vecchi repubblicani
Nell'America che si tormenta su Trump, spunta la nostalgia di Schwarzenegger
La serie Netflix “Arnold” racconta le tre vite dell’ex governatore e fornisce anche qualche lezione per il futuro politico. Il metodo Terminator
Aveva anticipato i tempi, era più avanti di tutti e non lo aveva capito nessuno, neppure il diretto interessato. Nell’America immersa nei guai di Donald Trump, ricompare con due serie tv il repubblicano che da tanti punti di vista più gli assomiglia, ma che allo stesso tempo ne è l’antitesi politica: Arnold Schwarzenegger. E il racconto dell’incredibile vita di Terminator diventa una possibile ricetta per il futuro. Perché rimette al centro un approccio politico pragmatico e bipartisan che sembra dimenticato e impraticabile nelle polarizzazioni attuali, ma che potrebbe essere una strada per il post Trump, quando mai arriverà. Il Gop (Grand Old Party) forse non deve puntare a un ritorno alle formule di Bush o di Reagan, ma a quella di Schwarzenegger.
Arnold è ricomparso su Netflix durante l’estate come attore in una dimenticabile serie in otto puntate, “Fubar”, stroncata dalla critica negli Stati Uniti (ma ci è abituato). Ma sulla stessa piattaforma è anche protagonista di un’assai più interessante serie in tre puntate dedicata alla sua vita. Intitolata semplicemente “Arnold”, divide tagliandole con l’accetta le tre vite una più sorprendente dell’altra che ha vissuto Schwarzenegger.
La prima è quella del ragazzino che cresce in Austria con un padre difficile e violento. Il giovane Arnold sogna solo di fuggire in America e trova la strada per farlo diventando il migliore al mondo in uno sport di cui diverrà l’icona: il bodybuilding. Fine della prima puntata.
Dopo un po’ di anni in California, quando ormai ha vinto tutto quello che c’è da vincere, dà un taglio netto e si costruisce da solo la seconda vita, quella da attore. Nella serie, Schwarzenegger ricostruisce tutti i suoi fallimenti iniziali, la difficoltà di sfondare a Hollywood con il suo inglese dal fortissimo accento austriaco, la scuola di recitazione per imparare a gestire un corpo pieno di muscoli davanti a una telecamera. Ma presto arriverà il successo. Enorme, planetario. Da “Conan il Barbaro” alla serie di “Terminator”, un blockbuster dopo l’altro creano un mito e una rivalità durissima negli anni Ottanta con Sylvester Stallone, che adesso su Netflix racconta divertito quanto i due, ora grandi amici, all’epoca non potessero sopportarsi.
La carriera di attore lo rende ancora più ricco e celebre e lo porta alla terza vita. Quella che gli nasce dentro come ambizione dopo aver sposato una erede dei Kennedy, Maria Shriver, e aver cominciato a frequentare il più celebre clan americano. Arnold si mette in testa di diventare politico e si candida a sorpresa a governatore della California. E’ un repubblicano sostenuto dalla più famosa dynasty democratica. E’ qualcosa di totalmente nuovo. Vince e governa in modo bipartisan, guidando dal 2003 al 2011 il più grande stato americano e portandolo molto spesso su terreni lontani da quelli decisi a Washington. E’ un repubblicano molto attento all’ambiente, per niente interessato alle guerre culturali che oggi si definiscono “woke”, pragmatico, concentrato solo su come risolvere problemi.
La storia di Schwarzenegger anticipava Trump da tanti punti di vista. Come l’ex presidente, anche Arnold ha raggiunto il successo politico sull’onda della popolarità acquisita nel mondo dell’entertainment e come Trump si porta dietro mille contraddizioni e problemi personali che sono diventati questioni politiche. Un gran numero di donne accusarono Schwarzenegger di averle molestate sui set cinematografici (lui ammise e si scusò). Il matrimonio glamour con Maria Shriver naufragò dopo quasi 30 anni quando si scoprì che lui aveva avuto un figlio con la loro governante guatemalteca. All’epoca erano faccende che mettevano fine a qualsiasi carriera politica, oggi dopo anni di Trump gli elettori le accoglierebbero con un’alzata di spalle indifferente.
Se la Costituzione glielo permettesse, Schwarzenegger si sarebbe senz’altro candidato alla Casa Bianca contro Trump (è concesso solo a chi è nato sul suolo degli Stati Uniti). Negli anni scorsi è diventato un anti Trump di fatto, attaccando il presidente sul climate change o sulla sua gestione del Covid.
Oggi l’America riscopre l’eroe di un tempo e c’è chi si interroga sulle lezioni da imparare da Schwarzenegger. In un’epoca social e di sovraesposizione mediatica – è la riflessione che lascia “Arnold” – il trumpismo probabilmente si sconfigge con politici che siano anche personaggi pubblici e che invece di dividere, riescano a unire. L’ex governatore non può inventarsi una quarta vita da candidato alla Casa Bianca, né può più usare la sua celebre frase da Terminator, “I’m back”. Ma qualcuno potrebbe studiare il copione e provarci.