◉ I PRINCIPALI FATTI DI OGGI
Incursione israeliana a Gaza. Netanyahu: seconda fase della guerra
Ucciso il capo delle operazioni aeree di Hamas. Gli Stati Uniti chiedono un'operazione più “chirurgica”. La risoluzione Onu divide l'Ue. Proteste a Roma, Londra, Istanbul. Erdogan: "Israele criminale di guerra". Il ricatto di Hamas: "Scambio ostaggi e prigionieri"
L'esercito israeliano ha effettuato incursioni nella Striscia di Gaza dopo aver lanciato, nella notte tra venerdì e sabato, un intenso bombardamento sull'enclave con artiglieria e aerei da guerra. L'operazione arriva esattamente tre settimane dopo gli attacchi terroristici di Hamas del 7 ottobre, che hanno causato la morte di 1.400 persone in Israele e scatenato una guerra regionale.
L'Israel Defence Force (Idf) ha diffuso filmati delle sue forze di terra nella Striscia e ha confermato che fanteria e carri armati in questo momento sono ancora schierati a Gaza e operano più in profondità nel territorio controllato da Hamas rispetto alle precedenti incursioni. L'operazione di terra sarebbe dunque ancora in corso.
L'Idf ha diffuso un appello urgente, sia sul web sia lanciando volantini su Gaza, per invitare i residenti della zona nord a evacuare verso sud (qui un video doppiato in italiano con l'uso di intelligenza artificiale, qui l'originale in inglese, qui i volantini). L'esercito di Israele dice che la sua aviazione ha colpito più di 150 obiettivi sotterranei nella parte settentrionale di Gaza, inclusi quelli che ha definito “tunnel del terrore, infrastrutture e spazi di combattimento sotterranei”. Israele dice anche di avere eliminato un alto comandante di Hamas, Asem Abu Rakaba, che era il responsabile delle operazioni aeree, comprese quelle con i droni e con i parapendii utilizzati negli attacchi del 7 ottobre.
"La strategia di Gerusalemme è evidente quanto 'tradizionale'", scrive Guido Olimpio sul Corriere della Sera. "Persegue gli avversari ovunque sia possibile e sarà da capire se – come ha promesso – rilancerà la caccia anche all’estero dove ha già colpito quadri di Hamas. Dimostra all’opinione pubblica di poter liquidare un nemico non generico ma con un volto e una carica precisa".
Intorno all'una e mezza di questa notte l'ala militare di Hamas, le brigate al Qassam, hanno comunicato che stavano affrontando un'incursione militare israeliana nella parte settentrionale della Striscia di Gaza, con “scontri violenti” vicino a Beit Hanoun, nel nord di Gaza, e a Bureij nel centro dell'enclave. I giornalisti internazionali che si trovano vicino alla Striscia scrivono che anche questa mattina all'alba si sono sentite altre esplosioni.
E' molto difficile ottenere informazioni verificate da Gaza, non solo perché il territorio è sotto "assedio totale" da parte di Israele e perché è una zona di guerra ma anche perché venerdì notte la rete telefonica e il servizio internet sono stati interrotti. Due delle principali reti mobili palestinesi, Jawwal e Paltel, dicono che le loro linee telefoniche e web sono ancora inattive.
Due funzionari israeliani hanno detto che la decisione di "espandere" le operazioni di terra a Gaza è stata presa dal gabinetto di guerra israeliano giovedì sera, dopo che i colloqui su un possibile rilascio di ostaggi hanno raggiunto una fase di stallo. Lo scrive Barak Ravid su Axios. Ci sono ancora circa 200 israeliani nelle mani di Hamas.
Il ricatto del capo di Hamas a Gaza: scambio di ostaggi con prigionieri
Yahia Sinwar, il leader di Hamas nella Striscia di Gaza, ha dichiarato che la sua organizzazione è "pronta per un accordo immediato sullo scambio di prigionieri, tutti gli ostaggi in cambio di tutti i prigionieri", riportano i media di Hamas al Aqsa.
Secondo il portavoce dell'esercito israeliano Daniel Hagari, quello di Sinwar è solo "terrorismo psicologico".
