Chopin al pianoforte in un dipinto di Henryk Siemiradzki, del 1887 (Wikimedia commons)  

Tra ricatti e lettere intimidatorie

Di chi è Chopin? Nella Polonia alle prese con i suoi simboli si litiga pure su di lui

Francesco M. Cataluccio

Col vento nazionalistico che spira in una parte del paese, incoraggiato dalla politica culturale dell’attuale governo, l’Istituto nazionale ha deciso di rivendicare la assoluta polacchità del musicista, intimando a bar e hotel di cambiare denominazione, rinunciando al nome del grande artista

Può sembrare una domanda assurda, ma dopo quello che sta accadendo in Polonia è lecito chiedersi: “Di chi è Chopin?”. Il nome di Fryderyk Franciszek (Frédéric François) Chopin, è associato a mille cose, non soltanto alla bellissima musica: l’aeroporto di Varsavia si chiama così, numerosi locali e persino un asteroide (scoperto nel 1986) è stato denominato “3784 Chopin”. Anni fa, un gruppo di giovani designer varsaviani aveva addirittura progettato, per ripetere il successo delle celebri “Palle di Mozart”, di produrre cioccolatini a forma triangolare chiamati “Chopin”.

 

Ma ora, col vento nazionalistico che spira in una parte del paese, incoraggiato dalla politica culturale dell’attuale governo, l’Istituto nazionale Fryderyk Chopin (Nifc) ha deciso di rivendicare la assoluta polacchità del musicista (figlio di un ufficiale francese e vissuto gran parte della sua breve vita a Parigi) e soprattutto di “difendere il buon nome di Chopin”. Così, a 174 anni dalla sua morte, hanno fatto causa a un noto caffè di Katowice e talmente sfinito, con lettere intimidatorie, la proprietaria da indurla a cambiare nome. Ora è stato intimato al famoso Hotel Chopin di Varsavia di cambiare denominazione. 

 

Come in tutte le città del mondo, gli alberghi di Varsavia hanno i nomi più vari (Leonardo, Sobieski, Vienna, Bellotto, Mondrian, Rialto...). Ma questo hotel è molto particolare. Situato in un vecchio palazzo storico del centro città, è un luogo dove si tengono incontri culturali e politici, si ospitano gratuitamente profughi ucraini e organizzazioni non governative. Sul tetto si coltivano molte piante e fiori e si allevano le api che producono il miele che viene servito a colazione. Ma soprattutto si suona in continuazione la musica di Chopin: ogni sera alle 19 si esibisce un pianista nella sala centrale dell’albergo e, durante tutto il giorno, negli spazi comuni risuonano mazurke, polonaise, preludi, valzer e notturni. Il proprietario, Jaroslaw Cholodecki, un baldanzoso oppositore che negli anni Ottanta emigrò a Chicago ed è poi tornato una trentina di anni fa acquistando l’intero edificio e trasformandolo in un singolare albergo, racconta volentieri la sua storia e il suo appassionato rapporto con la musica: “Il mio flirt con Chopin iniziò nel 2006, quando la pianista Pamela Howland, americana di origini polacche, venne nel mio albergo  Aveva fatto un lungo tour in Europa. Era già stata a Vienna ed era rimasta affascinata dall’idea di una città della musica, che celebrava le sue tradizioni musicali a ogni passo. Immaginava che, dopo un’ora di volo, avrebbe avuto numerosissime occasioni di ascoltare la musica di Chopin. Telefonai al ministero della Cultura e chiesi dove si poteva ascoltare Chopin la sera. Mi risposero che era possibile soltanto ogni domenica, gratis, nel Park Lazienkowski, nei pressi del celebre monumento eretto in suo onore nel 1926 (fatto saltare in aria dai nazisti). La Howland promise che, se le avessi fornito un pianoforte e una sala, sarebbe tornata, a sue spese, per suonare. Cosa che fece nel 2009. L’anno successivo, per l’anniversario di Chopin, assieme ad alcuni amici, abbiamo organizzato ‘The Longest’: una settimana di musica, 178 ore ininterrotte.  Il ministro della Cultura di allora, oltre al numeroso pubblico, apprezzò molto, ma l’Istituto nazionale Fryedrich Chopin non vide la cosa di buon occhio. Nonostante questo, da allora ogni anno, per il compleanno di Chopin, organizzo una settimana di concerti in suo onore. Nel 2013 abbiamo aperto una sala Chopin in via Smolna, tre anni dopo un’ altra nel centro storico. Nel 2019 ce n’erano sei. Abbiamo fatto tutto da soli”.

 

Il direttore dell’Istituto Chopin, che possiede le chiavi del denaro pubblico, non si limita a impedire qualsiasi forma di finanziamento, ma ricatta i pianisti dal suonare nei luoghi non autorizzati. Ora, tramite l’avvocato, ha fatto togliere le “licenze d’uso” ai locali non asserviti. Il nome Chopin, secondo loro, possono usarlo soltanto le istituzioni ufficiali. Tanto meno quel bizzarro albergo indipendente. Di questo passo la Polonia potrebbe imporre un “bollino Chopin” ufficiale. Rimane da capire cosa ne penseranno i francesi e tutti coloro che, nel mondo, suonano, incidono, scrivono, fanno iniziative nel nome di Chopin.
 

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