La cupa nube su Pechino
Non solo la morte di Li Keqiang. La Cina è in una lenta involuzione
C’è una particolare cupezza che incombe in questo periodo sul Zhongnanhai, il quartier generale del potere di Pechino. Ministri che spariscono dalla scena pubblica e vengono rimossi, purghe all’interno della leadership militare, e ieri la morte di Li Keqiang, 68 anni, ex premier che era andato in pensione lo scorso marzo. Secondo i media cinesi Li ha avuto un infarto ieri, dieci minuti dopo la mezzanotte, mentre si trovava a Shanghai. Li era il volto di un pezzo di leadership cinese che non esiste più: era uno degli ultimi a non essere parte del cerchio magico di Xi Jinping, un fine economista e un riformista, una volta considerato una possibile alternativa per la leadership, ma già da qualche tempo era stato estromesso dalle funzioni pubbliche.
Qualcuno ieri su Weibo condivideva la foto di Hu Jintao che mette una mano sulla spalla a Li, seduto tra i banchi del potere, durante l’apertura dei lavori del Congresso del Partito a ottobre, quando Hu venne rimosso fisicamente in circostanze mai chiarite: quasi una profezia che si autoavvera. E il problema è che la morte delle figure pubbliche in Cina si accompagna spesso a critiche alla leadership – è successo l’anno scorso, quando è morto l’ex presidente Jiang Zemin – e ieri tutto l’arsenale di censura è stato messo in campo sui social cinesi. Ma non c’è solo il lutto a contribuire a questa cupezza che incombe sulla leadership. Anche la missione del capo della diplomazia cinese Wang Yi a Washington si fa più complicata del previsto: avrebbe dovuto essere la visita del disgelo, quella preparatoria a una eventuale visita di Xi Jinping a San Francisco per l’Apec. Ma il mondo va in fiamme, e Pechino si muove in modo ambiguo, doppio, e mai trasparente. La popolazione cinese certa cupezza la sente: l’economia rallenta, il numero di matrimoni lo scorso anno è stato il più basso registrato in 43 anni, la censura e il paranoico controllo delle notizie, solo per citare qualche elemento. L’autoritarismo, per quanto quello cinese sia considerato presentabile, resta una nube oscura che incombe su tutto.