La via del grano
Colpendo la Crimea, Kyiv vuole riaprire il Mar Nero alle sue esportazioni vitali
Dalla Crimea annessa illegalmente, Vladimir Putin può lanciare attacchi sui porti ucraini e può colpire navi cargo annichilendo la possibilità di Kyiv di esportare i suoi cereali. Ci sono vie alternative, ma sono più fragili e costose. Serve dimostrare a Putin che anche questo suo calcolo è sbagliato
Dalla Crimea annessa illegalmente, Vladimir Putin può lanciare attacchi sui porti ucraini e può colpire navi cargo – come ha fatto – annichilendo la possibilità per Kyiv di continuare a esportare i suoi cereali. L’effetto per i russi è quadruplo: distruggono le infrastrutture, uccidono ucraini, impediscono il commercio vitale del paese aggredito e garantiscono le loro esportazioni. Gli attacchi in Crimea da parte degli ucraini vogliono sovvertire l’ennesimo calcolo mortifero di Mosca. Secondo il governo britannico – che è talmente preoccupato da questa strategia russa che, come ha scritto il Telegraph qualche giorno fa, manda la Raf a protezione delle navi cargo ucraine – da luglio gli attacchi missilistici russi hanno distrutto 280 mila tonnellate di grano immagazzinato nelle regioni meridionali dell’Ucraina: il 17 luglio Putin aveva deciso di ritirarsi dall’accordo garantito dalle Nazioni Unite sul trasporto del grano nel Mar Nero. I russi colpiscono le regioni affacciate sul Mar Nero ma negli ultimi due mesi sciami continui di droni hanno centrato anche i porti sul Danubio, che sono la via alternativa trovata da Kyiv per continuare a esportare.
Negli ultimi dodici mesi, l’Ucraina ha esportato circa 35 milioni di tonnellate di cereali attraverso i porti del Danubio: l’accordo dell’Onu ha permesso, finché è stato valido e nonostante gli attacchi dei russi, di esportare 33 milioni di tonnellate di grano attraverso il Mar Nero. Questi numeri mostrano che la compensazione costruita da Kyiv non è totale, ma non registrano altri dati allarmanti: i prezzi internazionali del grano, secondo l’indice della Fao, sono scesi del 3,8 per cento da luglio ad agosto, e i costi della via del Danubio sono molto più alti. Secondo una fonte del Financial Times, l’esportazione di una tonnellata di grano in Egitto passando per il Danubio costa 116 dollari, mentre prima dell’invasione dei russi questa consegna costava 69 dollari. Il costo era già aumentato quando l’accordo sul grano era in vigore a causa dei controlli volutamente lenti degli ispettori russi: senza l’accordo diventa quasi inaccessibile. Secondo gli agricoltori e i trasportatori ucraini, si può ancora espandere la capacità dei porti del Danubio, ma oltre a essere diventati un bersaglio della Russia, resta vitale riaprire la rotta del Mar Nero. Per farlo, l’Ucraina ha aperto “un corridoio umanitario” per le sue navi cargo, che è naturalmente fragile e piccolo (e ha costi di assicurazione molto alti), ma soprattutto ha iniziato la campagna di attacchi alle basi navali russe in Crimea, minacciando anche le navi commerciali russe. Un funzionario occidentale ha detto al giornalista e scrittore Christopher Miller: “La marina russa ora ha parecchi problemi a operare nel Mar Nero, che sta diventando uno spazio molto più competitivo, assieme alla guerra che si sta combattendo a terra”.
Ieri la France Presse ha raccontato un’altra strada alternativa per il grano ucraino che via treno passa per l’Ungheria e arriva al porto di Rijeka, in Croazia: sono transitate da qui centomila tonnellate di cereali in un anno, cioè una quantità minima della produzione dell’Ucraina. In più i rapporti con i paesi europei dell’est sono complicati: domani scadono le restrizioni alle importazioni di cereali ucraini decise dalla Commissione europea su richiesta di Polonia, Ungheria, Slovacchia e Bulgaria. Questi paesi hanno detto che le vogliono mantenere indipendentemente dalla decisione di Bruxelles. Il premier polacco Mateusz Morawiecki, poi seguìto dai leader degli altri paesi, ha annunciato che non riaprirà in nessun caso il confine ai cereali ucraini: Kyiv ha chiesto un arbitraggio presso l’Organizzazione mondiale del commercio sull’embargo polacco e degli altri paesi e Volodymyr Zelensky sta organizzando un incontro d’emergenza con il presidente polacco, Andrzej Duda, per risolvere la crisi. Nel frattempo l’Ucraina riapre a forza l’accesso al Mar Nero, colpendo la Crimea.