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dopo le elezioni

La vittoria di Milei smentisce il mito del peso politico di Bergoglio in Argentina

L'esito elettorale rappresenta anche una sconfitta per la Chiesa cattolica locale, che ha in Papa Francesco il suo ovvio punto di riferimento

La vittoria di Javier Milei in Argentina rappresenta anche una sconfitta per la Chiesa cattolica locale, che ha in Papa Francesco il suo ovvio punto di riferimento. La gerarchia episcopale, a cominciare dal nuovo arcivescovo di Buenos Aires, mons. Jorge Ignacio García Cuerva – nominato pochi mesi fa in sostituzione del pensionando cardinale Mario Aurelio Poli – da tempo va contrastando pubblicamente Milei. 

La Chiesa argentina ha aumentato di tono le critiche verso il leader “liberal-libertario” soprattutto dopo che quest’ultimo ha definito Francesco “una bestia ignorante”, il “rappresentante del demonio sulla terra”, un uomo che intrattiene relazioni “con i comunisti assassini”. I cura villeros, i preti delle ville miseria delle grandi periferie di Buenos Aires, hanno organizzato manifestazioni per condannare l’oltraggio di Milei al Papa e il presidente della Conferenza episcopale, mons. Ojea, aveva inviato a nome dei vescovi una lettera in cui si invitava Francesco a visitare il paese (non l’ha mai fatto da quando è stato eletto, più di dieci anni fa). 

Nonostante la presa di posizione muscolare, però, l’elettorato ha deciso altrimenti, smentendo quella teoria secondo cui Jorge Mario Bergoglio sarebbe una figura di assoluto rilievo politico tale da incidere anche sull’esito di elezioni (siano esse locali o presidenziali). In effetti, nel corso del suo pontificato, i media hanno sottolineato prima gli alterni rapporti con Cristina Fernández vedova Kirchner, l’ostilità manifesta verso Mauricio Macri, la simpatia per Alberto Fernández.

Quanto a Milei, il Papa gli ha risposto indirettamente durante l’intervista concessa a ottobre all’agenzia Télam: “Ho molta paura dei pifferai magici di Hamelin perché sono affascinanti”, ha detto Francesco, citando la leggenda tedesca di una città piena di topi dove arrivò un flautista che riuscì a farsi seguire. Incantati dalla musica, caddero nel fiume e annegarono. “Ci sono persone che credono che usciranno dalla crisi ballando al suono del flauto, ma il Messia è uno solo. Gli altri sono tutti payasos, pagliacci del messianismo”.