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violenza e proteste

Paul Kessler è andato con la bandiera israeliana a una protesta pro Palestina. È morto 

L'uomo sessantanovenne, ebreo, è morto per le ferite riportate a seguito di una lite con alcuni manifestanti filo-palestinesi a Los Angeles

Paul Kessler aveva 69 anni, l’ultima sua foto lo ritrae nel primo pomeriggio di domenica all’incrocio di due strade di Thousands Oaks, una cittadina che viene definita “periferia” di Los Angeles e che dista dal centro della città californiana circa 60 chilometri. Jeans, camicia e cappellino, nella foto Kessler sventolava una bandiera di Israele: si trovava nei pressi di una manifestazione pro palestinese. Un manifestante ha iniziato a gridargli con il megafono che non era il benvenuto, poi gli si è avvicinato, i due hanno avuto una discussione accesa, forse Kessler è stato colpito con il megafono, di sicuro è caduto e ha battuto la testa.

È morto lunedì in ospedale per le ferite riportate alla testa, le autorità non hanno escluso che si sia trattato di un crimine d’odio.

Jonathan Oswaks ha raccontato al New York Times di aver incontrato Kessler la settimana precedente: osservavano entrambi una manifestazione pro palestinese e, ascoltando gli slogan e i toni della protesta, avevano preso la decisione di organizzare una piccola ma significativa controprotesta la settimana successiva, quando era in programma un’altra manifestazione. Così si sono presentati insieme domenica, stavano ai due lati del marciapiede, con le bandiere di Israele. Oswaks ha visto l’alterco ma non è sicuro della dinamica, sa che Kessler è caduto e non si è più rialzato.

Il rabbino della sinagoga lì vicino ha chiesto di non mettere in giro voci false, di aspettare il resoconto delle autorità, ma dice anche di aver chiesto di non organizzare controproteste: è pericoloso ed è meglio evitare discussioni. La Federazione ebraica della città di Los Angeles ha segnalato che gli episodi di antisemitismo sono in aumento in tutta l’area, e il suo presidente ha dichiarato: “Il fatto è che ora un ebreo è morto e noi come comunità di ritroviamo di nuovo spaventati, terrorizzati all’idea di esprimerci, all’idea di essere noi stessi”.

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