lo scandalo nei baltici
In Estonia gli affari del marito mettono in difficoltà la premier Kallas
La società di logistica di cui Arvo Hallik è azionista ha continuato a trasportare merci in Russia anche dopo l'invasione dell'Ucraina. Ora le opposizioni chiedono le dimissioni del primo ministro
Bruxelles. Da una settimana l’Estonia vive al ritmo di un piccolo scandalo che sta indebolendo il primo ministro, Kaja Kallas, e potrebbe compromettere la tenuta della sua coalizione, facendo un regalo inaspettato alla Russia di Vladimir Putin. Il 23 agosto la radiotelevisione pubblica Err News ha rivelato che una società di logistica, di cui il marito di Kallas è azionista, ha continuato a fare affari in Russia dopo l’invasione dell’Ucraina il 24 febbraio 2022. Arvo Hallik, il marito di Kallas, ha una quota del 24,8 per cento e un ruolo dirigenziale in Stark Logistics. L’amministratore delegato, Kristjan Kraag, ha ammesso di fare ancora trasporti in Russia, ma per un unico cliente che non è nemmeno russo. Metaprint, una società estone che produce contenitori di aerosol in acciaio, sta chiudendo il suo impianto in Russia, ma negli ultimi diciotto mesi ha continuato a onorare i contratti. Niente di illegale: le merci trasportate da Stark Logistics non sono sanzionate dall’Unione europea. Venerdì il marito di Kallas ha annunciato la vendita delle azioni e le dimissioni da ogni incarico in Stark Logistics, si è scusato per i danni causati alla premier e l’ha scagionata con un “mia moglie non era al corrente”. Ma non è bastato. I partiti d’opposizione hanno chiesto a Kallas di lasciare l’incarico. Gli alleati della coalizione e il presidente estone, Alar Karis, hanno chiesto spiegazioni. Due commissioni parlamentari hanno convocato il premier. Secondo due sondaggi, la maggioranza degli estoni ritiene che Kallas debba dimettersi. “Non intendo dimettermi”, ha risposto Kallas, spiegando di essere lì “per la libertà dell’Ucraina e per l’Estonia”. Ma, tra nuove rivelazioni e tensioni politiche, lo scandalo potrebbe fare altri danni.
Kallas non è un leader qualsiasi e l’Estonia non è un paese qualsiasi nel contesto della guerra della Russia. La premier estone è stata la voce più forte a favore delle sanzioni contro Mosca e la più dura nel criticare i governi e le imprese occidentali che continuano a fare affari con i russi. Dopo lo scandalo, Kallas ha ribadito di essere convinta che “tutto il commercio e il business con la Russia deve cessare”. Ma ha anche sottolineato che i trasporti erano legali e tutto il resto riguarda la “moralità”. Solo che gli estoni sono tra gli europei che hanno sofferto di più le conseguenze della guerra. Nel 2022 l’economia è andata in recessione e l’inflazione è rimasta a doppia cifra (con un picco di oltre il 20 per cento).
Dopo aver trionfato alle elezioni di marzo, Kallas ha formato una coalizione tra partiti liberali e socialdemocratici con un programma di aumenti delle tasse per non far esplodere i conti. Incremento dell’Iva, dell’aliquota sui redditi e ora anche delle imposte sulle auto: ancor prima dello scandalo, il suo Partito per la Riforma e quelli della coalizione erano crollati nei sondaggi. Due partiti di opposizione, il Centro tradizionalmente votato dalla comunità russofona e l’estrema destra di Ekre, hanno ripreso quota.
Gran parte degli osservatori non ritiene che Kallas sia in pericolo. Ma non smettono di emergere altre piccole rivelazioni. L’azionista di maggioranza di Stark Logistics e di Metaprint è la stessa persona, Martti Lemendik. Dall’inizio della guerra Metaprint ha fatturato quasi 30 milioni di euro sul mercato russo e Stark Logistics 1,5 milioni di euro per i trasporti russi. Il marito di Kallas ha ricevuto un prestito da 350 mila euro dalla moglie e conserverà delle azioni in un’altra società di Lemendkik (Stark Warehousing). Metaprint potrebbe continuare a produrre in Russia con un’altra società di proprietà del suo direttore finanziario, Emeri Lepp. Kallas ha deciso di non presentarsi davanti alle commissioni parlamentari e ha sfidato l’opposizione a presentare una mozione di sfiducia. “Così potrei capire di cosa mi stanno accusando esattamente e potrei rispondere a tutte queste domande davanti al Riigikogu, la cui sessione è completamente pubblica. Poi questo tema potrà essere archiviato, con i parlamentari che esprimeranno le loro opinioni attraverso un voto”, ha detto Kallas.