Il massacro in Israele

Nell'hotel-kibbutz dove trovano rifugio i sopravvissuti

Cecilia Sala

I terroristi “come l’Isis” hanno massacrato hippy, progressisti e pacifisti. La serratura di Rachel  e Vivian che si è battuta per anni per Gaza, e ora è in ostaggio dei terroristi del gruppo

Sderot (sud di Israele), dalla nostra inviata. Rachel Steinmann è sdraiata sul prato della sua nuova, provvisoria, casa. E’ ospite di un hotel fatto così: c’è una struttura principale più grande e poi tante piccole casette basse, in mezzo c’è un parco con le palme. E’ un albergo-kibbutz e assomiglia moltissimo a quello da cui viene Rachel, che ora chiama casa propria “un posto dove forse non si può più vivere”: è il kibbutz di Kfar Aza. Novecento residenti, duecento morti. Rachel si è salvata perché il suo bunker ha una serratura migliore di quella dei suoi vicini, e i terroristi hanno scelto come vittime quelli che dormivano ancora nel proprio letto o quelli con un rifugio più scadente, per risparmiare il tempo che serve a scassinare e usarlo per uccidere. 

 

“E mi sono salvata anche perché il mio cane non ha abbaiato”, avrebbe segnalato la posizione di Rachel ai terroristi prima che lei avesse il tempo di nascondersi. “E perché mia figlia è insonne e si alza alle sei. Lei ha capito tutto prima degli altri e mi ha trascinata subito di sotto. Quelli che la mattina si svegliano tardi e fanno fatica a connettere sono morti”. Rachel è rimasta chiusa nel suo bunker dalle sei e mezza della mattina di sabato alle due della mattina di domenica – ascoltando le grida di morte dei suoi vicini giustiziati e le raffiche di colpi intervallate soltanto dal grido “Allahu akbar”. 

 

“Per il mio ruolo di coordinatrice, ricevevo io molte delle segnalazioni e delle richieste di aiuto che arrivavano da tutte le case del kibbutz: ‘Sono alla mia porta, di’ ai soldati di fare in fretta!’, ‘stanno cercando mio figlio? Ti prego, sai qualcosa di mio figlio? E’ appena uscito con il cane e non risponde più al telefono’. Poi tante di queste conversazioni in chat aumentavano di intensità, arrivavano moltissimi messaggi di filato scritti male, e all’improvviso piombava il silenzio. Così capivo che erano morti, e piangevo, e pregavo”. I soldati israeliani sono arrivati “un’ora, forse un’ora e mezza” dopo il primo allarme lanciato da Rachel. Kfar Aza è a nove chilometri a sud di Sderot e a un chilometro dalla Striscia di Gaza. Secondo la ricostruzione di Rachel, i miliziani armati a Kfar Aza erano settanta oppure ottanta, ma forse in quel conteggio rientrano anche degli abitanti di Gaza che si sono uniti ai combattenti di Hamas una volta che la recinzione è stata sfondata – come secondo diverse ricostruzioni sarebbe successo al rave party. 

 

Rachel ha un passato hippie e vive tra i kibbutz che sono il simbolo della Israele delle origini, pieni di progressisti e di pacifisti. Nel massacro cominciato sabato mattina è stato ucciso il sindacalista Chaim Katzman, che era anche un famoso attivista anti occupazione . E nelle prigioni segrete di Hamas ora è in ostaggio Vivian Silver, che ha 74 anni, è una pacifista che ha dedicato la vita a battersi contro “l’assedio di Gaza” e spediva regolarmente le medicine agli ospedali della Striscia.  Rachel spiega: “Quelli non stavano cercando qualcosa qui. Non sono capitati da noi per sbaglio mentre miravano a una base militare o a un commissariato di polizia e, nel mentre, hanno attraversato il kibbutz e fatto alcuni morti tra chi tentava di difendersi o di chiamare i soccorsi. No, sapevano benissimo che i nostri soldati a un certo punto sarebbero arrivati, e hanno usato tutto il tempo che avevano a disposizione soltanto per ammazzare più ebrei possibile, bambini compresi. Non avevano alcun altro obiettivo qui. Sono arrabbiata perché l’intervento di chi doveva proteggerci è arrivato tardissimo, ma il dolore è talmente grande che la rabbia diventa un sentimento minuscolo, indifferente, anzi scemo”. Hamas ha detto che preparava questa operazione da due anni.

 

La compagnia aerea israeliana El Al ha annunciato che, a partire da sabato e per la prima volta dalla guerra del Libano nel 1982, opererà per riportare a casa i quasi quattrocentomila riservisti israeliani sparsi in tutto il mondo. Oggi in tutta l’area vicina al confine sono piovuti ancora i razzi di Hamas – a Sderot come ad Ashkelon e a Beer Sheva. Tutti gli abitanti di Kfar Aza sono stati evacuati nello stesso hotel-kibbutz. Questa sera il governo israeliano, insieme al comando delle Forze armate, ha ordinato l’evacuazione totale anche della città di Sderot e ora tutto il perimetro di Gaza è zona militare. Dove si prepara l’invasione che, per il ministro della Difesa Yoav Gallant, “cancellerà dalla faccia della terra Hamas, cioè lo Stato islamico di Gaza”. 

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