la protesta
Chi è Mehdi Yarrahi, il cantante denunciato in Iran perché esorta le donne a togliersi il velo
La pop star 41enne ha pubblicato una canzone intitolata "Roosarito", in cui invita le iraniane a togliersi l'hijab. A quasi un anno di distanza dalla morte di Mahsa Amini che accese le proteste nel paese, la Repubblica islamica continua la sua dura repressione
“Il diritto di scegliere se indossare o no l’hijiab non è che solo una delle richieste importanti che sta facendo il popolo dell’Iran, che ha sacrificato molte vite preziose per raggiungere la libertà e la democrazia" . Le autorità iraniane hanno presentato una denuncia contro un importante cantante pop per aver pubblicato una canzone che invitava le donne a togliersi il velo, ha riferito domenica la magistratura. "Dedicato alle nobili donne della mia madrepatria che coraggiosamente brillano sulla linea del fronte del movimento ‘Donna. Vita. Libertà’”. Con questa scritta in farsi e inglese, che appare al suono dei testi di una macchina da scrivere di quelle di una volta, inizia il video di “Roosarito”: la canzone della pop star Mehdi Yarrahi che domenica ha fatto infuriare il regime iraniano, procurandogli una denuncia e un arresto.
“Togliti la sciarpa mentre il sole tramonta/ Togliti la sciarpa, il tuo gradevole profumo riempie l'aria/ Togliti la sciarpa, lascia scorrere i capelli/ Non aver paura, amore mio! protesta contro le lacrime”, recita il testo, mentre una donna senza velo danza sullo sfondo. Una canzone e una repressione che arrivano a quasi un anno di distanza dalla morte in custodia della 22enne di etnia curda Mahsa Amini, arrestata con l'accusa di non aver rispettato quel rigido codice di abbigliamento della repubblica islamica che impone alle donne di coprirsi la testa e il collo.
Yarrahi, 41 anni, venerdì ha pubblicato una canzone intitolata "Roosarito", che significa "Il tuo velo" in Farsi, invitando le donne iraniane a togliersi l'hijab e mostrando sostegno alle proteste che hanno scosso il paese. "È stato aperto un caso contro Mehdi Yarrahi per la pubblicazione di una canzone illegale che sfida i costumi e la morale di una società islamica”, ha riferito l'agenzia giudiziaria Mizan sul social network X (ex Twitter). “Verranno intraprese le necessarie azioni legali contro di lui”. Non è stato però chiarito quali fossero le accuse formali.
Secondo Mizan, l'azione legale contro Yarrahi riguarderà anche un'altra “canzone controversa” da lui pubblicata in ottobre. Intitolata “Soroode Zan” o “Inno delle donne”, divenne appunto un inno del movimento di protesta, soprattutto nelle università. Nel 2018 Yarrahi aveva ricevuto il premio come miglior cantante pop al festival Fajr, l'evento musicale più importante del paese. Si tratta di una kermesse organizzata dal governo, ma in seguito ha criticato le autorità in diverse occasioni durante i suoi concerti: principalmente per la percepita emarginazione della popolazione nella sua provincia natale, il Khuzestan, che presenta una forte minoranza araba.
Da quando sono iniziate le proteste di massa per chiedere la fine del velo obbligatorio, le donne iraniane si sono sempre più fatte beffe del rigido codice di abbigliamento. Il mese scorso, il regime teocratico ha dunque nuovamente lanciato pattuglie della polizia morale per arrestare coloro che mostrano i capelli in pubblico. La morte di Amini ha scatenato forti proteste al grido di “donna, vita, libertà” che per mesi hanno invocato la fine della Repubblica islamica e che si sono spente dopo una dura repressione che ha causato 500 morti, migliaia di arresti e nella quale sono stati giustiziati sette manifestanti, uno di loro in pubblico.
Organizzazioni per i diritti umani come Amnesty International e Human Rights Watch hanno denunciato che le autorità iraniane stanno arrestando attivisti e esercitando pressioni sulle famiglie delle persone uccise nelle proteste, a causa della vicinanza dell’anniversario.