Droni e app, la società civile ucraina s'ispira a quella israeliana
i volontari arruolati e le ong impegnate a sostenere Kyiv non si contano. L'uso dei droni essenziale per la resistenza. E poi giustizia post bellica, lotta alla propaganda russa, diffusione degli allarmi missilistici: ecco i sentieri tracciati da Israele e che l’Ucraina sta seguendo. Intervista alla ricercatrice Sarah-Masha Fainberg
Tel Aviv. “Sono una ricercatrice ma sono anche molto di parte”. E ancora: “Da cittadina israeliana mi vergogno dell’atteggiamento del mio governo”. Esordisce così Sarah-Masha Fainberg, chiamata dall’Università di Tel Aviv a guidare il programma “Great Powers” dell’Elrom Center for Air and Space Studies. Quadrilingue ebraico, francese, russo e inglese, Fainberg è un’esperta di droni e di politica russa in medio oriente: la incontriamo assieme ad altri giornalisti europei in un albergo di Tel Aviv, è appena tornata dall’Ucraina. Fainberg racconta la reazione della società civile ucraina di fronte all’aggressione russa: una reazione poderosa che mette in difficoltà lo stesso presidente Volodymyr Zelensky “pressato dall’occidente a trovare un compromesso” con Mosca “che però sarebbe respinto dai suoi concittadini come un gesto di capitolazione: comincerebbe una nuova Maidan”.
Se l’Ucraina resiste è tutto merito della società civile: i volontari che si sono arruolati non si contano né si contano le ong impegnate a sostenere Kyiv. “Per esempio, all’inizio della guerra l’Ucraina non aveva droni; oggi invece ce li ha ed è merito di Maria Berlinska: ricordatevi questo nome”. La ricercatrice attribuisce all’attivista il titolo di “regina dei droni”: è lei l’ideatrice del programma Victory Drones per rifornire di droni il paese e addestrare la popolazione civile a usarli. Berlinska raccoglie fondi nel paese e all’estero: “Lo sapevate che Leroy Merlin è attivamente impegnato a finanziare il programma?”. L’uso dei droni è essenziale per resistere: “Oggi ci servono 15 mila voli al giorno per spiare i russi ed evitare i loro attacchi”, sottolinea Fainberg ricordando che la guerra ha già causato 50 mila amputati. “Ma con i droni si possono anche raccogliere le prove dei crimini di guerra commessi dai russi contro i civili”. Oggi sono 126 i tipi di drone utilizzati in Ucraina, molti assemblati in Turchia “ma grazie a Berlinska, l’Ucraina ha lanciato la propria linea di produzione”.
E come contare le perdite di mezzi forniti e persone addestrate dalla società civile? La domanda è ancora aperta ma intanto a mettere nero su bianco nomi e numeri delle vittime ci pensa il Center for Civil Liberties di Kyiv. La ragione dell’iperattivismo degli ucraini non coscritti è giustificata secondo Fainberg dagli errori del governo, “che per esempio manda al fronte i militari meno preparati mentre lascia seduti al ministero della Difesa migliaia di quelli addestrati dagli inglesi”. Sono dunque i cittadini a sopperire alla mancanza di risorse e agli errori. Lo si vede anche con Dobra Bat, un’organizzazione nata nel 2015 nel Donbas ma che oggi conta 30 mila volontari in tutto il paese “e che fa le veci del ministero dell’Economia”. Dobra Bat ha una app per intervenire là dove per esempio è caduto un missile russo: la app segnala e l’industria edile si attiva per ricostruire i tetti mentre altri volontari si occupano della raccolta e distribuzione del sangue e di cura dei traumi psicologici. “Alcune persone di Dobra Bat mi hanno spiegato che seguono il modello d’Israele, un paese che ha bunker in ogni città, ‘stanze sicure’ in ogni casa e dove grandi e piccini sono preparati all’attacco missilistico”. Anche il centro DOLAdu, che fornisce sostegno psicologico ai militari nelle settimane in cui sono lontani dal fronte, segue il modello dell’Israel Trauma Center di Max Goldenberg per la prevenzione del disturbo da stress post traumatico. Lo stesso fa l’organizzazione ebraica Vaad del dissidente sovietico Yosyf Zisels che si concentra su mogli e figli dei militari. Giustizia post bellica, lotta alla propaganda russa, diffusione degli allarmi missilistici sono altri sentieri tracciati da Israele e che l’Ucraina sta seguendo. E perché lei è arrabbiata con Israele? Perché, risponde, mentre la società ucraina guarda a quella israeliana come modello, Gerusalemme mantiene una posizione ambigua sul conflitto. “Solo pochi giorni fa la ministra russa per la Cultura Olga Lyubimova ha siglato un accordo con l’ambasciatore d’Israele a Mosca Alexander Ben Zvi per la produzione cinematografica: in questo clima se lo potevano risparmiare. Io vorrei che fossimo apertamente schierati dalla parte giusta della storia”.