l'intervista
Abbiamo sottovalutato l'Iran. Ora paghiamo un prezzo. Intervista allo storico israeliano Benny Morris
"Ora con questa guerra forse ci sarà la resa dei conti. Quelli del regime iraniano sono pazzi fanatici" dice lo studioso al Foglio
“Il secondo Olocausto sarà diverso. Un bel giorno, magari nel pieno di una crisi regionale, o quando meno ce lo aspetteremo, i mullah di Qom convocheranno una seduta segreta, sulla quale campeggerà il ritratto di Khomeini, con i suoi occhi di ghiaccio, per dare il placet. I missili Shihab-3 e 4 saranno lanciati verso Tel Aviv, Beersheba, Haifa, Gerusalemme. Qualche missile sarà dotato di testata nucleare. Per un paese delle dimensioni e la conformazione di Israele, quattro o cinque lanci saranno sufficienti. E addio Israele. Nessun iraniano vedrà né toccherà alcun israeliano. Tutto si svolgerà in modo molto impersonale”.
Così scriveva Benny Morris nel 2006 sul Corriere della Sera. Dopo il massacro di Simhat Torah del 7 ottobre, il capofila dei “nuovi storici” israeliani, l’autore di “Vittime” (Rizzoli) e di altri classici sul conflitto, pensa che Israele avrebbe dovuto bombardare l’Iran quando ne aveva l’occasione. “Israele avrebbe dovuto attaccare il programma nucleare iraniano molto tempo fa” dice Morris al Foglio. “L’Iran ha dichiarato che deve distruggere Israele. E quando avranno l’atomica? Ora con questa guerra forse ci sarà la resa dei conti. La deterrenza nucleare fra America e Russia con gli islamici non funziona. Loro pensano che Allah li protegga. Cosa farebbero con una testata atomica? Sono pazzi fanatici, non sono responsabili e non devono avere armi”.
Secondo Benny Morris, a Gaza Israele andrà fino in fondo. “Dopo il massacro di Hamas, Israele sta distruggendo il movimento islamico dentro il suo territorio. Siamo determinati a finire Hamas, dopo che senza provocazione hanno ucciso 1.400 israeliani inermi. Meritano quello che hanno. Non vedo come americani e occidentali possano fermare Israele. Benjamin Netanyahu non può fermarsi, anche se vorrebbe, perché l’opinione pubblica israeliana è determinata”.
Morris non è sorpreso dalla simpatia occidentale per Hamas. “Gli studenti occidentali non imparano più niente sul conflitto, apprendono solo slogan, non sanno neanche dove siano Israele e Gaza su una mappa. Poi in queste manifestazioni ci sono elementi islamici molto forti. I musulmani sono già il dieci per cento in Francia. In Europa l’islam è molto forte e sono molto attivi. I musulmani più attivi e gli estremisti di sinistra sono mobilitati a favore di Hamas. L’opinione pubblica americana è più solida su Israele per il momento”.
Alcuni scrivono che la soluzione due stati due popoli è morta il 7 ottobre. “Due stati era l’unica cosa che poteva dare giustizia a entrambe le parti. Ma oggi non lo so. Gli arabi hanno rigettato la soluzione: nel 1937, 1947, 2000 e 2008. Non solo Hamas non la vuole, Hamas vuole distruggere Israele, ma in generale i palestinesi. Gli israeliani anche sono sempre più scettici dopo la Seconda Intifada e poi c’è la questione degli insediamenti. L’alternativa sarebbe lo status quo”. A decidere ora sarà un mix di due elementi: “Israele è forte, la sua società è resiliente, è una questione di pressione internazionale e volontà israeliana”.
Morris castiga, infine, una certa naiveté occidentale. “Gli occidentali non capiscono il mondo arabo e l’Islam. Gran parte degli arabi sono religiosi, vogliono fare come chiede Allah, che Allah ha dato loro la terra. Gli occidentali non capiscono questa mentalità. Hamas pensa che gli ebrei siano nemici, c’è scritto nella sua ‘Carta’, come che devono essere uccisi. Non dico che tutti i palestinesi sono con Hamas, ma la stragrande maggioranza di loro pensa che Israele sia illegittimo. Questo è il consenso palestinese. In occidente pensiamo che tutti vogliamo tutti le stesse cose, la laicità etc, ma l’islam non ragiona così”.