dalla nostra inviata

Una “bomba” sul silenzio elettorale in Polonia

Micol Flammini

Un uomo minaccia di farsi esplodere nel centro di Varsavia a poche ore dal voto. Qualcuno sospetta uno stratagemma del PiS, altri temono un vero allarme terrorismo

Varsavia, dalla nostra inviata. È giorno di silenzio elettorale in Polonia, fino a mezzanotte attivisti e politici hanno distribuito volantini: adesso è finita, i polacchi devono riflettere e decidere in silenzio per chi votare domani. A tarda mattinata però un uomo in Plac Pilsudski, non distante dal Palazzo del presidente, sale sul monumento dedicato alla tragedia di Smolensk, quando, durante un viaggio per commemorare i caduti di Katyn, il presidente Lech Kaczynski morì durante un incidente aereo. Era il 2009, da allora tutto è cambiato, soprattutto i rapporti con Mosca. 

L’uomo sale sul monumento, ha uno zaino, in cui dice di avere una bomba. In mano regge qualcosa. Ha il volto coperto e la polizia arriva per cordonare l’area attorno a Plac Pilsudski. Le autorità dichiarano di negoziare, ma attorno ai cordoni, alla piazza, alla polizia, nelle vie del passeggio e dello shopping, tutto sembra normale. Gli alberghi attorno a Plac Pilsudski non sono stati evacuati e i poliziotti alla domanda su quanto sia alto il pericolo rispondono: non sappiamo. Alcuni attivisti si radunano attorno ai cordoni della polizia, hanno spille con la scritta “Fermiamo il PiS”. Sono scettici e dicono al Foglio: “Guarda caso c’è il silenzio elettorale, potrebbe essere una provocazione del PiS per imporre lo stato di emergenza poco prima delle elezioni”. L’uomo sembra essere sceso, la polizia lo conferma: “Ci hanno solo detto di venire qui, non sappiamo altro”, ma quasi sorridono, tranquilli. Voci non confermate parlano invece di una possibile relazione con l’ondata di allarmi che si sta diffondendo in Europa dopo l’aggressione di Hamas in Israele

Alle elezioni di domani il PiS, secondo i sondaggi, sarà riconfermato primo partito con oltre il trenta per cento dei voti, ma l’opposizione si è rafforzata è il terzo mandato per il partito di Jaroslaw Kaczynski non è scontato.

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)