Lawrence-Larry Summers non ha dubbi e sta con Israele
"Se si permette ai terroristi sostenuti dai governi di sfogarsi su civili innocenti senza reagire e che le minacce di distruggere gli accordi esistenti rimangano senza risposta, il mondo diventerà un posto molto più misero e meno prospero” ha detto l'ex chief economist della Banca Mondiale
"Siamo sempre più vicini a quello che può essere ragionevolmente definito 'un asse del male'. Dunque, se parlo di dinamiche macroeconomiche, di finanza, di mercati obbligazionari, di disoccupazione e inflazione (non lo faccio) tanto perché occupano le prime pagine dei giornali della capitale del mio paese, o in Italia, o nelle capitali del mondo (ma lo faccio) perché la sostenibilità dell’economia dipende da un senso di continuità, da un senso della norma, da un senso di stabilità e da un senso di sicurezza. E se si permette alle nazioni di invadere impunemente altre nazioni, se si permette ai terroristi sostenuti dai governi di sfogarsi su civili innocenti senza reagire, se si permette che le minacce di distruggere gli accordi esistenti rimangano senza risposta, il mondo diventerà un posto molto più misero e meno prospero”. Da remoto, affiancato dal sostegno benevolo e attento di lord Mervyn King, già governatore della Banca di Inghilterra, l’economista Lawrence-Larry Summers, ex chief economist della Banca Mondiale, consigliere di Bill Clinton, professore emerito a Harvard, riceve a distanza il premio Bancor promosso da Banca Ifis e prende posizione sui possibili impatti di un atteggiamento attendista o timido nei confronti del terrorismo.
Summers, che pure dieci anni fa disse di no a Benjamin Netanyahu che lo voleva governatore della Banca di Israele, non ha dubbi sulla posizione da tenere: “Pensiamo al periodo successivo alla Prima guerra mondiale. E alle sue decisioni finanziarie. Decisioni finanziarie per imporre risarcimenti post bellici. Decisioni finanziarie per non affrontare un debito insostenibile. Decisioni finanziarie per limitare la spesa difensiva, decisioni finanziarie per sostenere il protezionismo. Queste decisioni sono state prese con conseguenze catastrofiche. Dopo il 1980, dopo la Seconda guerra mondiale, il mondo si è mostrato in modo molto più ampio. E la finanza e l’integrazione economica sono stati elementi importanti di questa scelta. Le scelte che tutti noi facciamo, le istituzioni che formiamo, i debiti che contraiamo o non contraiamo, il modo in cui allochiamo o meno le risorse non sono mai stati così importanti”. Come dargli torto?
L'editoriale dell'elefantino