Il jet di Prigozhin abbattuto dai russi. La Wagner lo dà per morto

Enrico Cicchetti

La contraerea di Mosca ha abbattuto il velivolo di proprietà del fondatore delle milizie mercenarie che a giugno scorso avevano tentato un golpe contro il regime di Putin

Il jet privato di proprietà del capo della Wagner, Evgeni Prigozhin, si è schiantato nella regione di Tver, in Russia, 180 chilometri a nordovest di Mosca: il velivolo è stato abbattuto dalla contraerea russa. Lo riporta il canale Telegram "Grey Zone", legato al gruppo di mercenari. Nella lista dei passeggeri è confermata la presenza dello stesso Priogozhin. Non è chiaro se lo "chef di Putin" (era soprannominato così per il suo ruolo di dirigente della ristorazione che riforniva il Cremlino) fosse effettivamente a bordo, ma la cerchia ristretta di Prigozhin non riesce a mettersi in contatto con lui, riporta il media russo Fontanka, citando una propria fonte.

   

     

"Il capo del gruppo Wagner, eroe della Russia, un vero patriota, Evgeni Viktorovich Prigozhin, è morto a causa delle azioni dei traditori della Russia. Ma anche all'Inferno sarà il migliore! Gloria alla Russia!", si legge sul canale Telegram "Gray Zone", legato al gruppo Wagner.

 

 

Sui canali Telegram vicini alla Wagner si dice che a bordo del jet ci sarebbe stato anche Dmitry Utkin, il braccio destro del leader mercenario. E sarebbero otto i corpi finora ritrovati nel luogo dove si è schiantato il jet, riferiscono fonti dei servizi d'emergenza citati dall'agenzia di stato Ria Novosti. Secondo quanto sostiene il ministero per le Situazioni di emergenza russo, c'erano però dieci persone a bordo del jet, di cui tre membri dell'equipaggio. "Secondo le informazioni preliminari tutte le persone a bordo sono morte", dice il ministero. Insomma, al conto mancherebbero due corpi. Al momento mancano anche immagini decisive o fonti terze che possano confermare o smentire la presenza di Prigozhin sul volo e la sua morte.

 

Una fonte terza, che è la piattaforma di tracciamento degli aerei Flight Radar, conferma tuttavia che un secondo aereo appartenente a Prigozhin è atterrato a Mosca, dopo avere zigzagato sopra l'aereoporto internazionale della capitale, Mosca-Vnukovo.

  

     

Il jet abbattuto - un Embraer Legacy 600 targato RA-02795 - era lo stesso usato da Prigozhin per lasciare la Russia dopo l'ammutinamento dello scorso giugno e rifugiare in Bielorussia. "Prima che l'aereo si schiantasse, i residenti locali hanno sentito due raffiche di caratteristiche difese aeree, e ciò è confermato dalle scie di condensazione nel cielo in uno dei video, così come dalle parole di testimoni oculari diretti", scrive Grey Zone.

      

     

Tutto questo avviene esattamente due mesi dopo il fallito ammutinamento di Prigozhin, appena due giorni dopo che il leader mercenario era riapparso in un video forse girato in Africa e solo un giorno dopo che i media russi hanno annunciato il licenziamento di Sergei Surovikin, l'ex comandante delle operazioni belliche di Mosca in Ucraina, che non era stato visto in pubblico dal fallito colpo di stato della Wagner. E oggi è il Giorno dell'Indipendenza dell'Ucraina, quando il paese celebra l'anniversario della sua separazione dall'Unione Sovietica nel 1991. Il tempismo è tutto.

  

Il fondatore delle milizie mercenarie il 24 giugno aveva infatti tentato un golpe contro il regime di Vladimir Putin. Il giorno della rivolta, Putin disse che Prigozhin e i suoi stavano "spingendo il paese verso l’anarchia e il fratricidio" e aveva promesso loro una "inevitabile punizione", chiamandoli traditori. Ma in base a un accordo per porre fine alla ribellione armata – che ha visto le truppe di Wagner impadronirsi della città di Rostov sul Don e marciare su Mosca e che è durata solo 24 ore – le accuse contro Prigozhin sono state ritirate e gli è stato offerto un trasferimento in Bielorussia. Si è poi venuti a sapere che il presidente russo aveva incontrato Prigozhin cinque giorni dopo il fallito ammutinamento. Il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov ha ammesso che l’incontro è avvenuto il 29 giugno a Mosca e che è durato circa tre ore. Con Prigozhin, quel giorno, c'erano altri 34 comandanti della Wagner, ha spiegato Peskov, che ha confermato le indiscrezioni trapelate nei giorni precedenti sulla stampa francese. 

    

 

Martedì Prigozhin era riapparso in un video di propaganda con un numero di telefono in sovrimpressione e destinato a chi voleva "arruolarsi" con i mercenari del gruppo. Il video, probabilmente girato in Africa, era stato pubblicato sui canali Telegram affiliati alla Wagner. In piedi, in mimetica in una zona desertica e con un fucile tra le mani  il "cuoco di Putin" diceva: "Wagner sta rendendo la Russia ancora più grande in tutti i continenti e sta rendendo l'Africa più libera".

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  • Enrico Cicchetti
  • Nato nelle terre di Virgilio in un afoso settembre del 1987, cerca refrigerio in quelle di Enea. Al Foglio dal 2016. Su Twitter è @e_cicchetti