Voci da Strasburgo
Meloni domani a Berlino da Scholz. Dicono nell'Spd: ci capiamo meglio con lei che con Sánchez
Messi da parte gli allarmi sullo sdoganamento dell'estrema destra, oggi il cuore dei socialisti tedeschi lascia spazio ad un'inaspettata intesa
Ai socialisti tedeschi Meloni non fa più paura. La premier italiana “non è più quella della sua campagna elettorale ma una leader pragmatica con cui, forse, sarà possibile lavorare in maniera più strutturata”, lo spiegano al Foglio, rigorosamente off the record, dalla segreteria della delegazione europea del Spd. Il messaggio raccoglie “un sentimento diffuso a Berlino” e arriva alla vigilia della visita di stato che prevede la firma del piano d’azione con il governo tedesco: un patto prevede il rafforzamento della cooperazione tra Germania e Italia in diversi ambiti: industria, energia, difesa. La frase è un mezzo complimento arrotolato in un interminabile premessa sul supporto “senza esitazioni alla leadership del Pd di Elly Schlein” e “l’inaccettabilità delle politiche sociali e della campagna contro i diritti civili del governo Meloni”. Nel cuore del messaggio dei socialisti tedeschi però c’è clima d’intesa.
Ma dove sono finiti gli allarmi sulla “postfascista Giorgia” e sullo sdoganamento dell’estrema destra? “Meloni oggi è prima di tutto la premier italiana e le differenze politiche non devono pregiudicare i rapporti tra l’Italia e la Germania”, si fanno scudo dal Spd. Fatto sta che rapporti bilaterali a parte Roma e Berlino hanno più che qualche fortunata convergenza. La più evidente riguarda la guerra in corso in Medio Oriente, dove le posizioni di Scholz si avvicinano molto più a quelle della premier italiana che a quelle del premier spagnolo, e collega di partito, Pedro Sánchez con cui a Malaga Scholz ha dovuto lavorare una notte intera per trovare un accordo per un mini paragrafo sulla posizione del gruppo socialista su Gaza.
Altro tema su cui Roma e Berlino godono di un’inaspettata intesa è quello del dossier migrazione. Lontani i giorni delle Ong pagate dalla Germania, oggi Meloni e Scholz mirano a un convergenza Ue sul tema migratorio per una soluzione comune. Una soluzione che magari includa anche la possibilità di esternalizzare in Paesi amici, come l’Albania, la gestione delle pratiche d’asilo, sdoganando di fatto il patto Roma-Tirana contro cui il Pd ha invece promesso le barricate. L’argomento però divide la coalizione tedesca, più critici infatti sono i Verdi tedeschi che intendono alzare l’asticella degli standard di garanzia dei diritti umani di qualsiasi accordo si raggiunga in tema migratorio. E a vedere mercoledì a Berlino la co-leader dei Verdi e ministro degli esteri tedesco, Annalena Baerbock, sarà il vicepremier Antonio Tajani. In attesa della visita in Germania il titolare della Farnesina ha spianato la strada lunedì con un’intervista a Die Welt in cui mette in chiaro che Meloni, “non è Le Pen ne l’AfD, partiti che non credono nell’Ue e nella Nato”. Parole pensate per allargare il campo della partita delle coalizione europee per la prossima legislatura. Un’apertura che porta il gruppo meloniano di Ecr al tavolo dei giocatori ma che spinge fuori dai giochi il gruppo ID che oltre a Le Pen e AfD, ospita anche l’altro alleato della coalizione italiana: la Lega.
Grande convergenza tra Roma e Berlino anche sul supporto a Kyiv e la difesa dell’integrità territoriale dell’Ucraina. “La posizione netta del governo italiano sull’Ucraina ci ha sorpreso” spiegano dal Spd, “temevano una posizione più tentennante”. Sul campo però la controffensiva non fa progressi e tra le cancellerie non è più tabù parlare della possibilità di parlare con Mosca. Ed è su questo che potrebbe forse arrivare la sorpresa più grossa dalla coreografia del vertice di Berlino, dove Meloni e Scholz parteciperanno assieme alla riunione virtuale del G20: spalla a spalla dalla cancelleria tedesca davanti a Putin, Biden e Xi Jinping.Tra Roma e Berlino però non ci sono solo convergenze ma anche problemi. “Inaccettabili le posizioni di Meloni sul tema dei diritti sociali, delle famiglie arcobaleno e dei diritti delle donne” commentano da Berlino per ricordare che sui temi etici e del lavoro la Spd viaggia a pari passo con il Pd schleiniano. E poi c’è la partita più dura, quella del patto di stabilità, per cui Giorgetti e Meloni volano a Berlino con la speranza di in un’intesa con Scholz che faciliterebbe un compromesso Ue. Da Roma intanto insistono sulla linea dura con la minaccia di far saltare il tavolo della trattativa, ma una piccola apertura di Berlino sarebbe ossigeno puro per Meloni. Qui però non si parla di migranti ne di Medio Oriente, ma di debito e sul debito le convergenze sono molto meno creative.