A LONDRA
Keir Starmer tiene il punto sulla difesa di Israele. La polizia leva i volantini degli ostaggi
Il leader dell'opposizione britannica pur “capendo” gli appelli per un cessate il fuoco a Gaza, ritiene che “ora” non sia la “posizione giusta”, perché lascerebbe Hamas libero di riprendere appieno gli attacchi. E nega che la questione mediorientale stia “dilaniando” il partito laburista. La difficile convivenza tra le comunità
Keir Starmer non è uno da giravolte: pur “capendo” gli appelli per un cessate il fuoco a Gaza, ritiene che “ora” non sia la “posizione giusta”, perché lascerebbe Hamas con tutta l’infrastruttura per riprendere appieno gli attacchi su scala minore – mai interrotti – contro i civili israeliani e organizzarne altri di vasta portata come quello del 7 ottobre. “L’unica soluzione credibile”, ha spiegato, è una tregua umanitaria per permettere agli aiuti di raggiungere i civili. “Un cessate il fuoco congela il conflitto nel momento in cui si trova”, ha dichiarato davanti alla platea di Chatham House, dove fuori lo aspettavano dei manifestanti filopalestinesi, tra cui l’ex addetto stampa di Jeremy Corbyn, James Schneider, per attaccare la sua auto. Starmer non ha voluto abbandonare la linea nitida tenuta sull’argomento fin da quando ha sradicato l’antisemitismo che albergava nel partito ai tempi della gestione precedente. “Gli attacchi sono ancora in corso. Gli ostaggi che dovrebbero venire rilasciati sono ancora lì. Hamas sarebbe rafforzata e inizierebbe immediatamente a preparare nuovi atti di violenza”, secondo Starmer, che nell’ultima settimana ha dovuto vedersela con un crollo nel suo indice di gradimento e con i numerosi appelli dei suoi deputati e consiglieri, ma anche di figure di primo piano come il sindaco di Londra Sadiq Khan e quello di Manchester Andy Burnham, a chiedere un cessate il fuoco. Il leader laburista ha negato che la questione mediorientale stia “dilaniando” il partito: sulle questioni fondamentali, ossia la necessità di porre fine alle sofferenze della popolazione di Gaza e il raggiungimento della soluzione dei due stati, c’è accordo, “anche se c’è una differenza di visione su come deve essere realizzata”.
L’atmosfera nel paese è pesante, la folla davanti a Chatham House è solo una delle espressioni inquietanti di questi giorni in cui il leader laburista, che stava vivendo un momento d’oro dopo la conferenza del partito a inizio mese, ha scontato un’intervista radiofonica a Lbc in cui ha espresso la sua posizione in modo piuttosto goffo, suscitando le ire dei quattro milioni di musulmani nel Regno Unito che hanno inteso che il leader dell’opposizione avallasse qualunque violazione dei diritti umani a Gaza. Ma i deputati musulmani, che in queste settimane hanno ricevuto lettere da molti elettori, hanno espresso soddisfazione dopo il discorso, trovandolo nel complesso equilibrato, anche se in molti si sono chiesti perché abbia aspettato così tanto prima di parlare.
Starmer ha finora dimostrato di non voler intaccare il suo tratto distintivo, ossia una leadership capace di dire anche verità scomode e affrontare tabù, dall’antisemitismo alla Brexit, ma ha sempre lasciato che i temi si sedimentassero un po’ prima di parlare. Il suo elettorato è diverso da quello dei conservatori, dove il premier Rishi Sunak ha potuto espellere un deputato, Paul Bristow, senza pensarci due volte. Nel Labour finora è stato sospeso dal partito parlamentare il deputato di Middlesborough Andy McDonald per aver pronunciato lo slogan “dal fiume al mare” durante una manifestazione filopalestinese, sebbene – ha cercato di spiegare – nel contesto di una “pacifica” coabitazione tra israeliani e palestinesi. Starmer ha chiesto ai deputati laburisti di essere estremamente attenti al linguaggio, dicendo che il principio della responsabilità collettiva verrà preso “estremamente sul serio”.
In città multietniche come quelle britanniche la convivenza tra le comunità è difficile: immagini della polizia che toglie le foto dei bambini rapiti da Hamas dalla saracinesca di una farmacia di Edgware hanno suscitato orrore e la spiegazione di Scotland Yard, ossia che le immagini sono state rimosse per evitare di esacerbare le relazioni tra musulmani ed ebrei, ha suscitato molta indignazione, anche perché questa premura nella de-escalation non ha riguardato gli inni antisemiti durante le manifestazioni filo palestinesi. Il farmacista aveva retwittato alcuni post pesantemente antisemiti, invocando l’aiuto di Iran e Hezbollah contro gli “sporchi animali”. Come risposta erano stati affissi sul suo negozio i poster dei bambini rapiti, suscitando chiamate preoccupate di residenti della zona. E quindi via le foto dei bimbi.