La firma

Erdogan dice sì all'ingresso della Svezia nella Nato

Micol Flammini

Il presidente turco ha firmato il protocollo sull’ingresso di Stoccolma nell’Alleanza atlantica, ottenendo alcune delle sue condizioni. In ogni situazione riesce a trovare il modo di contare, di essere l’ago della bilancia. E ora ci riprova anche nella crisi tra Hamas e Israele

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha firmato il protocollo sull’ingresso della Svezia nell’Alleanza atlantica e adesso manca soltanto il voto del Parlamento di Ankara per l’inizio di una nuova vista della Nato con trentadue paesi membri. L’alleanza si rafforza, lo spazio per la neutralità non è più ammesso e neppure quello dell’ambiguità lo è. Erdogan ha aspettato, ha chiesto e ottenuto alcune delle sue condizioni e l’opera diplomatiche del presidente americano Joe Biden è stata efficace: fu lui a convincere il presidente turco durante l'ultimo summit della Nato a Vilnius, in cui il capo della Casa Bianca si ritrovò con i due compiti difficili di calmare Volodymyr Zelensky, furioso per la soluzione prospettata all’Ucraina, e di convincere Erdogan, che invece si aggirava sornione per le conferenze stampa.

  

Era luglio, Erdogan ha continuato a rigirarsi tra le mani la questione dell’adesione della Svezia, ma ormai l’accordo c’era. In ogni situazione il presidente turco riesce a trovare il modo di contare, di essere l’ago della bilancia. Lo ha fatto con la Nato, quando poteva sembrare che usasse il suo veto per aiutare il presidente russo Vladimir Putin, ma in realtà trattava per se stesso. Ha contato anche nell’iniziale soluzione del blocco dei porti del Mar Nero, fino a quando la Russia ha rotto ogni patto.

  

Sta tentando di contare anche adesso. Dopo gli attacchi di Hamas contro israele, Erdogan ha provato a proporsi come mediatore. Ieri al-Monitor scriveva che le autorità turche hanno chiesto a Ismail Haniyeh, capo politico di Hamas, di lasciare la Turchia. Sarebbe stata una decisione forte, responsabile e contraria anche alle piazze turche che in questi giorni hanno manifestato contro Israele. La notizia è stata smentita, ma Erdogan non ha rinunciato al suo peso negoziale: i suoi canali di comunicazione sono aperti sia con Hamas sia con Israele.

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)