l'intervento

Un alleato di Netanyahu dice sulla tv russa: aiuteremo Kyiv a vincere

Micol Flammini

Il membro del Likud Amir Weitmann sull'emittente del Cremlino dice: “Distruggeremo Hamas e poi ci assicureremo che l’Ucraina vinca contro la Russia, perché la Russia sostiene Hamas e il genocidio di Israele". Il 7 ottobre ha cambiato tutto

Amir Weitmann è un membro di spicco del Likud, il partito del premier Benjamin Netanyahu, un politico che fino a questo momento si era occupato soprattutto di economia, professando una grande passione per il libero mercato. Dopo l’esplosione all’ospedale al Ahli di Gaza è stato invitato a intervenire a Rt, l’emittente del Cremlino che un tempo si chiamava Russia today e che  ha tuttora, il compito di raccontare la versione di Mosca dei fatti. Weitmann ha approfittato dell’invito per raccontare la versione israeliana su come proseguirà la guerra russa contro l’Ucraina, un conflitto dal quale finora Gerusalemme si era tenuta  a distanza, sia perché concentrata sulla  propria sicurezza sia per il  rapporto con la Russia. Weitmann è stato chiarissimo, ha detto: “Distruggeremo Hamas e poi ci assicureremo che l’Ucraina  vinca contro la Russia, perché la Russia sostiene Hamas e il genocidio di Israele. La Russia pagherà”

 

 

Quello che per il presidente ucraino Volodymyr Zelensky era chiaro da tempo, per Israele è diventato evidente dal 7 ottobre: non c’è spazio per una negoziazione con la Russia che sostiene l’Iran, che minaccia l’esistenza di Israele. La percezione di portare avanti una guerra su tre livelli – per la propria sicurezza; per il futuro del medio oriente e per la “vittoria dell’umanità  sulla brutalità” – circola ormai da tempo in Israele, ma mai un membro del primo partito della maggioranza l’aveva messa in modo così esplicito. Weitmann ha detto: “Ascoltatemi bene, quando avremo finito con questi nazisti, vinceremo. Anche se ci vorrà del tempo, noi vinceremo. Poi  non dimenticheremo  cosa avete fatto. Voi come Russia e tutti gli altri nemici di Israele, tutti coloro che stanno facendo il possibile per perpetrare un genocidio in Israele. Noi non dimenticheremo, ricordate bene le mie parole”.  Il giornalista di Rt rimane  ironico e impassibile, definisce il discorso di Weitmann “appassionato”, e il politico risponde: “La mia gente viene massacrata dai vostri”.

 

Gli ucraini hanno sempre chiesto il sostegno di Israele, che ha mandato aiuti umanitari, ha condannato la guerra, ma ha preferito non inviare armi per timore che potessero finire nelle mani degli iraniani che aiutano la Russia contro l’Ucraina,  e  perché con Mosca c’è stato finora un rapporto ambiguo, fondato sull’idea che il Cremlino potesse aiutare a contenere l’Iran in medio oriente. Poi in Israele vivono molti cittadini di origine russa, ma la fiducia non è mai esistita e l’attacco del 7 ottobre ha messo Israele nella condizione di essere coinvolto in una guerra ben più grande, come ha detto anche il presidente americano Joe Biden al Congresso, e come dicono anche alcuni membri dell’esercito israeliano: una guerra tra il futuro e il passato. Ieri in Ucraina, come ogni giorno,  sono cadute le bombe di Mosca, a Kyiv avranno ascoltato con attenzione le parole di Weitmann, gli ucraini sono grandi studiosi delle tattiche israeliane, però vorrebbero una collaborazione più stretta e soprattutto  l’Iron Dome, uno dei più sofisticati sistemi antimissile del mondo che aiuterebbe a proteggere dalle bombe russe.

  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)