da bratislava a mosca
Cosa cambia per l'Ucraina e per l'Ue se in Slovacchia vince Fico
Le elezioni hanno un favorito, ma non è detto che riesca a formare una coalizione. In campagna elettorale ha sfruttato un simpatia atavica per Mosca e una propaganda russa ben radicata
Peter Kalmus è un artista slovacco, convinto sostenitore dell’Ucraina tanto da aver deciso di recarsi a Kosice, comune nella parte orientale della Slovacchia a protestare contro l’invasione deturpando un monumento ai caduti di epoca sovietica, al quale già, qualche anno fa, qualcuno nottetempo era andato a rubare le falci e i martelli. Kalmus è stato presto raggiunto da un gruppo di motociclisti che lo hanno picchiato non per aver sfigurato un monumento ma per l’offesa alla Russia. La Slovacchia è uno dei paesi in cui la propaganda di Mosca è più attiva, lavora da anni, con alacrità, e ha costruito una sua base solida di sostenitori che in questa campagna elettorale, che porta al voto del 30 settembre prossimo, sono molto presenti. Il favorito, secondo i sondaggi, è il partito Smer, che all’interno del Parlamento europeo si colloca tra i socialisti, e che è guidato dall’ex premier Robert Fico. Fico ha messo le cose in chiaro, se vincerà – su questo i dubbi sono pochi, ma la sfida sarà formare una coalizione per governare – cambierà la politica della Slovacchia riguardo all’Ucraina: basta aiuti, basta armi, basta sanzioni a Mosca. Il suo vice, Lubos Blaha, che prima di darsi alla politica era un membro di una band heavy metal e scriveva libri su Lenin, ha ripetuto in diverse occasioni che la guerra è di responsabilità occidentale e la presidente del suo paese, Zuzana Caputova che ha definito “fascista”, e i ministri del governo, che ha definito “marionette degli Stati Uniti”, hanno sbagliato a sostenere Kyiv. L’aiuto della Slovacchia all’Ucraina finora è stato importante, Bratislava è stata tra i primi a fornire sistemi di difesa aerea e, a parte gli screzi sul grano che accomunano tutti paesi affacciati a est dell’Ue, non ha mai negato solidarietà all’Ucraina né mai si è discostata dalla strategia europea.
A giudicare dai sondaggi, in Slovacchia la popolazione è stata sempre poco interessata a sostenere Kyiv e incline a pensare che sia impossibile battere la Russia e che la guerra non è soltanto una responsabilità di Mosca. Secondo il gruppo di ricerca Globsec, il 40 per cento degli slovacchi crede che la colpa sia del Cremlino, mentre il 51 per cento distribuisce le responsabilità tra l’Ucraina e l’occidente. Robert Fico ha così impostato la sua campagna elettorale sulle colpe del governo in carica, sulla necessità dell’amicizia con Mosca e sull’inutilità del sostegno all’Ucraina, e ha trovato un elettorato disposto ad ascoltarlo. Non è stata questione di stanchezza, molti non hanno avuto bisogno di stancarsi, una simpatia atavica per Mosca e l’azione della propaganda erano già riusciti a fare il loro lavoro prima ancora che il Cremlino invadesse l’Ucraina.
I motociclisti che avrebbero picchiato l’artista slovacco Kalmus sono parte di un gruppo chiamato Brat za Brata, affiliato alla banda dei Lupi della notte attiva in Russia, si definiscono antiamericani, vicini a Mosca e spesso hanno contribuito a inasprire le tensioni dentro alla società slovacca, a intimidire i critici del Cremlino aiutando la propaganda russa, che il governo non è riuscito ad affievolire. Il gruppo Brat za Brata agisce affiancandosi a siti di notizie slovacchi che ripropongono la versione dei fatti del Cremlino e dall’inizio dell’invasione hanno ripetuto le falsità di Mosca. Uno di questi siti è Hlavne Spravy e per un periodo tra i suoi collaboratori ha contato anche un giornalista accusato di spionaggio, e ripreso dalle telecamere mentre conversava con un diplomatico russo che gli avanzava delle richieste di informazioni porgendogli dei soldi. Fico ha trovato quindi un ambiente molto favorevole per portare avanti una campagna elettorale che fa gli interessi del Cremlino in una posizione apertamente contraria alle idee della maggior parte dei paesi europei.
Al suo fianco c’è invece il premier ungherese, Viktor Orbán, che se davvero Fico riuscisse a formare un governo, e probabilmente per farlo dovrebbe ricorrere all’estrema destra, non sarebbe più isolato nei suoi veti a Bruxelles e troverebbe, anzi ritroverebbe, qualcuno a cui unirsi nella sua lotta a favore di Mosca.