A Buenos Aires
Il disastro economico dell'Argentina e le ricette facili di Milei
Era uno dei paesi più ricchi al mondo, ora rovinato dal peronismo. Ma non esistono cure miracolistiche che il nuovo presidente potrà adottare
Fino a un secolo fa l’Argentina era uno dei paesi più ricchi e fortunati al mondo. Per questa ragione molti italiani, inclusi alcuni che avevano accompagnato Garibaldi nella spedizione dei Mille, emigrarono in Argentina, e molti fecero fortuna. Mentre gli italiani che emigrarono in quegli anni negli Stati Uniti spesso ritornarono in Italia dopo aver acquisito un po’ di ricchezza, pochi di quelli che andarono in Argentina ritormarono. L’Argentina era un paese più accogliente degli Stati Uniti e Buenos Aires una delle città più grandi al mondo, con molti Italiani e con caratteristiche molto italiane. Persino lo spagnolo che si parlava a Buenos Aires aveva acquistato qualche accento italiano. Per molti anni l’Argentina produsse grandi scrittori, alcuni scienziati che vinsero il premio Nobel e molti compositori. Il tango diventò uno dei balli preferiti in molti paesi e compositori argentini, come per esempio Piazzolla, diventarono conosciuti in tutto il mondo. Si può affermare che se un abitante di Marte avesse visitato la Terra in quel periodo, avrebbe considerato l’Argentina come uno dei posti più accoglienti.
L’Argentina aveva molte risorse naturali e un buon clima. Una delle risorse più importanti era la Pampa, la grande estensione di terreni fertili che permetteva di produrre beni agricoli e alimentari molto desiderati da tutto il mondo, in un periodo quando, a causa del progresso tecnologico, il trasporto per mare era diventato molto più facile ed economico. La Pampa aveva dato ai governi argentini una miniera d’oro che poteva essere sfruttata per ragioni politiche e che poteva permettere spese pubbliche alte, incluse quelle per sostenere i lavoratori che abitavano nelle città.
Negli anni dopo la seconda guerra mondiale, Juan Domingo Perón, che aveva trascorso alcuni anni in Italia durante il periodo fascista, diventò presidente dell’Argentina. Con la sua carismatica moglie, Evita, Perón acquisì molto potere politico. In quegli anni il famoso economista Simon Kuznets, uno dei primi vincitori del premio Nobel per l’Economia, scriveva che c’erano tre tipi di economie al mondo: i paesi sviluppati, i paesi in via di sviluppo e, infine, l’Argentina e il Giappone. Negli anni futuri il Giappone sarebbe riuscito a diventare un paese sviluppato, mentre l’Argentina intraprese esperimenti economici, come per esempio l’industrializzazione attraverso la sostituzione delle importazione (promossi dall’allora importante economista argentino, Raúl Prebisch). Questi esperimenti, accompagnati dal continuo tentativo di sostenere alti tenori di vita per i lavoratori urbani, crearono problemi economici che diventarono progressivamente più gravi nel tempo.
Dopo gli anni 1970, l’Argentina ha sperimentato un’esperienza contraria a quella dello sviluppo: declino economico e periodi di alta inflazione. In termini relativi il paese è diventato progressivamente più povero, e il governo ha progressivamente redistribuito povertà piuttosto che ricchezza. Il problema è rimasto fondamentalmente lo stesso: quello di sfruttare la miniera d’oro (la Pampa) per sostenere i tenori di vita alti dei lavoratori che vivevano nelle grandi città, specialmente a Buenos Aires, e che continuavano ad avere un forte peso politico. Per i governi, incluso quello liberalconservatore di Mauricio Macri (2015-19), la missione era progressivamente diventata impossibile, come scrissi in un libro pubblicato qualche anno fa (Argentina, from Peron to Macri: an economic chronicle - 2018).
La gran parte dei cittadini di un paese non ha sofisticazione economica. Risponde principalmente al tenore di vita che il suo reddito gli permette di sostenere. L’inflazione è ritenuto principalmente un fenomeno strano che sembra ridurre quel tenore di vita. I cittadini sono disposti ad accettare riforme che diminuiscono il reddito di altri cittadini ma non il proprio. L’Argentina ha una distribuzione dei redditi che è lontana dall’essere egualitaria, a dispetto dei tentativi di vari governi di sostenere il reddito di varie categorie. L’indice di povertà è molto alto, ora circa al 40 per cento.
Le politiche che il nuovo presidente Javier Milei ha dichiarato di voler imporre avranno inevitabilmente l’effetto di rendere la distribuzione dei redditi ancora meno equa, e di far aumentare, almeno nel breve termine, l’indice di povertà. Milei non ha esperienza esecutiva ed è stato in Parlamento solo per un paio di anni. La sua elezione è stata appoggiata da politici come Bolsonaro e Trump, politici che credono, o hanno creduto, a cure miracolose per malattie croniche, che alcune economie hanno sviluppato negli anni. Milei si confronterà con una situazione economica disastrosa da vari punti di vista, inclusa la situazione climatica, che ha ridotto la produzione nella Pampa, e un’inflazione che al momento è del 143 per cento. L’Argentina non ha risorse finanziarie, l’inflazione riduce le tasse, e ha enormi debiti, incluso quello verso il Fmi. Qualunque miglioramento economico richiederà anni, non mesi. Ci sono ancora tre settimane prima che la nuova amministrazione prenda potere, e quando formerà il nuovo governo non controllerà il Parlamento.
Alcune delle politiche menzionate da Milei durante la campagna elettorale (taglio nelle spese pubbliche, chiusura della banca centrale, dollarizzazione dell’economia ecc.) saranno di difficilissima implementazione. Si ricorderà che la dollarizzazione dell’economia fu già provata tre decadi fa, dal governo Menem e dal ministro Domingo Cavallo. I risultati di quell’esperimento sono noti. Molti anni di esperienza economica, inclusi alcuni in Argentina, hanno convinto l’autore di quest’articolo che le cure economiche non hanno successo senza un forte appoggio politico. Specialmente quelle che promettono cure miracolose e a breve termine. Milei scoprirà presto questa verità. Speriamo che la scopra prima di fare grossi errori difficili da correggere.
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