cronache da gerusalemme
Al venerdì di rabbia i palestinesi non hanno risposto a Hamas. Netanyahu dice: è solo l'inizio
Bombe e volantini, i raid dentro la Striscia di Gaza sono già cominciati. Le evacuazioni e l’ultimatum dell’invasione
Gerusalemme, dalla nostra inviata. A Gerusalemme c’è il silenzio, e questa quiete – per Hamas – è sinonimo di sconfitta. Il venerdì della preghiera non è stato il grande venerdì della rabbia. L’appello dei terroristi rivolto a tutti i palestinesi per incendiare la città e la Cisgiordania non ha attecchito e il messaggio è: i palestinesi non sono disposti a morire per Hamas, e Hamas non incarna la causa palestinese. Questa non è la nostra guerra. E’ un segnale vistoso che in realtà era già arrivato all’alba del massacro di sabato: i miliziani fondamentalisti avevano chiamato tutti a innescare scintille di ribellione e di morte ovunque, in nome di Dio. I palestinesi non lo avevano fatto, e lo stesso appello è stato respinto ieri. C’è stato un numero di scontri inferiore a quello di molti venerdì a Gerusalemme senza un conflitto in corso.
Ma ci si sono stati episodi di una tipologia di tragedie che ormai è diventata cronica: un colone israeliano armato ha sparato a bruciapelo a un civile palestinese nel villaggio di Masafer Yatta. La polizia e i soldati ne hanno uccisi altri che consideravano un potenziale pericolo. Alcuni estremisti israeliani sono andati in giro per i territori occupati mascherati e con le pistole in pugno. Su un ponte di Tel Aviv è comparso per poco tempo un cartello rosso con una scritta bianca in ebraico che recita: “Vittoria significa che Gaza avrà zero residenti”. Ma ieri sono arrivate anche le reazioni israeliane più strazianti alla strage di sabato, sono quelle dei famigliari dei pacifisti rapiti o giustiziati nei kibbutz, come il figlio dell’attivista Vivian Silver che dice: “I bambini morti non si possono curare con altri bambini morti”. Senza mettere in discussione che Hamas vada distrutto.
Nel giorno dell’ultimatum a Gaza, la rivolta chiamata da Hamas non c’è stata e nel paese il gruppo sembra più solo di quanto non fosse prima di questa settimana di sangue. Non soltanto la Cisgiordania non risponde alla chiamata diretta dei terroristi, dal Libano Hezbollah è stato finora riluttante ad aprire davvero un altro fronte a nord e anche tanti abitanti di Gaza non rispettano l’ordine che Hamas ha impartito loro: non abbandonate le vostre case ad al Zahraa o a Gaza City, perché la minaccia di un’invasione è “soltanto propaganda israeliana”. Che significa: ci servite come scudi umani per proteggere con i vostri corpi i nostri tunnel e i nostri mucchietti di razzi. Hamas preferisce più morti palestinesi per poter poi uccidere più ebrei in futuro ai palestinesi vivi.
Ieri l’operatore di Reuters, Issam Abdullah, è morto sotto un colpo dell’artiglieria israeliana mentre lavorava nel sud del Libano. Prima dell’alba, la Difesa israeliana ha dato il suo ultimatum. Ha pubblicato un appello corredato di mappa e rivolto a tutti gli abitanti del nord della Striscia: lasciate le vostre case e scappate verso sud. Nella mappa è segnato il confine – che taglia in due la Striscia per il lato corto – di Wadi Gaza: sopra non si può restare e si deve fuggire subito sotto quella linea. Significa evacuare tutti i circa 750 mila residenti di Gaza City e gli altri 450 mila che vivono nell’area attorno alla città, entro ventiquattro ore. Il portavoce del ministero della Salute di Gaza ha parlato con l’inviata dell’Independent e le ha detto che è “impossibile” evacuare tutti i feriti a sud. “Non ci sono letti liberi in nessun ospedale in nessuno dei posti dove (gli israeliani) ci dicono di trasferirci. La maggior parte dei feriti non possono essere stabilizzati in tempi così rapidi: se li spostiamo muoiono durante il tragitto”.
Già ieri e il giorno prima ci sono stati alcuni piccoli raid dentro Gaza con le truppe e i carri armati per “ripulire l’area e localizzare gli ostaggi”. Il portavoce delle Forze armate, Daniel Hagari, ha spiegato che quei soldati hanno anche raccolto dei reperti “che potrebbero aiutare nello sforzo che stiamo facendo per trovare i cittadini dispersi” a Gaza. Le fonti militari israeliane secondo cui l’invasione “ora è davvero imminente” si moltiplicano. Ieri sera Roy Sharon dell’emittente Kann News ha previsto massicci attacchi aerei prima dell’incursione di terra a Gaza, dicendo che potrebbe cominciare questa mattina. Sarebbe simbolico entrare nella Striscia esattamente una settimana dopo l’invasione all’inverso di Hamas che ha spedito i suoi uomini nel sud di Israele per massacrare civili ebrei. Netanyahu ieri sera ha detto alla nazione: “La controffensiva è appena cominciata”
L'editoriale dell'elefantino