Soldati israeliani nella Striscia di Gaza (LaPresse)

dopo il contrattacco

Ecco tutto quello che fa Israele per aiutare la popolazione di Gaza

Giulio Meotti

"Se crei un assedio hai l’obbligo di far entrare aiuti umanitari, ma stiamo facendo più di questo, stiamo dando acqua ed elettricità a Gaza", dice Pnina Sharvit-Baruch, l’ex capo del dipartimento di diritto internazionale dell’esercito israeliano

“Residenti di Gaza, le organizzazioni terroristiche hanno iniziato una guerra contro Israele e la città di Gaza è diventata una zona di battaglia. Dovete evacuare immediatamente la vostra casa e dirigervi a sud. Per la vostra sicurezza e protezione: non tornate a casa fino a nuovo avviso. Non avvicinatevi alla barriera di sicurezza, per la vostra sicurezza e per quella delle vostre famiglie”. Da quando è iniziata l’offensiva militare israeliana in risposta al massacro del 7 ottobre, l’esercito ha lanciato 1,5 milioni di volantini simili in arabo sulla popolazione di Gaza. Soltanto una delle misure per evitare le vittime civili, assieme alle 19.734 telefonate, 4.4 milioni di sms e 6 milioni di messaggi vocali citati dalla Cnn da fonti israeliane. 

Ieri le forze di difesa israeliane hanno aperto un corridoio umanitario sulla principale strada Salah a-Din nord-sud della Striscia, per consentire ai civili palestinesi di evacuare verso l’Egitto. “Il nord della Striscia e Gaza City sono una zona di guerra, un’area molto pericolosa. Hamas vi sta usando come scudi umani”.

Prima del 7 ottobre, Israele forniva 18 milioni di metri cubi di acqua a Gaza, 120 megawatt di elettricità al giorno e 500 camion ogni giorno entravano nella Striscia dai valichi attaccati da Hamas la mattina di Simhat Torah. Ogni giorno dalla Striscia partivano i bus per gli ospedali israeliani (compreso quello che ha portato una figlia del capo di Hamas, Ismail Haniyeh). Ogni giorno, prima del massacro del 7 ottobre, 20mila lavoratori palestinesi da Gaza entravano in Israele. Non in Egitto, ma in Israele. Molti lavoravano nei moshav, kibbutz e cittadine intorno a Sderot e Ofakim. Alcuni di loro hanno scritto i dettagli sulle destinazioni: il numero di residenze, l'ubicazione delle safe room, quanti membri della famiglia vivevano in ciascuna casa, se c’era un cane e dove erano parcheggiati i veicoli. Tutto era stato registrato. Tutto trasmesso a Hamas. Faceva parte dell'infrastruttura del pogrom. Hanno trovato i permessi di ingresso nei corpi dei terroristi.

Il giorno dell’attacco, Hamas ha colpito nove delle dieci linee elettriche da Israele per Gaza. Il 28 ottobre, Israele ha aperto la seconda linea di acqua per Gaza, portando a 28 milioni di litri il flusso verso la Striscia ogni giorno. Dal 21 ottobre al 29, Israele ha lasciato entrare 108 camion di beni nella Striscia.

 

Parla Sharvit-Baruch

“Israele non ha in carico la Striscia di Gaza dal 2005, non è sua responsabilità anche se controlla i punti di accesso come farebbe ogni paese” dice al Foglio Pnina Sharvit-Baruch, l’ex capo del dipartimento di diritto internazionale dell’esercito israeliano e ora ricercatrice all’Istituto per la sicurezza nazionale di Tel Aviv. “Gaza ha anche un confine con l’Egitto che non è sotto il controllo di Israele e da lì passavano merci e armi. Israele non ha responsabilità legale verso Gaza. All’inizio davamo elettricità e acqua e la situazione del 2007 e del 2023 non è la stessa. Prima del 7 ottobre, Israele aveva una politica flessibile: dai 20mila permessi di lavoro a nuovi piani per creare opportunità commerciali. Dopo il 7 ottobre, Israele ha sigillato i punti di accesso. Se crei un assedio hai l’obbligo di far entrare aiuti umanitari, ma Israele sta facendo più di questo,  stiamo dando acqua ed elettricità a Gaza. Hamas ha attaccato nove linee elettriche su dieci e tutti i punti di accesso, come Erez. A Gaza non è facile, ma è falso dire che Israele previene l’ingresso di cibo e acqua. Nessun paese occidentale così attaccato ha messo in campo queste misure verso un territorio nemico. Affrontiamo una minaccia senza precedenti nella storia dei paesi occidentali”. L’idea del disimpegno era “ce ne andiamo e diamo ai palestinesi la possibilità di autogovernarsi”. Conclude Sharvit-Baruch: “Tutto il denaro investito a Gaza è finito nelle casse di Hamas. Hanno persino detto che la protezione dei palestinesi è compito delle Nazioni Unite. Non hanno alcun interesse nei palestinesi”. 

Ma tutto questo, sembra non contare agli occhi di pezzi importanti dell’opinione pubblica occidentale che ancora crede che Israele abbia bombardato l’ospedale al Ahli di Gaza.  Senza contare, come ha scritto il romanziere olandese Leon de Winter, che “se Hamas avesse i mezzi militari di Israele, tutti gli israeliani sarebbero già morti”.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.