Il vertice Ue
La paura del terrorismo, delle rivolte e dei migranti lega le mani europee su Hamas
I rischi interni spingono i leader dell’Ue a chiudere la bocca sul sostegno a Israele. Le critiche a von der Leyen per aver dato l’impressione di un “assegno in bianco” al governo di Netanhyau. I ventisette dicono: Israele ha il diritto di difendersi, ma nel rispetto del diritto internazionale
Quando sono iniziate a circolare le immagini dell’attentato terroristico a Bruxelles martedì, il primo riflesso dell’Unione europea è stato di collegarlo a Israele, Hamas e Gaza. Da giorni alcuni responsabili europei avvertono del rischio interno di un’escalation in medio oriente, in particolare se l’Ue dovesse essere vista dalla parte di Israele contro i palestinesi. Ursula von der Leyen è stata criticata per aver dato l’impressione di un “assegno in bianco” al governo di Benjamin Netanhyau. In un vertice in videoconferenza, i capi di stato e di governo hanno ricalibrato il messaggio: Israele ha il diritto di difendersi, ma nel rispetto del diritto internazionale. I rischi interni – terrorismo, rivolte nelle comunità musulmane in Europa, bomba migratoria – spingono i leader dell’Ue a legarsi le mani (e a chiudere la bocca) sul sostegno a Israele.
Anche se la procura belga non esclude un legame con il medio oriente, l’attentatore di Bruxelles, Abdesalem Lassoued, non ha nulla a che fare con Hamas. La pista privilegiata è “la tesi del lupo solitario”. In un video dichiara la sua appartenenza all’Isis e di aver ucciso tre svedesi. In un altro video precedente aveva espresso la sua ira per l’assassinio di un bambino musulmano negli Stati Uniti. “Per il momento non c’è indicazione di una rete”, ha detto il ministro della Giustizia belga, Vincent Van Quickenborne: “Sembra che la Svezia sia stata presa di mira deliberatamente in ragione degli esemplari del corano bruciati”. Sul suo account Facebook, Lassoued aveva condiviso una serie di messaggi di solidarietà al popolo palestinese. Per questo la procura segue tutte le piste, compreso un collegamento con la situazione a Gaza. La sicurezza interna è la grande preoccupazione dell’Unione europea. “Tutti i paesi europei sono vulnerabili. C’è effettivamente un ritorno di questo terrorismo islamista”, ha avvertito il presidente francese, Emmanuel Macron. A Bruxelles c’è chi evoca “la più grave crisi” dagli attentati di Parigi e Bruxelles del 2015 e 2016. “La minaccia di terrorismo in Europa è aumentata”, conferma al Foglio un funzionario dell’Ue.
Potenziali conflitti con le comunità musulmane in Europa sono un’altra seria preoccupazione. Francia e Germania hanno vietato le manifestazioni pro palestinesi. Il Belgio è in allarme non solo per la minaccia terroristica, ma anche per una potenziale reazione violenta dei giovani di alcune aree attorno a Bruxelles, Anversa o Liegi a forte presenza musulmana. La Commissione ha registrato un forte aumento degli atti di antisemitismo. Diversi leader hanno detto al presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, di voler parlare al vertice informale delle “difficoltà interne a cui sono confrontati”, spiega un diplomatico. “Non possiamo permetterci di avere le banlieue in fiamme”, dice una terza fonte dell’Ue: una linea troppo favorevole a Israele rischia di creare “polarizzazione e tensioni dentro ciascuno stato membro”.
L’altra grande preoccupazione interna è il ripetersi di una crisi migratoria analoga a quella che travolse l’Ue nel 2015-16 a causa della guerra in Siria. “E’ un rischio enorme”, dice la terza fonte dell’Ue. Nei contatti con i diplomatici europei, Giordania, Libano ed Egitto hanno sottolineato di essere a un punto di rottura. “Sono preoccupati per la loro tenuta in caso di afflusso significativo di palestinesi nei loro paesi”, dice la terza fonte. “Non ci saranno rifugiati in Giordania e in Egitto”, ha avvertito il re giordano, Abdullah II, in conferenza stampa con il cancelliere tedesco, Olaf Scholz. Il timore dell’Ue è che l’onda lunga di un esodo da Gaza possa travolgere anche l’Europa, con un milione di palestinesi pronti a imboccare la strada verso il vecchio continente, magari spinti dall’Egitto che non vuole compromettere la sua stabilità o la sicurezza nel Sinai.
Sulla posizione dell’Ue rispetto a Israele pesano altri fattori interni, come la necessità di evacuare da Gaza i cittadini europei o di liberare le decine di ostaggi con passaporto di uno stato membro detenuti da Hamas. Con le mani legate per i rischi interni, l’Ue spera di legare le mani a Israele. Michel ha chiesto di “evitare l’escalation e un disastro umanitario” e sottolineato che “tutte le parti devono rispettare il diritto internazionale”. Il commissario agli Aiuti umanitari, Janez Lenarcic, ha lanciato un appello a una sospensione umanitaria immediata delle ostilità a Gaza per evitare una catastrofe umana”.
L'editoriale dell'elefantino