Stati Uniti
L'offensiva a suon di scoop di un giornalista conservatore che ha votato Biden
Il giovane Aaron Sibarium e le sue inchieste sul perché il mondo repubblicano abbia poco spazio sulla stampa: dal "wokismo" al politicamente corretto, alla fine basta poco per mettere in crisi istituti e personaggi progressisti non abituati al dibattito
Perché il giornalismo investigativo deve essere monopolio dei progressisti? Perché l’immagine del conservatore che critica le amministrazioni democratiche deve essere quella del boomer cospirazionista? Perché i rimproveri alla political correctness devono arrivare da anziani bianchi e da macchiette televisive? Perché i conservatori si limitano a scrivere pamphlet di opinione? Aaron Sibarium si è fatto queste domande e ha deciso di trovare una soluzione. Sibarium, membro della Gen Z, si è laureato a Yale nel 2018. Ha deciso di fare il giornalista e in meno di tre anni ha già scritto alcuni importanti scoop per il sito di informazione The Washington Free Beacon, di cui è direttrice l’ex reporter di Politico Eliana Johnson. Tra i vari lavori di investigazione c’è quello in cui Sibarium ha scoperto che alcuni stati americani, complice il dipartimento della Sanità, hanno dato preferenza ad alcuni gruppi sociali (giovani di colore rispetto a bianchi più anziani) nella distribuzione di medicinali anti Covid. Sibarium ha rivelato uno scandalo a Yale, dove alcuni amministratori avevano bullizzato uno studente bianco perché faceva parte della libertaria Federalist Society e per aver usato un linguaggio considerato offensivo e “triggerante” nell’invito a una festa a casa sua. L’articolo ha portato alle dimissioni di un pro rettore. E va ricordata anche quello sulla Columbia Law School. Dopo che la Corte Suprema ha cercato di evitare che la razza fosse considerata un valore aggiunto in una domanda di ammissione, l’università newyorchese avrebbe richiesto ai candidati di inviare anche un video di presentazione, un modo per bypassare la scelta dei giudici di abrogare l’affirmative action e basare le scelte sull’aspetto dei candidati. Sibarium l’ha raccontato. Con i suoi articoli ha mostrato che basta poco per mettere in crisi istituti e personaggi progressisti, che non sono abituati ad avere dall’altra parte qualcuno che non si limita a sbandierare opinioni.
Sibarium si chiede perché non ci siano più bravi giornalisti conservatori. Certo, si viene pagati poco, ma almeno i progressisti ricevono premi e rispettabilità. Giornali e riviste conservatrici hanno meno prestigio e il pubblico conservatore oggi è più orientato alla radio e alla televisione. Come ha racconta a Politico, il ventisettenne Sibarium è stato spinto anche da questo nello scegliere la sua carriera: lavorare in un campo dove non vuole lavorare nessuno. Questo anche perché il leader repubblicano e principale candidato del GoP, Donald J Trump, se l’è presa più volte con i giornali, dicendo che la stampa è un “nemico della nazione”. Ma Sibarium racconta anche di esser mosso da una “viscerale” opposizione al politicamente corretto. In realtà non si vede come un vero conservatore, nel gioco dello spettro politico, verrebbe posizionato tra i dem: non è contro l’aborto, non è religioso, ha votato per Hillary Clinton e per Joe Biden. Ma è stato portato nel campo avverso da atteggiamenti ideologici, quelli che molti chiamano “wokismo”, che ha vissuto nei campus universitari. Studenti che non guardavano programmi tv perché una volta un comico aveva fatto una battuta su uno stupro, proteste studentesche per inserire dei limiti sui costumi di Halloween per non offendere nessuno. I soliti tarli che, dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre, abbiamo visto svilupparsi in antisemitismo attivo, in quelle che sono considerate le migliori istituzioni del paese, dalla George Washington University ad Harvard. Sibarium ricorda però di separare l’anti woke dall’estremismo dell’alt-right, per essere presi seriamente anche dai progressisti.