La grande paura
Così il 7 ottobre ha cambiato la vita degli ebrei tedeschi
"Non dire che sei ebreo". Torna la grande paura degli ebrei di Germania: “Non succedeva dal 1938”
Wir haben angst. Abbiamo paura. Così la copertina dello Spiegel sugli ebrei tedeschi. A Francoforte i genitori dicono ai figli: “Non prendete la metropolitana con la maglia del Makkabi perché c’è sopra la stella di David”. Le prove del coro di Hannah Shule Katz si svolgono ora sotto la protezione della polizia. Nella sua sinagoga, racconta, alcune persone hanno tolto le mezuzah dagli stipiti delle porte di casa. L’80 per cento degli studenti della scuola ebraica di Francoforte sono rimasti a casa. I loro genitori volevano evitare che venissero aggrediti mentre andavano a scuola. Gal Mizrachi si è trasferito a Berlino da Israele due anni fa per studiare la tromba. Dice che le bandiere palestinesi sono ora appese sulle facciate di numerosi edifici nel suo quartiere di Berlino. E da quando gli hanno sputato addosso non si sente più al sicuro neanche nel suo appartamento. Le persone nell’edificio in cui vive, dice, “sanno che sono ebreo”. Per strada nessuno parla più ebraico. “È assurdo: ottant'anni dopo l’Olocausto, gli ebrei in Germania hanno di nuovo paura di uscire per strada”. Quando sua madre lo chiama al cellulare, lui risponde in inglese: “Ti richiamo più tardi”. Il silenzio è la cosa peggiore, dice Maximilian Feldhake. È rabbino e vive a Berlino dal 2013. Da anni collabora con le moschee e le organizzazioni musulmane della città per avvicinare ebrei e musulmani. Ma dopo l’attacco di Hamas, dice Feldhake, nessuno dei musulmani si è messo in contatto con lui. “Silenzio radio”.
Ecco come sarà la vita quotidiana degli ebrei in Germania nel 2023. Diversi ristoranti ebrei di Berlino prendono la precauzione di restare chiusi. Per paura di attentati, la scorsa settimana nessun sopravvissuto all’Olocausto è venuto a una cerimonia nel municipio di Francoforte. La comunità ebraica di Monaco ha emesso una circolare che avverte i suoi membri di non indossare simboli ebraici in pubblico.
Dopo l’attacco di Hamas contro Israele, il presidente della comunità ebraica della Turingia, Reinhard Schramm, ha detto: “Che la gente per strada si sia rallegrata pubblicamente per l’assassinio degli ebrei, non accadeva in Germania dalla notte del pogrom del 1938”. Molti membri della comunità ebraica i cui figli frequentano le scuole pubbliche, rivela Stern, consigliano ai propri figli: “Non dire che sei ebreo”. “I genitori ebrei hanno paura, semplicemente paura”, spiega alla Deutsche Welle il commesso di un asilo nido a Berlino. La scorsa settimana in molte scuole dell’infanzia non si sono visti bambini. Leo Latasch, da 37 anni responsabile della sicurezza della comunità ebraica di Francoforte, ha cercato di rassicurare i genitori ricordando che “la guerra è in Israele, non in Germania”. Ma ammette di non essersi mai trovato in una situazione simile: “La gente non ha più il coraggio di uscire indossando la kippah”, ha spiegato Josef Schuster, presidente del consiglio centrale degli ebrei in Germania, alla tv Zdf. “Berlino non è più un posto sicuro per noi e a 85 anni dal pogrom vogliono di nuovo che le sinagoghe brucino”, ha commentato Gideon Joffe, capo della comunità ebraica della capitale. La polizia mostra il pugno duro, arresta decine di manifestanti pro Palestina, aumenta di quattrocento agenti il personale di sorveglianza a sinagoghe, scuole, centri ebraici, moltiplicando le telecamere. Eppure, gli ebrei hanno paura. La Bild pubblica un manifesto: “Solo dal 2015, il nostro paese ha accolto più di tre milioni di rifugiati, molti dei quali provenienti dal mondo arabo. Abbiamo mostrato i cartelli ‘Benvenuti’. ‘Possiamo farlo!’ era il mantra della cancelliera Merkel. Tuttavia, non siamo riusciti a rendere chiaro cosa ci aspettiamo da tutti coloro che vogliono vivere in questo paese con noi. Che non vogliamo cambiare il nostro modo di vivere solo perché abbiamo ospiti. E abbiamo dimenticato che ci sono due parole molto più importanti di ‘Ce la possiamo fare’. Sono: ‘Mai più’! E ‘Mai più’ è adesso!”.