L'appello

L'importanza di riconoscere nel 7 ottobre un femminicidio di massa

Mauro Zanon

La fondazione Paroles de Femmes ha pubblicato un appello su Liberation per riunire tutte le femministe sotto la stessa voce: condannare le violenze contro le donne perpetrate da Hamas all'indomani dello scoppio della guerra

Parigi. Olivia Cattan, giornalista e scrittrice parigina, si è sempre impegnata su tutti i fronti per difendere i diritti delle donne. Lo ha fatto, in particolare, da presidente di Paroles de femmes, associazione da lei fondata nel 2005. Le violenze sessuali e psicologiche, il femminicidio, la disuguaglianza salariale tra donne e uomini, la precarietà delle madri single, sono tra i tanti temi che, da femminista, ha contribuito a portare al centro del dibattito pubblico francese e all’attenzione del mondo politico. “Ma all’indomani del 7 ottobre 2023, ciò che ho visto nei filmati consegnati ai giornalisti di tutto il mondo, ciò che ho sentito nel profondo vedendo tutti quei corpi di donne massacrati, è indescrivibile. Sono rimasta diversi giorni senza uscire, in uno stato di choc”, ha scritto sul suo blog, ospitato dal giornale online Mediapart. Dinanzi al silenzio, la presidente di Paroles de femmes ha richiamato le sue amiche femministe, con le quali ha combattuto in questi anni numerose battaglie.

Alcune hanno deciso di non dire nulla, altre, invece, di mettere la loro firma su una petizione pubblicata da Libération dal titolo: “Per il riconoscimento del femminicidio di massa in Israele del 7 ottobre”. “Si chiamavano Sarah, Karine, Céline… Su iniziativa dell’associazione Paroles de femmes, lanciamo un appello alle femministe e ai sostenitori della nostra causa, affinché vengano riconosciuti i femminicidi nei massacri di donne perpetrati il 7 ottobre in Israele. È importante che questo termine, spesso utilizzato dalla stampa per qualificare gli assassini di donne da parte del loro compagno o ex compagno, sia riconosciuto presso tutte le Ong internazionali (Amnesty International, Un Women…) per quello che è: un femminicidio di massa”, si legge nella petizione firmata da numerose personalità e femministe francesi, tra cui la sindaca di Parigi Anne Hidalgo, le attrici Charlotte Gainsbourg e Isabelle Carré, l’anchorwoman di Cnews Laurence Ferrari, la giornalista Valérie Trierweiler, ex compagna del presidente della Repubblica francese, François Hollande. “È questo femminicidio di massa che dobbiamo guardare in faccia, senza legarlo al conflitto israelo-palestinese. Sappiamo che è difficile. Ma dobbiamo farlo affinché le donne non siano più le prime vittime delle guerre e dei conflitti armati, e affinché i loro volti non siano mai dimenticati”, aggiungono le promotrici dell’appello.

Lo scorso 7 ottobre, i terroristi di Hamas hanno assassinato numerosi civili durante la loro offensiva, “ma le donne non sono state uccise allo stesso modo”, sottolineano. “Le violenze contro queste donne corrispondono esattamente alla definizione del femminicidio, ossia all’uccisione di donne o di ragazze in ragione del loro sesso. Alcune donne sono state esposte nude. Altre sono state stuprate al punto da provocare la frattura dei loro bacini. Anche i loro cadaveri sono stati violentati. I loro organi genitali sono stati martoriati. Hanno urinato sulle loro spoglie. Alcune sono state decapitate, altre smembrate e bruciate. Altre ancora prese in ostaggio. Tutto ciò è stato filmato e fotografato per suscitare terrore, perché le donne e i bambini sono i simboli della nostra umanità. Alcuni video di interrogatori dei terroristi lo confermano: ‘Abbiamo voluto stuprarle per umiliarle’”. Olivia Cattan e le altre firmatarie tengono a sottolineare che “non si tratta di un appello politico”, ma di un appello “puramente femminista e umanitario”. “Dobbiamo essere tutti e tutte solidali”, scrivono. Ma come raccontato dalla presidente da Cattan sul suo blog, ha incassato molti silenzi da parte di militanti con cui credeva di poter condividere ogni battaglia, e ha detto di essersi sentita tradita, anche da una ong di rilievo come Amnesty International, a cui ha inviato una lettera per chiedere una presa di posizione, senza ricevere risposta.

“Ciò che mi ha colpito maggiormente nell’attacco terroristico di Hamas è che le donne, in particolare, sono state prese di mira, sono state esibite come trofei e che i terroristi hanno detto a più riprese che le volevano umiliare”, dice al Foglio una delle firmatarie, Lamia El Aaraje, assessore al comune di Parigi e segretaria federale dei socialisti nella capitale francese, prima di aggiungere: “Sono state stuprate indistintamente giovani donne, madri, anziane. In quanto donna e femminista è importante dire che si è trattato di un femminicidio di massa, un massacro di donne in quanto donne e di confessione ebraica. Lo stupro, da sempre, è un’arma di guerra. Penso che ci sia un silenzio da parte di certe associazioni femministe. Perché? Nessuna femminista dovrebbe restare silenziosa dinanzi a questa barbarie ed è per questo motivo che ho firmato l’appello”.