editoriali
Xi Jinping vuole disertare il G20 di Delhi. Il bluff dei Brics sempre più chiaro
La Cina s’allontana. Cosa ci dice l'assenza del leader cinese sullo stato di salute della politica di Pechino
E pensare che fino alla scorsa settimana su certi media e per certi esperti era tutta una celebrazione del nuovo ordine mondiale a guida cinese, con la foto dei Brics, le intense attività diplomatiche dei non allineati, l’egemonia finalmente sdoganata di Pechino: insomma, la vittoria cinese. La notizia che ha iniziato a circolare ieri, però, ha cambiato un bel po’ le carte in tavola: secondo Reuters infatti, il leader cinese Xi Jinping non parteciperà al G20 di Delhi il prossimo 9 settembre. Non ci sono ancora conferme ufficiali – del resto Pechino conferma i viaggi del leader solo qualche ora prima che salga sull’aereo – e non sappiamo quali possano essere le ragioni della sua defezione. Eppure una eventuale assenza di Xi al summit delle venti economie globali, dove più che le riunioni plenarie contano gli incontri a margine, la diplomazia informale, ci dice qualcosa dello stato di salute della politica cinese.
L’assenza del leader cinese – al suo posto dovrebbe andare il premier Li Qiang, vicino al presidente, ma nella gerarchia assolutista costruita da Xi lui e soltanto lui è quello che prende le decisioni – mostra in ogni caso una debolezza diplomatica di Pechino, in una partnership con i paesi Brics e i nuovi invitati che già sembrava sufficientemente claudicante a causa di divisioni e interessi divergenti. In più, c’è il problema dell’economia del Dragone in rallentamento, il Sogno cinese che non è più così desiderabile. E mentre la Cina si ritira, anche fisicamente, da certi eventi che sono rimasti rarissimi momenti di dialogo tra oriente e occidente (solo lo scorso anno, al G20 di Bali, ci fu il noto incontro di Xi con Biden e con tutti gli altri leader europei, compresa Meloni), appare sempre più chiaro un dettaglio. Il lavoro diplomatico dell’alleanza dei paesi “che la pensano allo stesso modo” – con buona pace degli antiamericanisti, non si tratta soltanto di America, ma anche di Australia, Unione europea, Giappone e Corea del sud – sta avendo un successo dietro l’altro, segno che le democrazie, quelle vere, sono ancora molto attrattive.