Netanyahu, nella conferenza stampa che ha tenuto in serata, ha detto che l'idea di uno scambio è stata discussa all'interno del gabinetto di guerra israeliano, ma ha rifiutato di fornire dettagli, dicendo che ciò sarebbe controproducente.
Netanyahu: la guerra a Gaza entra in una seconda fase
"Con l'operazione di terra a Gaza si avvia una seconda fase della guerra", ha detto il premier israeliano Benjamin Netanyahu, che ha incontrato i familiari degli ostaggi nelle mani di Hamas. E conferma che l'operazione di terra prosegue. "I nostri soldati stanno combattendo e si trovano all'interno della Striscia di Gaza", ha precisato, per confermare poi che il fine "supremo" dell'operazione è quello "dell'eliminazione completa del nemico" e di "garantire la nostra esistenza come stato".
Netanyahu ha anche affermato che "il passaggio alla seconda fase della guerra non è in conflitto con la possibilità di riportare indietro gli ostaggi. Mi astengo dal fornire dettagli".
"La scorsa notte la terra a Gaza ha tremato", ha detto il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant. l'esercito - ha spiegato - "è preparato in tutti i settori, al nord, al centro, e pronto all'azione nel sud. Non abbiamo alcun interesse ad espandere la guerra, ma siamo ben preparati". "Stiamo facendo ogni sforzo per riportare gli ostaggi nella nostra terra: non è una missione secondaria. Maggiore è la pressione militare, maggiore è la possibilità di raggiungere questo obiettivo", ha aggiunto Gallant.
Per la prima volta dallo scoppio della guerra, Netanyahu ha risposto ai media. Come riporta Haaretz, alla domanda se si assume la responsabilità di avere favorito le condizioni che hanno consentito l'assalto di Hamas, ha detto: "Dopo la fine della guerra risponderemo tutti a ogni domanda. C'è stata un'orribile negligenza. Ora, la mia missione è salvare il paese." Riguardo alle accuse di aver contribuito a rafforzare Hamas nel corso degli anni, Netanyahu ha risposto: "Non volevo rafforzare Hamas. Ho condotto tre operazioni militari contro di loro. Ho indebolito le loro capacità. Sfortunatamente, non è stato sufficiente". Ha anche aggiunto che "la riforma giudiziaria non è all'ordine del giorno".
Le ultime di Elon Musk
Come dicevamo, a Gaza in queste ore la rete internet e quella mobile sono state interrotte, tagliando fuori dalla comunicazione, tra l'altro, anche giornalisti, medici, operatori umanitari. L'amministratore delegato di X (l'ex Twitter), Elon Musk, ha annunciato che consentirà l’utilizzo della sua costellazione di satelliti Starlink alle organizzazioni umanitarie presenti a Gaza. Quella di Musk è una risposta a un appello della deputata democratica Alexandra Ocasio-Cortez, che aveva denunciato come "inaccettabile" l'oscuramento di ogni tipo di comunicazione a Gaza.
Musk aveva fornito i sistemi Starlink, che permettono di rimanere connessi in qualsiasi circostanza nel momento più difficile, anche all'Ucraina dopo l'aggressione russa. Come scrivevamo qui, però, "Musk è un tipo poco affidabile e ha cambiato idea varie volte sulla guerra in Ucraina, e ogni sbandamento ha possibili conseguenze serie sul campo di battaglia".
L'approccio di Musk è ambiguo anche sul piano della comunicazione. Qualche ora dopo l'annuncio sull'uso di Starlink a Gaza, l'ad di X ha tuittato una cartina del medio oriente nella quale si vede l'Iran "accerchiato" dalle basi americane. E' un'operazione di disinformazione: basti pensare che ce ne sarebbero, secondo Musk, pure nell'Afghanistan oggi in mano ai talebani. Ci sono anche bandierine a stelle e strisce piazzate in Turkmenistan e a largo delle coste del Pakistan. Insomma, un po' a casaccio.
