L'intervista
Putin si riprende la Wagner perché non può più farne a meno. Parla Wassim Nasr
Il giornalista di France24 afferma che ci sono molti candidati per assumere le redini della Wagner, in sostanza: "Penso che la morte di Evgeni Prigozhin non cambierà molto"
“Penso che la morte di Evgeni Prigozhin non cambierà molto, perché il ‘business model’ della Wagner funziona bene. Non avrebbe senso per Mosca rompere questo sistema, perché funziona a basso costo e in Africa sta producendo i suoi frutti dal punto di vista strategico”. Wassim Nasr, giornalista di France24 specialista di jihadismo in medio oriente e Africa, autore del libro “État islamique, le fait accompli” (Plon), analizza in una conversazione con il Foglio le conseguenze della morte di Prigozhin per il futuro della Wagner, il gruppo di mercenari a servizio del capo del Cremlino, Vladimir Putin.
“Cambierà il nome della compagnia? Forse. Quello che è certo è che Putin”, dice Nasr, “attraverso il Russia-Africa Economic and humanitarian forum di San Pietroburgo aveva già preparato il terreno per una ripresa in mano della Wagner, dopo l’ammutinamento di Prigozhin dello scorso giugno. Il fatto che siano passati due mesi prima dell’‘eliminazione’ di Prigozhin e di alcuni fedelissimi del suo commando storico mostra la chiara intenzione da parte del presidente russo di aver il controllo su tutto l’ecosistema Wagner”, spiega l’esperto.
Tra i fedelissimi deceduti nello schianto del jet Embraer Legacy 600 a Tver figurano Dmitri Utkin, braccio destro di Prigozhin e fra i fondatori della Wagner, e Valeriy Chekalov, coinvolto nella gestione degli interessi commerciali dell’ex leader della Wagner sin dagli anni 2000 e presunto responsabile del servizio di sicurezza della milizia. Secondo il giornalista di France24 “ci sono molti candidati ad assumere le redini della Wagner e ad approfittare di questo sistema, sia nell’entourage di Putin, sia nell’esercito che nell’intelligence, ma è difficile fare nomi ora”. A luglio, il capo del Cremlino, in un’intervista al quotidiano Kommersant, aveva citato “Sedoj” (“capelli grigi”, il “brizzolato”), il nome di battaglia di Andrei Troshev, per un cambio al vertice della Wagner, lui che a differenza di Prigozhin, che ha iniziato la sua scalata nel potere russo da imprenditore impegnato nella ristorazione, ha trascorso tutta la sua vita nel mondo militare.
Vista dalla Francia, il paese europeo che più di tutti, in Africa, sta pagando le conseguenze dell’avanzata della Wagner, la morte di Evgeni Prigozhin “non cambierà nulla sul campo perché il sistema continuerà a funzionare”, dice Wassim Nasr, e aggiunge: “E’ un sistema che a Mosca conviene perché può approfittarne a suo piacimento. Quando la Wagner incassa dei successi, il Cremlino cavalca l’onda mentre quando il gruppo paramilitare fallisce le sue operazioni tiene tutto in sordina, come accaduto in Mozambico, per esempio, ma soprattutto in Siria nel 2018 in occasione della battaglia di Khasham, quando i mercenari russi subirono una pesante sconfitta da parte degli americani e dei curdi – morirono da un minimo di 55 tra russi e siriani, secondo il governo di Damasco, a un massimo di 300, secondo Reuters, mentre da parte curdo-americana ci fu soltanto un ferito, un curdo delle Sdf”.
Come sottolineato su Rfi da Cyrille Bet, esperto di geopolitica e docente a Sciences Po a Parigi, se è vero che la morte di Prigozhin “a breve termine, conviene a Putin, perché gli permette di semplificare il suo organigramma”, e di riprendere il controllo, “sul lungo periodo”, tuttavia, potrebbe privare il capo del Cremlino di un importante “strumento d’azione, in particolare in Ucraina, e naturalmente in Russia, per controbilanciare l’influenza degli altri clan che lo circondano, ma anche, più in generale, in Africa, poiché la Wagner è diventata una vetrina quasi ufficiale dell’azione della Russia nel continente africano”.