La proposta
Per allargarsi l'Ue deve riformarsi. L'ipotesi dei cerchi concentrici
La guerra di aggressione della Russia ha dato nuovo impeto al processo di adesione di nuovi paesi all'Unione, che potrebbero arrivare a 37. Ma "le istituzioni e i meccanismi decisionali non erano stati disegnati" per un gruppo così grande. Il rapporto degli esperti sull'allargamento dell'Europa
“L’Unione europea è di fronte a una congiuntura critica segnata da cambiamenti geopolitici, crisi transazionali e complessità interne”, ma “non è pronta ad accogliere nuovi membri, né istituzionalmente né politicamente”. Inizia così un rapporto presentato ieri ai ministri degli Affari europei, che ha l’ambizione di dare avvio al dibattito sulle riforme interne all’Ue in vista del prossimo grande allargamento. La guerra di aggressione della Russia ha dato nuovo impeto al processo di adesione, non solo quello di Ucraina e Moldavia, novelli candidati, ma anche dei Balcani occidentali. Ma un’Ue a 37 non può funzionare: “Le istituzioni e i meccanismi decisionali non erano stati disegnati” per un gruppo così grande: perfino per l’Ue a 27 è “difficile gestire crisi in modo efficace e prendere decisioni strategiche”, dice il rapporto. Gli autori sono dodici esperti franco-tedeschi, guidati da Olivier Costa e Daniela Schwarzer, che hanno avuto la benedizione di Parigi e Berlino, ma hanno lavorato in modo indipendente.
Eppure molte delle loro idee coincidono con quelle presentate negli ultimi mesi da Emmanuel Macron e Olaf Scholz, o sono un tentativo di trovare una sintesi franco-tedesca quando le due linee divergono. C’è l’Europa a cerchi concentrici cara al presidente francese. C’è il passaggio al voto a maggioranza qualificata promessa dal cancelliere tedesco. C’è l’emissione di debito comune sul modello di NextGenerationEu che piace a Parigi. C’è un rafforzamento significativo delle regole per preservare lo stato di diritto come chiesto da Berlino. L’obiettivo è rendere l’Ue “fit for the enlargement” (adatta all’allargamento, ndr), hanno spiegato la ministra francese per gli Affari europei, Laurence Boone, e la sua omologa tedesca, Anna Lührmann: “E’ chiaro che l’allargamento e la riforma dell’Ue devono andare mano nella mano”. Ma nessuna delle due ha voluto prendere impegni sulla data indicata dal rapporto per essere pronti: il 2030.
L’Ue a cerchi concentrici è una delle proposte del rapporto che faranno più discutere. Bandiera dei federalisti, in passato era sempre rigettata da una maggioranza di paesi membri. Secondo il gruppo franco-tedesco di esperti, i cerchi dovrebbero essere quattro. Al centro ci sono i membri dell’euro e dell’area Schengen, impegnati a sempre maggiore integrazione, anche con nuove coalizioni di volenterosi. Il secondo cerchio è quello dell’Ue: i suoi membri devono rispettare i principi fondamentali per poter beneficiare dei fondi di coesione e di altre politiche distributive. Il terzo cerchio è quello dei “membri associati”, quelli che non vogliono partecipare all’integrazione europea, ancor meno se politica (il rapporto menziona Norvegia, Islanda, Liechtenstein, Svizzera e perfino il Regno Unito post Brexit). L’ultimo cerchio è la Comunità politica europea, creatura di Macron, che non prevede obblighi sullo stato di diritto, né regole vincolanti, ma fornirebbe un forum di cooperazione geopolitica. Il rapporto contiene una soluzione che potrebbe essere usata per rallentare l’allargamento e che è sostenuta da Parigi e Berlino: l’integrazione graduale dei candidati nelle diverse politiche dell’Ue.
La protezione dello stato di diritto è il primo capitolo del rapporto. Gli esperti raccomandano di rafforzare la condizionalità di bilancio che tagliare i fondi dell’Ue ai paesi che non rispettano i valori fondamentali e di modificare le procedure dell’articolo 7 per evitare che Polonia e Ungheria possano proteggersi a vicenda con il veto. “A un certo livello di persistenza e gravità delle violazioni, i paesi non possono più restare membri dell’Ue”, dice il rapporto: senza diritto di voto e finanziamenti dall’Ue, gli stati canaglia sullo stato di diritto potrebbero scegliere di uscire e passare al terzo cerchio. Il gruppo franco-tedesco offre anche diverse opzioni per rendere le istituzioni dell’Ue più funzionanti con 37 stati membri: ridurre il numero di commissari (o quelli con diritto di voto); modificare il peso dei singoli paesi nei voti a maggioranza qualificata; prevedere una “rete di sicurezza di sovranità” quando gli interessi nazionali vitali sono in gioco; concedere degli “opt out” (clausole di auto-esclusione) per i paesi che non vogliono aderire ad alcune politiche su politica estera, difesa e tassazione. Le raccomandazioni – che spesso offrono una serie di opzioni con o senza riforma del trattato – dovrebbero costituire la base della discussione tra i capi di stato e di governo dell’Ue al vertice informale di Granada il 6 ottobre e servire da base per i negoziati di qui al prossimo anno. L’accoglienza al Consiglio Affari generali non è stata così calorosa. “Le posizioni degli stati membri sono distanti. Ma da qualche parte dobbiamo cominciare”, ha detto il ministro spagnolo Pascual Navarro Ríos, che ha presieduto la riunione.
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