare il suolo del polo sud lunare per la prima volta

Domenica scorsa la Roscosmos, l’agenzia spaziale russa, ha reso noto di aver perso i contatti con la navicella spaziale della missione Luna-25, che avrebbe dovuto toccare il suolo ieri e invece “ha cessato di esistere a causa della collisione con la superficie della Luna”, si legge nella nota ufficiale. Resta quindi un solo concorrente in questo episodio della nuova Corsa allo spazio, e non si tratta né dell’America né della coalizione di agenzie spaziali occidentali. In perfetto allineamento con le politiche terrestri è una potenza emergente, che rivendica neutralità e il suo posto nel mondo in equilibrio. Domani ci proverà l’India, con la sua sonda Chandrayaan-3, la terza missione di esplorazione lunare dell’India, a toccare il suolo del Polo sud del satellite terrestre. Le due navicelle, quella russa e quella indiana, volevano sfruttare la stessa finestra temporale per l’allunaggio, ma ora che la missione di Roscosmos è fallita, l’India può dimostrare di aver raggiunto un livello competitivo con le altre potenze nel campo dell’esplorazione spaziale.

 

  

Luna-25 era la prima missione lunare della Russia sin dai fasti spaziali della Guerra fredda, ed era un primo passo verso l’esplorazione umana del Polo sud, un’area ambitissima dalle agenzie spaziali di mezzo mondo perché, secondo gli scienziati, le rocce di quell’area potrebbero contenere acqua ghiacciata, utile in futuro per la vita lunare degli astronauti. A dare conferma della presenza di acqua attorno al cratere Shackleton era stata la prima missione lunare indiana: nel 2008 Chandrayaan-1 lanciò il suo Moon Impact Probe dando agli scienziati di tutto il mondo nuovi dati esatti sulla composizione della superficie lunare.

 

Il programma dell’agenzia spaziale indiana Chandrayaan, che in sanscrito significa “veicolo lunare”, nasce soprattutto per ragioni politiche. Ad accelerarlo fu una figura epica della storia politica indiana, Abdul Kalam, scienziato aerospaziale tra i più noti del paese che fu presidente indiano dal 2002 al 2007, considerato il “presidente del popolo”, e la cui figura è stata più volte celebrata anche dall’attuale primo ministro Narendra Modi. Morto nel 2015, prima di fare il presidente Kalam era stato a capo del programma missilistico dell’India e uno dei più importanti consulenti scientifici del ministero della Difesa di Delhi quando il paese è diventato una potenza nucleare, e il suo contributo oggi è considerato fondamentale per lo sviluppo dei veicoli spaziali indiani. Kalam era noto per fare dell’esplorazione lunare una questione scientifica, certo, ma anche politica: se la bandiera indiana arriverà sulla superficie lunare, diceva, nessuno potrà più toglierla e nessuna potenza potrà più reclamare la Luna di sua proprietà. Anche per questo il Moon Impact Probe fissò la bandiera indiana sulla superficie lunare il 14 novembre del 2008, per sapienza del destino nel giorno del compleanno del primo primo ministro indiano, Jawaharlal Nehru, il neutralista della Guerra fredda tradito dalla Cina di Mao, che attaccò il confine nord dell’India nel 1962.

 

 
La missione Chandrayaan-3, che se tutto va come previsto domani darà vita al sogno di Kalam, è la terza in ordine di tempo dopo Chandrayaan-1. La seconda missione, la Chandrayaan-2 dell’autunno 2019, tentò l’allunaggio con un lander e un rover ma si schiantò per un errore del software durante la fase più critica, cioè i quindici minuti che precedono il contatto con la superficie del satellite. Ieri il quotidiano indiano Mint scriveva che lo schianto della navicella spaziale russa Luna-25 “non è solo una battuta d’arresto per le ambizioni del presidente Vladimir Putin di superare le sanzioni legate alla guerra, ma è anche motivo di imbarazzo per il presidente cinese Xi Jinping, partner di Putin nella costruzione di una base permanente sulla luna destinata a sfidare gli Stati Uniti e i suoi alleati spaziali”. Tutti oggi in India sperano che le lezioni apprese dal fallimento della Chandrayaan-2 portino a un atterraggio morbido della Chandrayaan-3, che potrebbe portare l’India a essere il quarto paese al mondo a raggiungere la Luna e il primo ad allunare al Polo sud.

 

* Una versione precedente di questo articolo riportava erroneamente che la missione Chandrayaan-2 fallì nel 2021. Il lander indiano si è schiantato sulla superficie lunare il 6 settembre 2019

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.