Cuori in marcia a Varsavia

In Polonia l'opposizione si conta: ha due leader, un simbolo e diversi slogan

Micol Flammini

La marcia  di domenica organizzata dal partito di Donald Tusk prima del voto del 15 ottobre, tra cuori e patti di non aggressione

Roma. Durante l’ultima manifestazione, Varsavia si era riempita di cittadini. Nella  Piazza del castello, nella parte vecchia della città,  mezzo milione di polacchi si era radunato per protestare contro l’istituzione di una commissione sulle influenze russe, con  cui il PiS, il partito di governo, voleva mettere il bollino di “russofilo” sui politici dell’opposizione per avere un facile argomento da campagna elettorale. I polacchi scesero in strada, era inizio giugno, e fu chiaro che quella commissione era una pessima idea. Ma fu chiaro anche che l’opposizione in Polonia non è roba da poco, è organizzata e soprattutto attrae. Per domenica, il partito di Donald Tusk, la Platforma obywatelska che guida la Coalizione civica (Ko), prima del voto del 15 ottobre ha organizzato una nuova manifestazione, chiamata la Marcia dei milioni di cuori. 

 

Il cuore, dipinto dei colori della bandiera polacca, è il simbolo che l’opposizione ha scelto per la campagna elettorale. I sondaggi danno numeri piuttosto chiari, il PiS  dovrebbe riconfermarsi il più votato ma dovrà allearsi con altri per governare. La Coalizione civica sarà il secondo partito, ma comunque faticherà ad avere una maggioranza. Al terzo posto, secondo i sondaggi, c’è Konfederacja, un partito di estrema destra che infastidisce soprattutto il PiS e che ha capitalizzato il suo consenso criticando il sostegno all’Ucraina. Marciare significa contarsi, e più saranno i polacchi alla manifestazione di domenica più avranno il potere di irrobustire e convincere il sostegno all’opposizione e di indebolire invece quello per il PiS, che in queste settimane sta dirigendo una campagna elettorale aspra, fomentando tensioni sull’immigrazione e disgregando l’idea di una Polonia baluardo nella difesa di Kyiv e dell’Alleanza atlantica. In questo anno trascorso a difendere l’Ucraina, a svegliare l’Europa e ad accrescere l’affidabilità di Varsavia tanto da fortificare il peso dell’est sia dentro all’Ue sia dentro alla Nato, ora Varsavia con questa campagna elettorale rischia di perdere la faccia. Se il PiS vacilla per questioni di propaganda, il Ko erano anni che non sembrava così deciso, anche grazie al ritorno di Donald Tusk, che aveva lasciato la politica polacca per diventare presidente del Consiglio europeo prima e presidente del Ppe poi, ma pure per la figura di Rafal Trzaskowski, il sindaco di Varsavia, che tanti elettori vorrebbero vedere come prossimo premier. Dal non avere più un leader, l’opposizione ne ha due, che nelle manifestazioni, camicia bianca e cuori appuntati al petto, si presentano uniti, due generazioni che sembrano intendersi, pronte a passarsi il testimone. 

 

La giornata di domenica sarà determinante, ha il potere di essere una spinta o una frenata, e siccome questa elezione può cambiare molto sia in Polonia sia in Unione europea, il lavoro per prepararla è stato tanto. Varsavia ha una lunga tradizione nel creare manifesti: poster di spettacoli teatrali e cinematografici, locandine hanno sempre un gusto particolare, e l’arte del “plakat” non viene meno nelle manifestazioni con  striscioni e ai cartelli. Anche questa marcia, oltre ai cuori bianchi e rossi, ha la sua cifra stilistica e le sue parole. Uno degli slogan è “Dobro wygra z Ziobro”, “Il bene vince su Ziobro”, il ministro della Giustizia che finora è stato il motore della maggior parte delle leggi che hanno sfigurato lo stato di diritto in Polonia. “Mi fa male la Polonia”, “Rovesciamo questo governo, andiamo a far l’amore”, “Amo la libertà” sono altri slogan, accompagnati da disegni, ritratti, colori e cuori, cuori e ancora cuori. 

 

Il PiS dovrà scegliere un alleato, se vorrà governare, e comunque qualsiasi coalizione potrebbe essere in bilico e portare a un nuovo voto il prossimo anno, magari in concomitanza con le elezioni europee. Anche il Ko deve guardarsi attorno e cucire alleanze, per ora ci sono accordi non scritti, pensare di governare con la sinistra sarebbe difficile, i temi discordanti sono tanti. Tra opposizioni, c’è un accordo non scritto, più che di alleanza, si parla di non aggressione. 
 

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)