In ginocchio dal re
Dopo 15 di autoesilio, l'ex premier e milionario Thaksin Shinawatra si è dovuto inginocchiare di fronte al ritratto di Rama X per avere la grazia e non finire in carcere. La democrazia thai sempre più in bilico
Inginocchiarsi di fronte al ritratto di sua Maestà Rama X. Questo il primo gesto ufficiale dell’ex premier thailandese Thaksin Shinawatra, deposto da un golpe nel 2006, in esilio dal 2008, appena ha rimesso piede in patria il 23 agosto. Era anche il primo segno di quel “rimorso” che, secondo la Gazzetta Reale Thailandese, giustifica la grazia concessagli venerdì primo settembre. La settimana tra la prosternazione e la grazia Thaksin l’ha trascorsa in una camera per vip dell’ospedale della polizia, dove ha incontrato parenti e seguaci.
Nel frattempo, Srettha Thavisin, leader del Pheu Thai, ennesimo avatar del partito fondato da Thaksin, è stato ufficialmente nominato primo ministro, ha incontrato i rappresentanti delle élite economiche del paese contro cui le “camicie rosse” di Thaksin si erano ribellate ed ha sottoposto la lista dei ministri del suo governo di larghissime intese a re Maha Vajiralongkorn.
Sempre più difficile confutare la premeditazione di un “super accordo” tra i populisti di Thaksin e i militari che lo avevano deposto. Accordo denunciato, con molti altri, da Jatuporn Prompan, ex leader delle camicie rosse, che non ha mancato di rilevare le differenze col trattamento in prigione che gli era stato riservato.
Il premier incaricato continua a dichiarare che la formazione di un governo allargato ai militari e agli altri partiti che li hanno sostenuti è “un sacrificio necessario”, “necessario a far progredire il paese”. Altra paradossale giustificazione è che così si è scongiurato un nuovo colpo di stato, considerando che i militari continuano a essere presenti nel governo.
Almeno per qualche tempo, probabilmente, quella che è stata definita una “pantomima” potrà essere rappresentata, soprattutto perché l’unica opposizione è quella del Move Forward, il partito che ha ottenuto la maggioranza alle elezioni del maggio scorso ma non è riuscito a ottenere la nomina del primo ministro perché sono mancati i voti dei senatori “nominati” dal precedente governo militare. Come se non bastasse a questa beffa s’è aggiunta l’accusa, ben calcolata, secondo cui il Move Forward anziché votare contro il governo del Pheu Thai avrebbe dovuto astenersi per non lasciarlo alla mercé degli altri membri della sua coalizione.
Verrebbe quasi da pensare, come già si sussurra, che potrebbe essere lo stesso Thaksin il “grande vecchio” chiamato a risolvere futuri problemi.