tra israele e hamas
Giustizia e misericordia non sono al di sopra delle parti
Un appello di intellettuali chiede cessate il fuoco e rispetto del diritto (ma non chiama per nome il pogrom del 7 ottobre). È giusto, è politicamente realistico? No, è stare al di sotto della realtà
Un appello firmato da Ginzburg, Lerner, Della Seta e altri esprime una sensibilità generalmente molto apprezzata, “elevarsi al di sopra delle parti”, che conduce a risultati spesso ingannevoli e un po’ balordi. Nel testo si dice, nell’ordine, che occorrono un immediato cessate il fuoco a Gaza, il rispetto del diritto internazionale, misure umanitarie per i civili di Israele e Palestina, la liberazione degli ostaggi israeliani rapiti da Hamas. Si dice che Israele e i palestinesi hanno diritto a uno stato e alla sicurezza, alla pace e a condizioni di reciproco rispetto. Si chiede un negoziato di pace e se ne stabilisce la premessa, il diritto dei due popoli all’autodeterminazione e la fine dell’occupazione israeliana della Cisgiordania. Infine si autorizzano opinioni preoccupate e critiche, ma si esige il rispetto della storia e della memoria delle parti coinvolte: né antisemitismo né islamofobia. Da manuale etico: stare al di sopra delle parti. Perfetto, non fa una grinza. Ma è possibile? È moralmente tenibile? In tre parole: è giusto, è misericordioso, è politicamente realistico?
Da questo testo non si capisce, con la dovuta precisione storica e con il dovuto senso della memoria, che il 7 ottobre un pogrom di Hamas, lungamente preparato e premeditato, ha sterminato 1.400 ebrei in quanto ebrei, al grido di Allah è grande. L’islamofobia è una brutta bestia, una perdita culturale e umana, ma per stare al di sopra delle parti è possibile evitare di riferirsi all’islam politico, al terrorismo islamico, al barbarico regime terrorista dei mullah iraniani e della loro repubblica islamica con le sue impiccagioni e bastonature a morte di donne vita e libertà, all’obiettivo di scacciare gli ebrei rigettandoli in mare, dal fiume al mare? Non è uno stare al di sotto della realtà chiaramente percepibile invece che sopra le parti?
Oppure. Prima nell’appello viene il cessate il fuoco immediato, poi il rispetto del diritto internazionale e l’umanitarismo, tre formule chiave della posizione oggi sostenuta apertamente da Hamas e suffragata da una campagna internazionale inquinata dal pregiudizio antisraeliano, dal rilancio dell’antisemitismo come cultura anticoloniale. Poi viene la liberazione degli ostaggi, cioè degli scampati al pogrom tenuti a scopo di ricatto 70 metri sottoterra e affratellati iniquamente alla popolazione civile di Gaza che fa da scudo umano ai tunnel armatissimi e agguerritissimi costruiti da chi ha perpetrato il pogrom per riproporre, così dicono al New York Times, “la questione palestinese” scagliandola con la forza del sangue e della violenza più oscena contro chi ha lavorato nel tempo per il “reciproco riconoscimento e il rispetto reciproco” con gli stati arabi disponibili, dall’Egitto alla Giordania ai soggetti contraenti degli accordi di Abramo. La posizione di Israele è: prima si liberino gli ostaggi, poi si vede. Aderire a questa posizione vuol dire non saper stare al di sopra delle parti: ma non è giusto e misericordioso e politicamente realistico?
Infine: volere la pace, il negoziato basato sull’autodeterminazione reciproca riconosciuta e sulla fine dell’occupazione della Cisgiordania, ecco un altro modo di stare al di sopra delle parti. Ma ne siamo sicuri? Chiedere la fine dell’ideologia genocidaria e antiebraica riassunta nella parola d’ordine “from the river to the sea”, lavorare per la sconfitta dei mullah, degli Hezbollah, di Hamas e del Jihad islamica è un altro modo di essere faziosi, al di sotto delle parti dunque, o è l’unica vera condizione per riprendere la trattativa interrotta dai leader palestinesi dopo Oslo, facendo bene attenzione che al tavolo non si siedano autori e mandatari del pogrom del 7 ottobre, di cui anzi si auspica la fine con il fuoco, altro che cessate il fuoco? La storia e la memoria insegnano che giustizia e misericordia e umanitarismo, anche, non stanno al di sopra delle parti.
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