Musk è stato accusato da molti uteniti, insider, osservatori e istituzioni di avere peggiorato la disinformazione in rete, tra l'altro smantellando i team di moderazione dei contenuti e eliminando la "spunta blu" per utenti verificati (ora chiunque la può acquistare e ciò rende più difficile capire a primo acchitto se una fonte è attendibile o no). Un'analisi di NewsGuard, condivisa con Adweek, ha rilevato che gli utenti "verificati" di X, a cui è richiesto di pagare una commissione per la spunta blu, hanno promosso il 74 per cento delle false affermazioni più virali della piattaforma relative alla guerra in corso. Non solo, a poche ore dall'attentato di Hamas, Musk ha scritto un post invitando i suoi 150 milioni di follower a "seguire la guerra in tempo reale" sui profili, @WarMonitors e @sentdefender. "Sono ottimi", ha scritto l'imprenditore. Ma i due account a cui Musk ha fatto riferimento sono noti estensori di fake news. Inoltre @WarMonitors ha anche una storia di commenti antisemiti su X.
Il presidente turco Erdogan: "Israele criminale di guerra"
"Oggi mi congratulo con ogni membro della mia amata nazione che difende la causa palestinese a Istanbul e dà speranza al popolo oppresso di Gaza". Dal palco montato all'aeroporto Ataturk il presidente turco Recep Tayyip Erdogan aizza le migliaia di partecipanti alla manifestazione pro-Palestina indetta dal suo partito oggi a Istanbul.
"Dichiareremo Israele un criminale di guerra, ci stiamo già lavorando", dice il presidente turco che definisce Israele "un occupante. Siete una fazione, non uno stato. L’Occidente è in debito con voi, ma la Turchia non vi deve nulla. Quando ho detto che Hamas non è un'organizzazione terroristica, a Israele non è piaciuto molto. E' per questo che l'ho detto. Cosa vi aspettavate? Coloro che piangevano i civili uccisi ieri nella guerra ucraino-russa stanno ora osservando in silenzio la morte di migliaia di bambini innocenti nella Striscia di Gaza. Ehi Occidente, mi rivolgo a te! Vuoi una guerra tra la croce e la mezzaluna? Allora sappi che questa nazione è viva, questa nazione è forte. Quello che siamo stati in Libia, quello che siamo stati in Karabakh, saremo lo stesso in medio oriente".
In un discorso di violento nazionalismo, Erdogan ha lamentato la perdita dei territori ottomani, sostenendo che le città della Grecia, della Macedonia, Siria, Iraq e Palestina erano turche e sono state portate via con la forza dalla patria.
Manifestazioni in tutta Europa. A Londra migliaia di filo-palestinesi in piazza
Giornata di manifestazioni pro-palestina in tutta Europa. Decine di migliaia di persone sono scese in strada a Londra in solidarietà con Gaza e per chiedere il cessate il fuoco: "potenzialmente la più grande protesta da quella contro la guerra in Iraq del febbraio 2003", scrive Middle East Eye. Manifestazioni simili hanno avuto luogo in molte città del Regno Unito, tra cui Manchester, Glasgow e Belfast.
Più di 1.000 agenti della polizia metropolitana sono stati dispiegati in tutta Londra. Subito dopo le 15 ora locale (le 16 da noi), la polizia metropolitana ha detto sui social media che una persona era stata arrestata a Whitehall per aver aggredito un agente. Sono scoppiati tafferugli vicino a Downing Street mentre i manifestanti si sono riuniti nel centro della capitale britannica con striscioni e manifesti, alcuni cantando "dal fiume al mare, la Palestina sarà libera", riferendosi alla terra tra il fiume Giordano e il Mediterraneo. Il ministro degli Interni britannico Suella Braverman aveva già esortato i capi della polizia a considerare quel canto come "espressione di un desiderio violento di vedere Israele cancellato dal mondo". Israele e la maggior parte dei gruppi ebraici sono d'accordo con questa interpretazione.
L'ex leader del partito laburista Jeremy Corbyn si è unito alle richieste di cessate il fuoco a Gaza. Corbyn ha definito una “macchia eterna” il fatto che il Regno Unito si sia astenuto, ieri, su una mozione di tregua presentata all'Assemblea generale delle Nazioni Unite.
