Tra Varsavia e Kyiv
Morawiecki sacrifica gli ucraini per qualche voto in più. Il danno effettivo di “prima la Polonia”
Il Pis polacco pensa solo alle elezioni. In un colpo solo, il premier danneggia lo status del suo paese e proietta un’immagine di rottura dell’unità occidentale, facendo un grande regalo al Cremlino
Bruxelles. Dopo l’embargo sul grano ucraino, il premier polacco, Matteusz Morawiecki, ha voluto dimostrare ancora una volta che la priorità del suo governo nazionalista e populista non è la difesa dell’Ucraina, ma mantenere il Partito Legge e Giustizia (PiS) al potere a Varsavia. “Non trasferiremo più armi all’Ucraina, perché ora stiamo armando la Polonia con le armi più moderne”, ha detto Morawiecki mercoledì sera alla televisione Polsat, spiegando che la priorità è rafforzare la difesa del suo paese dalla minaccia della Russia.
La propaganda filo russa e anti ucraina ne ha subito approfittato per annunciare che “la Polonia molla l’Ucraina”. La realtà è molto più prosaica e meno geopolitica. Il 15 ottobre i polacchi vanno al voto in elezioni decisive per il PiS e il suo progetto di fare della Polonia una democrazia illiberale occupando tutte le istituzioni. Secondo i sondaggi, il partito di Morawiecki arriverà in testa, ma in calo rispetto al 2019 e senza la maggioranza assoluta in Parlamento. La narrazione “Prima la Polonia” usata dal PiS e da Morawiecki sull’Ucraina serve a recuperare il massimo di voti possibili. Ma il danno provocato dagli istinti populisti alla credibilità del governo di Varsavia, allo status internazionale della Polonia e alla causa dell’Ucraina è fatto. Che quella di Morawiecki sulle armi fosse una boutade elettorale lo ha confermato il suo portavoce, Piotr Müller.
Ha annunciato che le consegne all’Ucraina proseguiranno: “Solo forniture concordate in precedenza”, ha voluto sottolineare il portavoce, usando toni aggressivi contro l’Ucraina. La tensione è alta per la difficoltà di conciliare nazionalismo in patria e pragmatismo internazionale. Il principale leader dell’opposizione, il liberal conservatore Donald Tusk, ha accusato il PiS di “affondare un coltello politico nella schiena dell’Ucraina” per tornaconto elettorale. Inoltre il governo deve fare i conti con uno scandalo sulla vendita di visti a migranti, proprio quando aveva deciso di fare campagna (e un referendum) sull’immigrazione nella speranza di capitalizzare sulle paure. Alle elezioni del 15 ottobre la sfida al PiS non viene solo da Tusk, ma anche da Confederazione, un nuovo partito di estrema destra. E’ per frenare l’emorragia verso la Confederazione che il PiS si sta concentrando sullo slogan “Prima la Polonia”. Il tentativo è recuperare tutta la base elettorale tradizionale: gli agricoltori arrabbiati, la frangia di polacchi anti ucraini e le classi sociali che ritengono di aver fatto troppi sacrifici. Lunedì il portavoce di Morawiecki ha promesso che gli aiuti ai rifugiati ucraini saranno tagliati nel 2024.
Se il grano o i rifugiati ucraini possono essere ignorati, l’annuncio elettoralista sulle armi ha ripercussioni molto più gravi. Per qualche voto in più, Morawiecki ha proiettato un’immagine di rottura dell’unità occidentale e della determinazione europea, facendo un grande regalo al Cremlino. “Per il bene comune e per proteggere l’Europa dalla politica espansionista aggressiva della Russia, le differenze tra Ucraina e Polonia devono essere risolte il più presto possibile”, ha avvertito il presidente lituano, Gitanas Nauseda. Con il suo nazionalismo populista, Morawiecki danneggia la sua credibilità, ma anche il nuovo status di potenza emergente del suo paese nell’Ue. “In pochi giorni la Polonia ha rovinato il credito internazionale che aveva guadagnato dall’inizio della guerra in Ucraina”, spiega Sébastien Maillard dell’Institut Jacques Delors.
Isteria migratoria