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Si attendono gli aiuti per Gaza: come funzionerà il passaggio dal valico di Rafah
C'è attesa per gli aiuti umanitari nella Striscia e per l'apertura dei corridoi umanitari per i civili che andranno verso sud
Occhi puntati sul valico di Rafah. Il convoglio di oltre un centinaio di camion con 3 mila tonnellate di aiuti umanitari dovrebbe iniziare a muoversi per consegnare il proprio carico dentro la Striscia di Gaza probabilmente domani. L’Organizzazione mondiale della Sanità ha detto ieri che i suoi mezzi sono “carichi e pronti a partire” non appena sarà aperto il valico.”, ha aggiunto il direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus durante un briefing. In un primo momento il convoglio sarebbe dovuto passare già oggi, ma il valico resta ancora chiuso.
Sarà un comitato trilaterale composto da Israele, Stati Uniti ed Egitto a facilitare e monitorare le operazioni, sotto la supervisione dell’Onu. L’unica via per entrare e uscire da Gaza senza passare da Israele è lo spiraglio per portare un minimo di sollievo alla popolazione civile palestinese, a quel milione – circa la metà della popolazione dell’enclave costiera – evacuato da Gaza City e dal nord della Striscia su sollecitazione dell’esercito di Israele impegnato in attacchi dal cielo per indebolire Hamas in quella che è ritenuta la fase preliminare all’ingresso “boots on the ground”.
Tra loro ci sono anche titolari di passaporti stranieri, da giorni in attesa presso le due strutture ad arco che si incrociano sopra un basso edificio in pietra tra cancelli metallici decorati. Sono una decina gli italiani o italo-palestinesi che sperano di poter uscire, come parte dell’accordo. Dopo aver attraversato questi cancelli, e un altro ancora dove vengono controllate le credenziali, dovrebbero poter salire a bordo di un autobus e percorrere poche centinaia di metri fino all’uscita in Egitto. “A condizione che il passaggio funzioni normalmente e la struttura sia stata riparata”, ha detto alla televisione Al Arabiya il ministro degli Esteri egiziano, Sameh Shoukry.
A ritardare l’effettiva apertura, ha spiegato l’Egitto, sono stati i lavori necessari per riparare le strade e il parcheggio vicino al valico di frontiera sul confine meridionale della Striscia, colpiti da un attacco aereo israeliano che – l’esercito aveva spiegato – mirava a distruggere un tunnel sotterraneo per il contrabbando di armi e altre attrezzature. Secondo fonti di sicurezza citate da Reuters, macchinari per riparare le strade sono stati inviati attraverso il valico di Rafah dall’Egitto alla Striscia di Gaza in preparazione alle operazioni di transito dei camion.
Dopo la prima tranche di 20 camion con acqua, cibo e medicinali, potrebbero seguirne altri, con il carburante necessario per i generatori degli ospedali, per le ambulanze e gli impianti di desalinizzazione. Per il coordinatore dei soccorsi di emergenza delle Nazioni Unite Martin Griffiths, “dobbiamo iniziare con un numero elevato di camion in arrivo, e dobbiamo arrivare a 100 camion al giorno come avveniva per il programma di aiuti diretto a Gaza”, ha detto alla Cnn. La Mezzaluna Rossa ha detto di avere “centinaia di tonnellate” di aiuti, medicine, beni di prima necessità e tende, arrivati da molti paesi tra cui Venezuela e Brasile, oltre che dall’Organizzazione mondiale della Sanità e dall’Unicef. Poco prima della visita lampo di mercoledì del presidente americano Joe Biden a Tel Aviv, l’esercito israeliano aveva annunciato la creazione di una zona protetta, ad al Mawasi nel sud della Striscia, destinata a quegli aiuti umanitari internazionali. Una “safe zone” da preservare purché non sia Hamas a beneficiarne. Anche il premier britannico Rishi Sunak, ieri a Tel Aviv per ribadire il suo appoggio a Israele, aveva sottolineato l’importanza di fornire urgentemente sostegno alla popolazione civile palestinese di Gaza.