L'editoriale dell'elefantino
Gli ipocriti anti israeliani che rifiutano di capire cosa è successo il 7 ottobre
Quelli che dimenticano Mosul, la Siria e l’odio per gli ebrei in quanto tali: gli ignavi
Quelli che invocano la diserzione, il giudizio sopra le parti in conflitto, quelli che si fanno appresso con le pulsazioni del loro cuore immacolato a tutte le vittime indistintamente, questi sono i costruttori di un gigantesco monumento all’ipocrisia e all’imbecillità umana, sono i cattivi maestri di sempre, gli eredi del né con lo stato né con le bierre, i compagni di strada di chiunque creda che la coscienza debba a tutti i costi restare illibata, le mani pulite, nette e ben curate dalle buone intenzioni operosamente estrovertite, ostentate addirittura. Io odio e detesto ciò che dicono, il tono affettato, la pervicacia non sempre, anzi mai in buona fede, con cui rifiutano di capire che cosa è successo, anche quando si tratti di amici. Sono quasi peggio dei laudatori di Hamas, dei silenti, degli opportunisti inconsapevoli o no che scendono in strada o nei campus per manifestare nella festa internazionale del 7 ottobre, dei fiancheggiatori del terrorismo antisemita che sbandierano Anna Frank con la kefiah.
Il 7 ottobre non c’è stato a Kfar Aza e a Be’eri e altrove un atto di guerriglia contro l’occupante israeliano né un atto di guerra a difesa di un popolo, con le sue vittime inevitabili. Se non capite o fingete di non voler capire che non ci furono danni collaterali tremendi, non ci furono stragi di guerra in relazione a obiettivi di autodifesa, non ci furono i seimila morti di Gaza né i diecimila morti di Mosul per i quali in tanti facemmo i complimenti a curdi iracheni e americani sterminatori dell’Isis, o le decine di migliaia di morti della guerra di Assad, mentre gli obamiani del jet set gridavano "stay out of Syria!", se non lo capite è perché non volete capirlo per ragioni oscure a chiunque tranne che a voi. C’è stato un pogrom, il 7 di ottobre, giorno di danza di sonno e di preghiera. Lo strazio di corpi e anime di ebrei di tutte le età, colpiti in quanto civili circoncisi o figli fratelli sorelle nonni e nonne e neonati e altri fantasmi danzanti di ebrei, rastrellati e rapiti dopo sevizie sanguinose.
Non sto a rifare la storia dei pogrom antiebraici, fino ai precedenti immediati di questo, che si chiamano Auschwitz, Treblinka, Dachau: informatevi, bestie dell’ipocrisia umanitaria, studiate la storia del mondo, cercate di capire se vi riesce che cosa vuol dire uccidere un ebreo in quanto ebreo e voler gettare a mare un popolo di sei milioni di persone dell’Esodo che hanno trovato casa dopo millenni di Diaspora nella rovina e nell’oppressione. Quel tronfio cialtrone alla guida di un’inutile e nociva organizzazione internazionale ha detto che il pogrom non nasceva dal nulla, che dietro c’erano delle cause, decenni di occupazione soffocante in Palestina da parte di Israele. Non gli è venuto in mente a quel massiccio coso umanitario che chiede carburante per i ventilatori dei cunicoli dove sono imprigionati gli ostaggi del 7 ottobre, non gli è venuto in mente che dietro l’occupazione ci sono di nuovo delle cause, tutto ha una causa, che Israele per esistere e continuare a esistere ha dovuto vincere tre guerre dispiegate, dalla prima di indipendenza alle altre, per evitare di sparire nel massacro da parte di trecento milioni di vicini, e che il controllo del territorio è stata la chiave di volta, tragica, della sua autodifesa “colonizzatrice”, e che solo una pace giusta con stati e popoli capaci di farla finita con il progetto genocidario antiebraico può mettere fine a quello scempio necessario.
Non bisogna schierarsi, non si gioca sulla pelle degli altri, bisogna tenere la mano degli ebrei che piangono gli ebrei uccisi in quanto ebrei e portarli al caldo della solidarietà con vittime tutte eguali le une alle altre, basta parlare di pogrom, l’antisemitismo omicida non esiste se non nella fantasia di chi fa abuso della storia e della Shoah. Gaza non è Mosul, dove il destino dei civili era affrontato con distacco e distrazione, non è la Siria, per la semplice ragione ideologica che la Palestina e i palestinesi, nati dal rifiuto arabo di Israele, vanno difesi e sostenuti in quanto simboli di oppressione nel terzo mondo e agenti del senso di colpa dell’occidente la cui carne è troppo grassa per dare lezioni di antiterrorismo. Gridavano "Palestina libera?" No, gridavano "Allahu Akbar". Ma fa lo stesso. In un certo senso non vedo l’ora che l’occidente con i suoi studenti universitari della Ivy League, con le sue scrittrici e con i suoi scrittori e cineasti dolenti, con le sue agenzie umanitarie finisca nelle mani dei predoni dell’islam politico, e che stavolta di loro non se ne parli più, questi ignavi “sanza ’nfamia e sanza lodo”, questi ipocriti infernali.