sulla rete
La YouTube perbene che soffia sulle braci dell'antisemitismo
C'è una parte del social che racconta di una realtà opinabile e a volte falsa. Nessun problema, se non fosse che certi video arrivano fino a 600mila visualizzazioni e sono visti da un pubblico in larga parte estremamente giovane
Accedo a YouTube per sentire cosa i miei colleghi hanno da dire sull’escalation tra Israele e Palestina. Il primo video che apro è dell’insegnante liceale Matteo Saudino, conosciuto come Barbasophia. Saudino ha pubblicato molti video sulla questione, anche alcune sue lezioni in classe proposte agli studenti, pratica non insolita nella sua attività. Il prof parte bene, in un video dal titolo “Perché Hamas ha attaccato Israele”, dicendo che Hamas è un gruppo terroristico che ha ucciso, rapito e sgozzato civili. Ma in un impeto di equidistanza si corregge: “Così com’è terroristico, ne ho già parlato, lo stato di Israele quando bombarda i territori occupati, quando bombarda Hamas… ehm, quando bombarda la Striscia di Gaza, le città, i quartieri, il mercato”, senza fare cenno al fatto che in quei quartieri e in quei mercati Hamas nasconde armamenti e risorse da usare contro civili israeliani. Non parla della definizione di “terrorismo” per il diritto internazionale, e non c’è alcuna argomentazione sul perché una nazione come Israele, che ha un esercito regolare impiegato nella difesa della popolazione, sia terrorista.
Apro un altro video dal titolo “La questione Palestina-Israele spiegata agli studenti di terza superiore”. Il video è una sequela di affermazioni opinabilissime ma presentate come verità storiche: il sionismo è un nazionalismo come quello del pangermanismo o degli indipendentismi europei (falso: il sionismo è il progetto di un territorio nazionale per il popolo ebraico dopo secoli di persecuzioni); gli insediamenti iniziali in Palestina da parte degli ebrei, comprati a peso d’oro da latifondisti arabi, vengono così raccontati: “I palestinesi poveri vendono quelle terre, molti sono ingenui e non vedono che con quelle terre potrebbero diventare ricchi, gli ebrei sono europei, quindi scaltri” (dimenticando che i territori, perlopiù lasciati all’incuria per secoli, vennero venduti a prezzi esorbitanti); infine Saudino afferma che dopo il 7 ottobre Israele vuol approfittare dell’attacco di Hamas per cacciare “altre centinaia di migliaia di persone, così come fece nel 1947”. Tutto falso o alla meglio opinabilissimo, ma gli studenti pendono dalle labbra del docente, com’è giusto che sia. Saudino ha pubblicato 12 video in due settimane dall’escalation del 7 ottobre, vedendo crescere non di poco la sua audience, dal momento che in Italia le tesi anti-israeliane riempiono le piazze, mentre gli argomenti storici con numeri e fonti annoiano i più.
Così, mi rivolgo altrove e provo a sentire cos’ha da dire un altro collega, ovvero Giovanni Pizzigoni, in arte GioPizzi. Lui ha 546 mila iscritti e dal 7 ottobre ha pubblicato tre video sulla questione. Ne apro uno dal titolo “Come HAMAS ha distrutto le DIFESE ISRAELIANE”. Dopo appena 1:15 dall’inizio, sento: “E intanto la propaganda batte a non finire. Alcuni giornali israeliani, probabilmente per giustificare ancora di più l’assedio e le violenze, hanno pubblicato la notizia che Hamas avrebbe decapitato un numero variabile di bambini. Sembra una frottola o una voce di corridoio.” Pizzigoni ha detto veramente che la decapitazione di bambini da parte di Hamas è una frottola inventata per giustificare l’invasione di terra da parte di Israele. Per lui, si tratta di un complotto contro i terroristi, e non importa se in passato i jihadisti hanno già decapitato donne, bambini e anziani; non importa se Israele non ha certo bisogno di ulteriori giustificazioni, dopo 4.500 missili in tre giorni sui civili ebrei; non importa se anche gli ostaggi rilasciati hanno confermato le atrocità raccontate dalla “propaganda” israeliana. Per GioPizzi è tutto una frottola. Nel suo video più recente, “ASSEDIO di GAZA: Che succede?” parla del fatto che il 19 ottobre Gaza è sotto assedio: “Un assedio totale, un assedio con tutte le criminalate del caso, come impedire l’entrata di qualsiasi risorsa come cibo, acqua, il taglio dell’energia elettrica”, dimenticandosi che queste sono strategie (certamente disturbanti, poiché la guerra lo è) volte a fiaccare un territorio in cui i terroristi si mescolano ai civili e se tu vuoi fermare i terroristi devi anche togliere loro, per esempio, l’energia elettrica che permetterebbe di alimentare armamenti e le altre “criminalate” di cui parla. GioPizzi accusa Ursula Von der Leyen di essere “un po’ troppo pro-Israele” perché ha parlato del diritto di Israele a difendersi “ma non ha detto una parola sulle sofferenze dei Palestinesi”. Ma è falso, Von der Leyen ha dedicato un commento significativo al popolo palestinese, “betrayed by Hamas”, esprimendo un’idea che non va di moda: la prima causa di sofferenza dei Palestinesi è proprio Hamas.
Questi video hanno raggiunto 600 mila visualizzazioni, con ascoltatori spesso molto giovani che si fidano dei ragionamenti proposti. E chi li propone dovrebbe stare più attento al peso di quel che dice. Viviamo un’epoca in cui l’antisemitismo sta ritrovando spinta, con le piazze che urlano “dal fiume al mare” (inno alla cancellazione di Israele) e confondono Hamas con i partigiani che hanno vinto il nazifascismo. Un’epoca dove la parola “ratti” sta tornando di moda, sui social e non solo. E la giusta critica delle politiche militari di Israele non può esser fatta con quell’antisionismo rancoroso che nasconde l’idea secondo cui il popolo ebraico non ha diritto a una nazione. Un’epoca in cui l’antisemitismo si maschera da falso umanitarismo, con la diffusione di fake news storiche e interpretazioni fantasiose che demonizzano l’ebreo-non-più-errante. E questo è un favore a quel fondamentalismo che mal tollera l’unica democrazia in Medio Oriente, unico luogo dove i diritti di donne, gay e minoranze è rispettato, unico punto multietnico e multireligioso di un mondo arabo altrimenti fermo a un secolo molto oscuro. Criticare Israele è giusto, le democrazie prosperano nella libera critica. Ma soffiare sulle braci di un antisemitismo quiescente rischia solo di far tornare tempi che vorremmo non dover rivivere mai.