Da tel aviv
Netanyahu dice che l'operazione di terra a Gaza è decisa. La minaccia di Hezbollah
Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ha parlato alla nazione per annunciare l’invasione della Striscia di Gaza. Il discorso è stato anticipato da una riunione dei nemici di Israele: Hezbollah, Hamas e Jihad islamico
Tel Aviv, dalla nostra inviata. Mercoledì sera il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ha parlato alla nazione per annunciare l’invasione della Striscia di Gaza e per smentire i retroscena secondo cui le sue esitazioni e i conflitti con i militari stavano ritardando la reazione ai massacri di Hamas che la maggior parte degli israeliani si aspetta. Netanyahu ha detto: “Scopriremo nel dettaglio cosa è successo al confine sud. Il fallimento del 7 ottobre verrà indagato a fondo. Tutti dovranno dare risposte, anche io dovrò farlo. Ma tutto questo accadrà soltanto dopo la guerra. Come primo ministro, ora il mio compito è portare Israele alla vittoria. Questo è il momento di unire le forze per un unico obiettivo: ho già fissato la data in cui inizierà l’operazione di terra nella Striscia con il capo di stato maggiore”. Il discorso di Netanyahu è stato anticipato da una riunione di nemici di Israele.
Mercoledì mattina a Beirut c’è stato un vertice tra il leader del partito-milizia Hezbollah, Hassan Nasrallah, uno dei leader di Hamas, Saleh al Arouri, e il segretario del Jihad islamico, Ziyad al Nakhalah, per parlare di “vittoria”. Non è la prima di queste riunioni, ma arriva nel momento in cui il fronte nord, al confine tra Israele e il Libano, è più surriscaldato di quanto sia mai stato dall’incursione terroristica di Hamas all’alba di shabbat due settimane e mezzo fa. Dal 21 ottobre gli scambi di fuoco tra i militari israeliani e la milizia sciita sono aumentati. Nel confermare pubblicamente la riunione con Hamas e Jihad islamico, i media di Hezbollah hanno ammesso di aver perso altri due combattenti, quindi i colpi di Israele hanno ucciso un totale di quaranta uomini del gruppo armato libanese da quando è cominciata questa guerra.
“Israele non ha alcun interesse a combattere contemporaneamente su più fronti. Non saremo noi a dare inizio a un conflitto vero nel nord se Hezbollah non ci obbligherà a farlo. Ma, in quel caso, ci troverà pronti. Le forze già dislocate al confine con il Libano sono sufficienti a infliggere un costo altissimo ai miliziani sciiti. Ma il nostro obiettivo ora è soltanto Hamas, è entrare nella Striscia per uccidere i capi e distruggere le infrastrutture militari dei terroristi – e, se potremo scegliere, ci concentreremo solo su questo”, dice al Foglio il generale in pensione ed ex capo del dipartimento ricerca dell’intelligence militare israeliana Yaakov Amidror.
Le sue parole sono una risposta indiretta alle considerazioni che alcuni alti ufficiali in carica hanno fatto filtrare alla stampa israeliana negli ultimi giorni, che si possono riassumere così: ci conviene aprire in anticipo una guerra con Hezbollah per evitare che Nasrallah ci colga poi “alle spalle” quando saremo impegnati nelle fasi più difficili e pericolose dell’invasione a Gaza. Il segretario di stato americano Antony Blinken era già stato chiaro sul punto quando è venuto in visita in Israele e ha incontrato Netanyahu: gli Stati Uniti non vogliono un allargamento della guerra, e chiedono a tutti gli attori coinvolti – Israele compreso – di non provocarlo.
Mercoledì pomeriggio il sito Amwaj media, che ha ottime fonti sull’Iran in particolare e sulla regione in generale, ha confermato quella che fino a ora era circolata soltanto come un’indiscrezione, cioè che l’Amministrazione Biden si è messa in contatto con la Repubblica islamica dell’Iran dopo l’attacco di Hamas per recapitare questo messaggio: l’America non vuole che il conflitto a Gaza si espanda e farà tutto il possibile per evitarlo, e si aspetta che Teheran “dia prova di moderazione, mentre sollecita anche il movimento libanese Hezbollah a seguire l’esempio”. Il messaggio è stato trasmesso all’Iran da Blinken durante il suo viaggio a Doha, in Qatar, il 13 ottobre.
Anche Eran Lerman, ex vicedirettore del Consiglio di sicurezza che fa parte dell’ufficio del primo ministro israeliano, ribadisce il concetto: “Leggendo i segnali della politica, credo che sia stata presa la decisione di occuparsi prima di Gaza. Un po’, banalmente, per quello che le regole della guerra del generale von Clausewitz ci hanno insegnato sull’importanza di concentrare le proprie forze. E un po’ perché quello che il popolo israeliano chiede ora al governo è qualcosa di ambizioso ma anche di molto specifico: mettere fine all’esistenza di Hamas. Poi, per una questione di serietà sul piano internazionale: per scoraggiare Hezbollah sono già qui gli americani, lasciamo a loro questo compito cruciale di deterrenza. I nostri migliori alleati non sarebbero affatto felici se fossimo noi quelli che optano per un’escalation con il Libano”.
Nella riunione dei nemici di Israele a Beirut Hezbollah ha annunciato “un accordo sulla continuazione del coordinamento” tra le tre frazioni dell’auto proclamato Asse della resistenza che ha la sua testa a Teheran. Significa: se entrate a Gaza, non illudetevi che dovrete combattere soltanto lì.
L'editoriale dell'elefantino