il caso

Tutti i rischi che vede Bruxelles nel brutto scherzo telefonico a Meloni

David Carretta

I rapporti con Macron, le parole su Kyiv, le precauzioni non prese. La chiamata ricevuta dalla premier preoccupa l’Unione europea

Bruxelles. “Uno scherzo telefonico molto negativo”, dice al Foglio un funzionario europeo. “Un passo falso grave”, conferma un’altra fonte. Quando su X ieri è iniziata a circolare la registrazione della telefonata fra il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e due comici russi che si sono fatti passare per il presidente dell’Unione africana, i campanelli d’allarme si sono messi a suonare tra le capitali europee. Non solo perché la Russia è riuscita a violare la sicurezza di una conversazione del capo di governo di un paese dell’Unione europea, della Nato e del G7. Ma anche per il modo in cui si è espressa Meloni e il contenuto delle sue parole sulla fatica dei leader europei sull’Ucraina, sulla possibilità di un compromesso con la Russia, sulla Francia in Niger e sul ruolo dell’Ue nelle politiche migratorie. “E’ un bel regalo a Vladimir Putin”, dice un diplomatico di uno stato membro. 

Palazzo Chigi ha confermato che Meloni è stata vittima di uno scherzo telefonico dei due comici russi Vovan e Lexus, accusati di essere parte della macchina da guerra informativa del Cremlino per aver preso di mira altri leader occidentali. “L’ufficio del consigliere diplomatico del presidente del Consiglio dei ministri si rammarica per essere stato tratto in inganno da un impostore che si è spacciato per il presidente della commissione dell’Unione africana”, ha detto Chigi in una nota: “L’episodio è avvenuto il giorno 18 settembre nel contesto dell’intenso impegno sviluppato in quelle ore dal presidente Meloni per rafforzare i rapporti con i leader africani con i quali ha avuto importanti incontri a margine dell’Assemblea generale dell’Onu”.

Fonti del governo hanno cercato di minimizzare la gravità dell’incidente. Ma a Bruxelles viene fatto notare che, quando si parla al telefono con un leader di un paese terzo, vanno sempre “prese precauzioni” e viene utilizzato un “linguaggio codificato”. I contenuti sensibili delle discussioni riservate tra leader dell’Ue non devono arrivare a interlocutori fuori dalla cerchia del Consiglio europeo. Farlo significa compromettere la fiducia. Ma l’allarme vero riguarda gli effetti delle parole di Meloni sull’Ucraina. All’Assemblea generale dell’Onu, l’Ue era impegnata a dimostrare la sua determinazione e a reclutare paesi del sud globale. Dire a un leader africano – come ha fatto Meloni – che tra gli europei c’è “molta fatica” e che si sta avvicinando il “momento in cui tutti capiranno che serve una via d’uscita”, significa incoraggiarlo a prendere le distanze da Kyiv. La propaganda di Putin, che ha atteso oltre un mese prima di rendere pubblico lo scherzo telefonico, ora può sfruttarlo facilmente per mostrare che l’Ue è pronta ad abbandonare l’Ucraina e fare compromessi con la Russia. Le dichiarazioni di Meloni rischiano di rafforzare il gruppo anti Ucraina nel campo repubblicano che vuole bloccare ulteriori finanziamenti americani a Kyiv.

Lo scherzo telefonico rischia anche di raffreddare nuovamente i rapporti con il presidente francese, Emmanuel Macron. Nella conversazione, Meloni sembra contestare la strategia della Francia sul colpo di stato in Niger, sostenendo che le principali motivazioni di Parigi sono l’uranio e il franco Cfa. “Posso chiederle una cosa tra me e lei. Pensa che ciò che accade in Niger sia contro la Francia?”, dice il presidente del Consiglio, spiegando che i francesi hanno “altre priorità rispetto all’immigrazione. Hanno l’uranio. Hanno il Fca (sic)”. Se la Francia appare come un’ossessione, anche sulle migrazioni Meloni torna ad accusare l’Ue di complottare contro l’Italia. “Sono tutti d’accordo sul fatto che l’Italia deve risolvere questo problema da sola”, ha detto: “Agli altri non importa. Non rispondono nemmeno al telefono”. In realtà, in quei giorni la Commissione di Ursula von der Leyen era impegnata a difendere il memorandum con la Tunisia, firmato di corsa su richiesta dell’Italia, nonostante le critiche di diversi governi per le modalità e i contenuti dell’intesa. Alla fine, lo scherzo telefonico potrebbe avere ripercussioni sulla posizione di Meloni nell’Ue. “La indebolirà molto”, prevede il funzionario europeo.
 

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