
democrazia e regimi
Dalle dittature non si salva nessuno. Parla la poetessa romena Ana Blandiana
“Al di là del populismo non c’è altro, in politica, che le dittature, così come al di là dei paradisi artificiali non c’è che l’inferno”, ci dice la scrittrice che fu una delle voci più dissidenti nei confronti del regime di Ceausescu
Trani. La manipolazione della verità Ana Blandiana l’ha vissuta sulla propria pelle, l’ha osteggiata e combattuta. E ancora oggi la scrittrice e poetessa rumena, una delle voci più dissidenti nei confronti del regime di Nicolae Ceausescu, non smette di lottare per la verità e i diritti civili. Gli scenari cambiano, ma le occasioni in cui la verità è messa in discussione persistono. Ospite della manifestazione “I Dialoghi di Trani”, la scrittrice spiega al Foglio come “la manipolazione sia la più sottile forma di interdizione della libertà di pensiero, dunque di tutte le forme di libertà. La sua perversione risiede nel fatto che le idee del manipolatore sono inoculate nella vittima senza che quest’ultima si renda conto che in tal modo ha rinunciato alle proprie idee e ha smesso di essere libera. L’ultimo stadio è l’uomo a cui è stato fatto il lavaggio del cervello. Nel Ventesimo secolo l’operazione è stata fondamentale nel comunismo e nel nazismo a scopi politici. Nel Ventunesimo secolo il fenomeno si è generalizzato, dal marketing al politically correct, le nozioni di post-verità e di fake news essendo semplici strumenti di qualsiasi forma di potere. L’intelligenza artificiale troverà il genere umano col cervello dilavato in piena globalizzazione, in cui la democrazia non avrà più alcuna rilevanza”.
Secondo la poetessa Ana Blandiana, che sarà ospite a Pordenonelegge il prossimo sabato 16 settembre, la democrazia sta vivendo un momento in crisi: “Al di là del populismo non c’è altro, in politica, che le dittature, così come al di là dei paradisi artificiali non c’è che l’inferno”. Eccola la potenza delle immagini e delle associazioni figurative di Blandiana che sulla guerra tra Russia e Ucraina ha pochi dubbi: “Potrebbe qualcuno dubitare del fatto che la Russia di Putin è una dittatura, in cui i russi sono oggi, come d’altronde nel corso dell’ultimo secolo, il popolo più manipolato, più represso e più infelice? Per quanto possa essere per loro difficile, gli ucraini hanno la possibilità di una rinascita nazionale simile a quelle del XIX secolo e hanno una buona parte del globo dalla loro parte. I russi non hanno alcuna possibilità, né di fronte al terrore interno della dittatura, né di fronte al resto del mondo rivoltatosi contro di loro. Sono la prova della catastrofe senza via d’uscita a cui portano la tirannia, la manipolazione e il populismo”.
Dalla sua voce una guida su come resistere a chi vuole soffocare le libertà, un’autentica, perché vissuta in prima persona, definizione di dissidenza: “Per sopravvivere senza perdere il buon senso e conservare tutta la propria capacità creatrice all’interno di una dittatura occorre non dimenticare nemmeno per un istante che bisogna essere contro di essa, che bisogna far passare attraverso il proprio senso critico ogni cosa, che bisogna difendersi da soli, in permanenza, non soltanto dalla sorveglianza e dalla repressione, ma anche dalla follia. In una dittatura ogni uomo è solo perché la cultura del sospetto impedisce la comunicazione interpersonale, occorre perciò imparare a essere autosufficienti, in una dittatura tutto è anormale, sicché essere normale non è un atto di eroismo ma una modalità di resistenza che ci conserva vivi. E la pagina scritta è stata per me sempre una forma di esistenza”.
Sulle pagine Blandiana non ha impresso solo parole di lotta e attivismo, ma anche splendide poesie che richiamano il fascino della natura. “Non c’è nulla di più meraviglioso della natura, dell’universo. Dal moto degli astri alla fotosintesi tutto ciò che è naturale è meraviglioso. Dalla contemplazione di queste meraviglie sono nate nel corso del tempo le scienze e le credenze, tutti i valori umani. Il fatto che noi, uomini del presente, arriviamo alla fine a pensare alla natura, ora, quando si pone il problema della sua sparizione, è auspicabile che possa rappresentare un momento di rivelazione, di scoperta, di salvezza di ciò che è realmente importante. I poeti sono sempre stati coscienti di ciò. Forse non è troppo tardi né per la natura, né per la poesia”.