In Spagna
Al Consiglio Ue a Granada prove di disgelo fra Meloni e Scholz, ma restano le distanze
Berlino dice no ai nuovi fondi per i migranti ma l’alto rappresentante per la politica estera Josep Borrell lancia una missione navale contro i trafficanti. Polonia e Ungheria sono ancora un problema per la premier
Granada, dal nostro inviato. Ha scongelato i rapporti con la Germania, dopo la lettera sulle ong e le derive leghiste anti Berlino della settimana scorsa: lo dicono i quaranta minuti di faccia a faccia con Olaf Scholz. Ma poi ha cercato di difendere, o meglio di comprendere, le posizioni di Polonia e Ungheria paesi amici che dopo parole di fuoco, come era facile prevedere, le hanno guastato la festa. Sono queste le due dimensioni di Giorgia Meloni. Alla fine i 27 capi di stato e di governo della Ue se ne vanno dal Palazzo dei congressi con la dichiarazione di Granada approvata da tutti tranne che da Polonia e Ungheria sulla parte dei migranti. Dichiarazione quindi sostituita dalle parole del presidente del Consiglio Ue Charles Michel. Un film già visto. Come le posizioni del primo ministro polacco, Mateusz Morawiecki e di Viktor Orbán che ha parlato di “stupro legale dell’Europa” sui migranti. Metafora forte che fa insorgere subito le opposizioni in Italia e che la premier minimizza così: “E’ un dibattito di una vecchia percezione, ora le regole sono migliori: su questo la posizione tra l’Italia, la Polonia e l’Ungheria è diversa, banalmente perché sono diverse le posizioni geografiche, e non dipende dalla strategia italiana sulla quale anche loro sono d’accordo”.
Il cuore di questa seconda giornata ruota intono al bilaterale fra Scholz e Meloni. I due rimangono distanti, ma si vedranno a Berlino a novembre per firmare trattati di amicizia, sulla gestione dei fondi del bilancio Ue. La Germania non vuole inserire altri euro per il contrasto all’immigrazione clandestina e ai trafficanti. Al contrario della premier. L’unico punto di contatto sono ulteriori stanziamenti per sostenere l’Ucraina alle prese con l’invasione russa. Anche sul memorandum tunisino, che continua a non decollare, rimangono le perplessità di Scholz sul paese nordafricano considerato ancora troppo arretrato sui diritti civili e dunque non adatto a entrare nella lista dei paesi sicuri. Meloni, sempre a proposito dei numeri visto che ha una manovra non facile da chiudere, ha cercato anche di trovare una sponda sulle regole del nuovo patto di stabilità affinché si possano scomputare gli investimenti strategici, su green e transizione digitale. Si rivedranno fra un mese e mezzo. Segno che comunque una ricucitura c’è stata, eccome. Ecco le dichiarazioni del cancelliere socialista al termine del bilaterale: “Si tratta di conversazioni molto intense in cui abbiamo trovato una comprensione molto pragmatica. Siamo entrambi molto contenti di essere riusciti a trovare l’ultimo elemento fondamentale del diritto europeo in materia di asilo. La riforma è diventata possibile”. Ecco perché la premier mentre parlava alla stampa italiana aveva comunque una faccia soddisfatta.
Perché a poche decine di metri da lei, l’omologo tedesco non la smentiva: “Penso che con lei saremo in grado di garantire in modo molto pratico che non lavoriamo gli uni contro gli altri, ma gli uni con gli altri”. La leader a dire il vero si è spinta ad affermare che la Germania sostiene in toto il memorandum sulla Tunisia, cosa che dall’altra sponda non è stata dichiarata, ma alla fine un primo passo da parte di entrambi c’è stato. Al netto di differenze che rimangono tali a partire dai fondi sul bilancio. L’idea che qualcosa si muova intorno alla vicenda che sta tanto a cuore a Meloni c’è. Ed è il frutto di fattori esterni: i vertici delle istituzioni europee in scadenza e alla ricerca di conferme, ma anche la competizione interna per essere centrali nel dibattito. E così da Granada l’alto rappresentante per la politica estera Josep Borrell, finora laterale, lancia una missione navale contro i trafficanti. E sempre il cancelliere Scholz fa sapere che è stato il Bundestag, il Parlamento tedesco, e non lui, a volere il finanziamento pubblico alle organizzazioni non governative. Per farla breve: nel giro di poche ore emergono segnali di un cambio di passo e di una rinnovata attenzione, tutto da testare alla prova dei fatti, che però attraversa il modo in cui i socialisti europei intendono affrontare il dossier migranti.
Sembra quasi un irrigidimento della linea da seguire, in Europa come nei propri paesi, da cui si scorge la voglia di giocarsi sino in fondo la partita con la destra nel dare risposte credibili all’aumento degli sbarchi. Anche la coda italiana del punto stampa è su sbarchi e dintorni. E cioè sulla storia di Iolanda Apostolico, la giudice di Catania che non ha convalidato il trattenimento di 4 tunisini, finita nelle polemiche per la sua partecipazione a una manifestazione nel 2018 contro le politiche dell’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini. Meloni si chiede se “una persona che partecipa a quella manifestazione su quel tema, poi nel momento in cui decide su quel tema lo faccia con un pregiudizio”. D’altronde era stata lei, per prima, a criticare la giudice per quella sentenza. Ma ora c’è il video spuntato fuori alla bisogna. “Salvini non me ne aveva parlato, ma mi pare francamente secondaria tutta questa polemica sul dossieraggio: se partecipi a una manifestazione pubblica, a volto scoperto, di cosa parliamo?”.