Tutti a Granada

In Spagna si terranno due vertici dei leader europei e in agenda i migranti declassano l'Ucraina

David Carretta

Originariamente Granada doveva essere tutta sul prossimo allargamento all’Ucraina, alla Moldavia e ai paesi dei Balcani occidentali. Ma, mentre con il presidente tunisino Saied va male, Meloni organizza con il premier britannico Sunak un “caucus” per falchi europei sull'immigrazione

Bruxelles. Ai due vertici dei leader europei che si terranno a Granada questa settimana, per la prima volta dal 24 febbraio 2022, la guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina non sarà il principale tema in agenda. Sintomo del rischio che l’Unione europea si faccia cogliere dalla stanchezza, la questione “più pressante” sarà quella dei migranti. Il governo di Giorgia Meloni ha una responsabilità importante: il fallimento del memorandum con la Tunisia voluto con insistenza dall’Italia, la scelta di scontrarsi con la Germania sulle ong e la decisione di bloccare i negoziati sul nuovo Patto su migrazione e asilo contribuiscono a dirottare l’attenzione dell’Ue dall’Ucraina. Un’ulteriore conferma ci sarà domani, quando Meloni organizzerà insieme al premier britannico, Rishi Sunak, un “caucus” per i falchi europei sui migranti.

    

Da domani i leader europei si riuniranno a Granada per due vertici. Il primo è quello della Comunità politica europea, forum informale dei capi di stato e di governo, compresi quelli dei paesi extra-Ue. La Spagna, che presiede la riunione, ha organizzato quattro sessioni tematiche: due sul multilateralismo, una sull’energia e una sulle cyber minacce e l’intelligenza artificiale. Alcuni leader, tra cui Emmanuel Macron, avevano chiesto una sessione sulle migrazioni, ma Pedro Sánchez ha rifiutato. È nata così l’idea di Meloni e Sunak di organizzare un “caucus” sui migranti. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, sarà presente. Secondo i progetti di Meloni e Sunak, il “caucus” dovrebbe essere una sorta di comitato di leader volenterosi per concentrarsi sulla lotta all’immigrazione incontrollata, perché l’Europa ha raggiunto livelli di crisi. Il premier britannico è particolarmente ansioso di dimostrare alla sua opinione pubblica che sta facendo pressioni sull’Ue per risolvere il problema dei “barchini” che attraversano la Manica. Per Meloni, oltre all’effetto annuncio di un “caucus” della linea dura sui migranti, si tratta di preparare il terreno a un eventuale scontro venerdì.

   

Il secondo appuntamento di Granada, infatti, è il vertice informale dei capi di stato e di governo dell’Ue. È stato il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, nella lettera di invito ai leader, a definire le migrazioni come tema tra i “più pressanti”. Il dibattito dovrebbe incentrarsi sulla dimensione esterna: accordi con i paesi terzi per fermare partenze e aumentare rimpatri. Ma il memorandum con la Tunisia voluto da Meloni è in crisi. Il presidente Kais Saied ha rifiutato i 127 milioni appena stanziati dalla Commissione. Quell’accordo “non può funzionare”, spiega al Foglio una fonte dell’Ue. I leader saranno costretti a discutere anche della dimensione interna. I negoziati sul nuovo Patto su migrazione e asilo sono ancora in stallo, dopo che l’Italia ha bloccato un’intesa la scorsa settimana sul “regolamento crisi”, opponendosi alle garanzie chieste dalla Germania per le ong. La presidenza spagnola dell’Ue avrebbe voluto concludere oggi nella riunione degli ambasciatori dei ventisette. Ma le divergenze tra Italia e Germania persistono. “C’è volontà di trovare una zona di atterraggio”, spiega un funzionario: “Dobbiamo trovare un modo per fare sì che le delegazioni possano concordare un testo” sulle ong.

  

Con l’attenzione incentrata sui migranti e il rischio di uno scontro tra Italia e Germania, l’Ucraina e tutto ciò che la circonda passano in secondo piano a Granada. “Le migrazioni stanno dirottando la discussione? Sono la priorità per molti leader. Sono il principale problema che devono affrontare in patria”, ammette il funzionario europeo. Potenziali problemi ucraini da discutere, su cui scontrarsi e su cui decidere non mancano, compresi quelli interni all’Ue. Diversi paesi chiedono un dodicesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia. Viktor Orbán continua a bloccare una tranche da 500 milioni per le forniture di armi a Kyiv. Il premier ungherese potrebbe anche mettere il veto ad altri due pacchetti per i prossimi quattro anni: 50 miliardi di aiuti finanziari e 20 miliardi per le armi. Secondo il Financial Times, per ammorbidire Orbán, la Commissione sarebbe pronta a scongelare 13 miliardi di fondi dell’Ue destinati all’Ungheria, chiudendo gli occhi sullo stato di diritto. Originariamente Granada doveva essere tutta sul prossimo allargamento all’Ucraina, alla Moldavia e ai paesi dei Balcani occidentali: dalla data entro cui essere pronti alle riforme interne all’Ue. Nella bozza di dichiarazione finale l’allargamento viene definito un “investimento geostrategico”, ma né l’Ucraina né la Russia sono menzionate.

 

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