il vertice
Così l'Unione europea cura i suoi guai interni per mantenere l'aiuto a Kyiv
Per la prima volta nella storia i ministri degli Esteri dell’Ue hanno tenuto una riunione in un paese in guerra. Il messaggio all'Ucraina è rassicurante ma all’interno dei ventisette ci sono minoranze pro russe che soffiano sul disfattismo
Per la prima volta nella storia i ministri degli Esteri dell’Unione europea hanno tenuto una riunione in un paese in guerra, l’Ucraina, con l’obiettivo di mostrare la loro unità e determinazione sul sostegno a Kyiv, nel momento in cui il campo putinista sfrutta ogni occasione per cercare di amplificare crepe nel campo occidentale. “Vogliamo inviare un forte segnale alla Russia: non ci faremo intimidire dai missili e dai droni. La nostra determinazione nel batterci a favore della libertà e dell’indipendenza dell’Ucraina è ferma e continua”, ha detto oggi da Kyiv l’Alto rappresentante, Josep Borrell, promettendo altri aiuti finanziari e militari. “Il messaggio alla Russia è che non deve scommettere sulla nostra stanchezza”, gli ha fatto eco il ministro francese degli Esteri, Catherine Colonna. “Il futuro dell’Ucraina è nell’Ue, nella nostra comunità di libertà che si estenderà da Lisbona a Luhansk”, ha detto la tedesca Annalena Baerbock, riformulando l’Europa “dall’Atlantico agli Urali” del generale De Gaulle (1959) e quella “da Lisbona a Vladivostok” di Emmanuel Macron (2019). Dopo l’annessione illegale della Crimea, è da Luhansk che nel 2014 ebbe inizio l’occupazione russa dell’Ucraina. Secondo l’audace formula di Baerbock, gli europei sosterranno Kiyv fino alla liberazione completa dei territori ucraini e alla loro integrazione nell’Ue. Non importa il costo e il tempo necessari. “Nessun dubbio, nessuna marcia indietro, non abbandoniamo i nostri amici”, ha detto il lituano Gabrielius Landsbergis.
Se i viaggi simbolici e la retorica forte hanno la loro importanza, il test per l’Ue ci sarà nei prossimi tre mesi. Anche all’interno dei ventisette ci sono minoranze pro russe che soffiano sul disfattismo dentro un’Ue distratta da altre priorità. L’Ungheria di Viktor Orbán da mesi blocca il via libera a una nuova tranche da 500 milioni della European Peace Facility per finanziare le forniture di armi all’Ucraina. Vista l’opposizione ungherese, Borrell è stato costretto a rivedere al ribasso il suo piano di un fondo da 20 miliardi di euro per armare l’Ucraina nei prossimi quattro anni. L’Alto rappresentante ha spiegato che si accontenterebbe di un accordo “entro la fine dell’anno” per avere “fino a 5 miliardi” nel 2024. Anche sul fronte delle sanzioni, l’Ue registra una certa stanchezza: la Commissione è da maggio che non propone un nuovo pacchetto contro la Russia, malgrado le richieste continue di Volodymyr Zelensky (anche nella riunione di oggi). Alcuni capi di stato e di governo dei ventisette hanno lo sguardo rivolto altrove. Il governo di Varsavia ha messo in scena grandi scontri sul grano e sulle armi in nome dello slogan “Prima la Polonia” in vista delle elezioni del 15 ottobre. I vertici della Comunità politica europea e dell’Ue, a Granada giovedì e venerdì, rischiano di essere monopolizzati dagli scontri sui migranti alimentati dall’Italia contro la Germania.
La prospettiva di avere un altro filorusso, Robert Fico, come premier della Slovacchia non aiuta. Un secondo Orbán significa un secondo potenziale veto sulle forniture militari, sugli aiuti finanziari, sulle sanzioni e sui negoziati di adesione. Ma, dal giorno dell’invasione, pur di sostenere l’Ucraina, l’Ue ha sempre dimostrato di sapere trovare una soluzione pragmatica ai capricci di questo o quel leader. Il dodicesimo pacchetto di sanzioni dovrebbe essere presentato dalla Commissione nei prossimi giorni. Sui finanziamenti per le armi Borrell ha assicurato che, dopo i 5 miliardi per il 2024, arriverà “di più” negli anni successivi. I governi stanno negoziando anche un pacchetto di aiuti finanziari a Kyiv da 50 miliardi per il periodo 2024-27. “Sono preoccupato dalla decisione del congresso sui finanziamenti all’Ucraina. Ma una cosa è chiara: per noi europei la guerra della Russia contro l’Ucraina è una minaccia esistenziale e dobbiamo reagire di conseguenza”, ha spiegato Borrell alla Bbc. “La nostra vittoria comune dipende esplicitamente dalla nostra cooperazione”, ha detto Zelensky ai ministri europei. Il futuro dell’Ue e dell’Ucraina è legato. Da Lisbona a Luhansk.