il commento
Di cosa sono stanchi gli italiani, di una guerra che non combattono?
Putin e i putinisti alimentano l’idea della fatigue occidentale. La fatina che sognano gli italiani
Dal Cremlino fanno sapere attraverso il portavoce Dmitri Peskov che Mosca conta sulla “stanchezza” del fronte occidentale che sostiene l’Ucraina aggredita contro l’aggressore russo. Grosso modo gli stessi auspici che potete trovare in Italia negli editoriali di Travaglio, tanto per intenderci (chi si assomiglia si piglia). Evidentemente ritengono che la stanchezza occidentale produrrà effetti così rapidi e decisivi da più che compensare la voragine che questa guerra criminale sta causando nel bilancio dello stato russo. Secondo i documenti presentati dal ministero delle Finanze russo, per il 2024 saranno allocati alla “difesa nazionale” 10,78 trilioni di rubli (109 bilioni di dollari al cambio attuale, ma potrebbero essere molti di più stante la condizione tutt’altro che brillante della valuta russa).
Significa che quasi un terzo dell’intero budget federale (il 29,4 per cento per la precisione) finirà in spese militari. Come dire che la “nuova Russia” di Vladimir Putin assomiglia sempre di più alla vecchia Unione sovietica di Stalin e Breznev. I russi peraltro sembrano non così stanchi della guerra (ma è sempre difficile capire che cosa davvero pensi l’opinione pubblica in un sistema autocratico), forse anche perché, come mostrava un’analisi pubblicata ieri dal Corriere della Sera, fino a ora sono soprattutto le minoranze etniche e le popolazioni rurali della sconfinata Siberia a fornire la carne da cannone di cui si nutre il criminale disegno dello zar, mentre le grandi città sono astutamente lasciate in pace. Gli ucraini, con buona pace di chi li denigra continuamente, non sono stanchi della guerra, ma preoccupati di sicuro sì. Preoccupati perché sono consapevoli che le riserve umane ucraine sono sempre più logorate, preoccupate perché temono che i governi occidentali possano rallentare il loro fondamentale sostegno finanziario e militare al paese, preoccupati del clima di stanchezza che avvertono in segmenti importanti di opinione pubblica, soprattutto in Europa orientale e in Italia e, ovviamente, preoccupati del possibile ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca.
Non possono permettersi di essere stanchi, gli ucraini, perché sanno bene che cosa li attenderebbe in caso di sconfitta: il ritorno sotto il giogo russo, nelle forme indirette e mascherate di un qualche fantoccio collaborazionista al governo. E gli italiani, quasi la metà dei quali “non si schiera”, ma invoca la sospensione dell’invio di armi e la fine della guerra “anche a costo di concessioni territoriali da parte dell’Ucraina” (sondaggio Ipsos di luglio)? Di che cosa sono “stanchi” gli italiani? Della guerra, certo. Di una guerra che non combattono, ma guardano dal divano di casa, sentenziando sulla pelle degli altri che cosa gli ucraini dovrebbero fare: farla finita, arrendersi e smettere di ricordarci che la libertà ha un costo e implica delle scelte. Una lezione scomoda per tutti quelli che si abbeverano alle fake news diffuse dal Cremlino attraverso una narrazione che alcuni house organ locali non si stancano di amplificare (l’Italia ha il record dei contenuti fake su politica e salute rimossi dalla sorveglianza di Meta: 45.000 nel primo semestre dell’anno contro i 22.000 tedeschi, 16.000 spagnoli, 12.000 francesi). Quasi metà dei nostri concittadini sono stanchi del sentir parlare della guerra, di essere richiamati alla responsabilità comune di difendere una democrazia aggredita soltanto perché aveva più volte ribadito la decisione di avvicinarsi all’Europa (non all’America). Si direbbe siamo stanchi anche del dover far fronte al debito pubblico mostruoso accumulato in oltre due decenni di euro. Così come dell’inflazione, delle ondate migratorie...
E allora vorrebbero che una fatina risolvesse loro questi problemi con un colpo di bacchetta magica, facendoli graziosamente scomparire, ovviamente senza alcun onere per loro. E quindi via con gli pseudo piani di pace di cui si favoleggia (da quello pechinese a quello vaticano) mentre si fanno spallucce al solo piano di pace concretamente sul tavolo, quello ucraino. Così come si attacca l’Europa per non essere capace di dissolvere magicamente le ondate di migranti, l’inflazione, il caro mutui, il rallentamento economico. Ciò di cui sono stanchi molti italiani sembra semplicemente essere il faticoso esercizio della responsabilità, che è l’essenza della pratica della democrazia e della salvaguardia della libertà. E’ questo ciò che sconforta e amareggia di più. Ed è ben rappresentato da quel palco napoletano su cui si sono esibiti l’altra sera i 99 Posse, dove sventolavano le bandiere delle autoproclamate “repubbliche popolari” di Donetsk e Luhansk. Dimenticavo. Il concerto faceva parte dell’iniziativa “Riscossa popolare” ed era sponsorizzata dall’Associazione nazionale partigiani d'Italia di Napoli, per battersi contro “le forze che occupano il paese, la Nato, la Ue, il Vaticano, i sionisti”. Povera Italia e povero Sandro Pertini, lui sì, un partigiano vero e non un triste mestierante della politica e del suo sottobosco. Meno male che certe porcherie non le può vedere.
L'editoriale dell'elefantino