Il caso
La Libia ci ripensa e concede il gradimento al diplomatico italiano. Ma potrebbe essere tardi
Nicola Orlando, bocciato dal governo Dabaiba dopo essere stato designato ambasciatore per l'Ue a Tripoli, ora prova a ricucire. La mediazione dell'Aise. Le tensioni con la Francia. Ma ora tutto dipende da Bruxelles
La svolta è maturata di domenica, a ora di pranzo. È allora che alla Farnesina arriva l'annuncio del ripensamento di Tripoli: Nicola Orlando è ben accetto. Il diplomatico italiano, già designato da Bruxelles ambasciatore Ue in Libia, dopo essersi visto negare il gradimento dal governo Dabaiba ora lo ottiene. Pasticcio? Ravvedimento? Chissà. Di certo c'è che al ministero di Antonio Tajani, dopo aver passivamente accettato lo smacco diplomatico di Tripoli - la negazione del gradimento è atto raro, e segnala uno sgarbo - si è attivato. E, di sponda con i vertice dell'Aise, i servizi segreti esteri, hanno ottenuto che Dabaiba ci ripensasse. Il tutto con una moral suasion che si è attivata solo dopo che la notizia dell'inciampo diplomatico è stata rivelata dal Foglio.
La Farnesina ci ha messo una pezza, dunque. Ma con un ritardo che ora potrebbe finire per non ricucire fino in fondo lo strappo. Perché nel frattempo, dopo la bocciatura di Orlando, arrivato primo nel concorso europeo, era stata avviata la procedura per la designazione ufficiale del concorrente francese, finito secondo in graduatoria. Ora, la concessione ritardata del gradimento ridà nuova consistenza alla candidatura di Orlando. Ma a questo punto la decisione finale spetta a Bruxelles, e in particolare agli uffici diplomatici di Josep Borrell, alto rappresentante per la politica estera Ue. La ricucitura, dunque, potrebbe essere stata tardiva.