Anche le strade di Parigi si sono riempite di migliaia di manifestanti nonostante il raduno fosse stato vietato dalle autorità, mentre a Orleans e Montpellier si sono svolte manifestazioni autorizzate. Gli attivisti parigini, riunitisi a Chatelet, non hanno potuto dirigersi, come previsto dal programma, verso Place de la Republique. Sono stati bloccati da un nutrito cordone di forze dell'ordine, che oltre ad aver verbalizzato molti dei presenti, avrebbero anche caricato coloro che cercavano di iniziare un corteo.
A Roma corteo per la Palestina. Cori contro Israele
Sarebbero, per gli organizzatori, circa cinquemila le persone partitre alle 15 da Porta San Paolo a Roma in un corteo per la Palestina. Cori contro Israele tra i quali "intifada, intifada" e "Hezbollah, Hezbollah!" e striscioni, fra in quali anche uno contro le forniture di armi all’Ucraina da parte della Nato.
Quando il corteo ha raggiunto il Circo Massimo. due manifestanti si sono arrampicati sul muro di cinta della Fao strappando la bandiera di Israele.
L'America spinge per limitare l'offensiva di terra
Gli Stati Uniti hanno esortato Israele a riconsiderare i suoi piani per una grande offensiva di terra nella Striscia e a optare invece per un’operazione più “chirurgica”, utilizzando aerei e forze speciali che effettuino raid precisi e mirati su obiettivi e infrastrutture di alto valore di Hamas, scrive il Washington Post che ha parlato con cinque diversi funzionari americani.
La risoluzione Onu divide l'Ue
L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite venerdì ha chiesto una tregua umanitaria immediata: 120 stati hanno votato a favore della risoluzione (non vincolante) avanzata dalla Giordania, 14 hanno votato contro (tra cui gli Stati Uniti e Israele) e 45, tra i quali l'Italia, la Germania e il Regno Unito, si sono astenuti. I motivi per astenersi o votare contro sono che nella risoluzione approvata manca la condanna di Hamas (il gruppo terrorista palestinese non viene nemmeno citato) e non si afferma il diritto di Israele all'autodifesa né si citano gli attacchi missilistici di Hamas e di altri gruppi palestinesi contro Israele.
Benché al Consiglio europeo di giovedì su Gaza tutti i leader europei avessero detto che l’Ue è unita, ieri all'Assemblea Generale Onu i ventisette si sono divisi. Hanno infatti votato contro: Austria, Repubblica Ceca, Serbia, Ungheria. A favore: Francia, Spagna, Belgio, Irlanda, Portogallo, Paesi Bassi, Malta, Slovenia. Tutti gli altri, Italia compresa, si sono astenuti.
Un quadro più ampio
Funzionari israeliani hanno spiegato che l'obiettivo dell'offensiva di terra è quello di "smantellare" le infrastrutture di Hamas e "distruggere" completamente il gruppo, considerato un'organizzazione terroristica da Israele, dagli Stati Uniti e dai paesi europei. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha già avvertito che la guerra sarà “lunga e difficile”. All’inizio dei combattimenti, Netanyahu ha detto al presidente americano Joe Biden che Israele non aveva altra scelta che invadere la Striscia.
Prima dell’inizio delle sue operazioni di terra, Israele ha ordinato a più di un milione di palestinesi che vivevano nella parte settentrionale della Striscia di evacuare verso sud. Secondo le Nazioni Unite, circa 700 mila palestinesi hanno dato ascolto all’ordine, mentre altri sono rimasti nel nord di Gaza, convinti che non ci sia nessun posto sicuro dove andare.
L'Idf ha disperso nel nord di Gaza opuscoli che sottolineano che l'area è una zona di guerra e non è sicura e invitano i civili palestinesi a spostarsi a sud
Israele ha autorizzato l'arrivo di alcuni aiuti dall'Egitto a Gaza dopo la crescente pressione mondiale, compresi gli Stati Uniti. Ma i gruppi umanitari affermano che si tratta solo di una frazione dei bisogni dell'enclave. A nessuno, compresi centinaia di palestinesi con doppio passaporto, è stato permesso di lasciare Gaza, nonostante gli sforzi dei governi stranieri per far uscire i propri connazionali.