In Francia
Ségolène vuole unire i socialisti e Mélenchon, con tappa sovranista
L'ex promessa del Partito socialista, sconfitta alle presidenziali del 2007 da Nicolas Sarkozy, è pronta a guidare una lista congiunta delle sinistre alle elezioni europee
Il divieto dell’idrossiclorochina durante il Covid? “Una specie di vendetta contro il professor Raoult. Dobbiamo essere solidali con questi specialisti incontestabili e responsabili”. Cuba? “Una pulizia e una sicurezza veramente notevoli, irraggiungibile in molti paesi che oggi danno lezioni di diritti dell’uomo”. Il conflitto in Ucraina? “E’ l’occidente che ha aggredito per primo la Russia”. Volodymyr Zelensky? “Fa propaganda di guerra attraverso la paura”. Negli ultimi tre anni Ségolène Royal, ex promessa del Partito socialista sconfitta alle presidenziali del 2007 da Nicolas Sarkozy, poi ministra collezionista di gaffe durante la presidenza Hollande e in seguito esiliata come ambasciatrice per i Poli da Macron, ha sempre più feeling con quella gauche giacobina e altermondista incarnata da Jean-Luc Mélenchon, leader della France insoumise (Lfi) e della coalizione delle sinistre in Parlamento (Nupes), che non perde occasione per dare adito a sospetti di putinofilia e di ostilità acuta alla Nato.
Non sorprende, dunque, il suo annuncio di venerdì all’università estiva di Lfi a Valence: “Facciamo una lista, una lista d’unione”, perché “con la France insoumise, c’è una coerenza”. Ségolène Royal è pronta a guidare una lista congiunta delle sinistre alle elezioni europee del prossimo anno, e questa volta, a differenza delle altre occasioni, ha ricevuto la benedizione dello stesso Mélenchon. “Dà prova di audacia, di coraggio”, ha commentato il guru della sinistra radicale francese in un’intervista su Tf1, parlando di “aiuto formidabile”. “Sa benissimo che non riceverà soltanto complimenti, ma per quanto mi riguarda approvo la sua iniziativa, il suo contributo alla battaglia per l’unione”, ha aggiunto Mélenchon. Unité, unité. “Ségolène Royal fa muovere le placche tettoniche, crea una sorta di elettricità”, ha reagito sulla stessa linea Raquel Garrido, deputata e volto popolare della France insoumise. Ma c’è chi pensa a un “pesce d’aprile”, come Éric Coquerel, luogotenente del mélenchonismo, impreparato all’annuncio di Royal. “Non abbiamo mai detto che sostenevamo Ségolène Royal, e che ci schiereremo dietro di lei alle europee. Non capisco”, ha dichiarato Coquerel. Il dibattito è aperto all’interno di Lfi, ma Mélenchon sembra deciso a darle una possibilità, considerandola ormai più un’insoumise che una socialista, più vicina alla sua russofilia e alla battaglia per un non-allineamento della Francia all’Alleanza atlantica.
L’autocandidatura di Ségolène, e il nuovo possibile matrimonio politico tra lei e Mélenchon, ha stravolto l’ordine del giorno anche nelle altre università estive del weekend, quella del Partito socialista (Ps) a Blois, di Europe Écologie les Verts (Eelv) a Le Havre e del Partito comunista francese (Pcf) a Strasburgo. “Sogna di essere la scialuppa di salvataggio della nave incagliata”, ha riassunto un deputato del Ps, secondo cui l’ex candidata alle presidenziali non avrebbe mai fatto quelle dichiarazioni senza avere garanzie di sostegno da parte della direzione di Lfi. “Mélenchon se ne frega che si sia parlato solo di lei. La sua ossessione è l’unione alle europee e, poiché odia perdere, giocherà tutte le sue carte. Royal è una di queste”, ha detto al Point un deputato. I Verdi e i comunisti avevano annunciato diverse settimane fa di voler guidare una lista autonoma; i socialisti, invece, sono aperti all’ipotesi di una candidatura comune per evitare il solito spezzatino, ma difficilmente sosterranno un rassemblement attorno a Royal. “Se i nostri partner dovesse cambiare posizione” – il riferimento è agli ecologisti e ai comunisti – “prenderemo parte alle discussioni”, ha dichiarato il segretario nazionale del Ps Olivier Faure, precisando che l’unione si farà “solo attorno a un progetto” e non alla “dinamica di una sola persona”.
L’avvicinamento di Ségolène a quel partito, la France insoumise, che lo scorso maggio ha bocciato assieme al Rassemblement national la proposta di Renaissance (il partito del presidente Macron) di imporre l’esposizione della bandiera europea accanto a quella francese sul frontone di tutti i municipi di Francia, e che con i sovranisti di destra (non solo Marine Le Pen, ma anche Éric Zemmour, presidente di Reconquête) ha molti punti in comune, fa dire ad alcuni osservatori che alle prossime europee potrebbero esserci delle convergenze rossobrune. Sotto questa lente, va letta anche la partecipazione di Ségolène Royal come opinionista di “Touche pas à mon poste”, il talk-show dei sovranisti francesi su C8 condotto da Cyril Hanouna, megafono trash del Bolloré-pensiero.