1923-2023
Per Henry Kissinger la pace era un equilibrio di potere
È morto a cent'anni l'ex segretario di Stato e Premio Nobel per la Pace che non era il modello sul quale venne creato il personaggio del Dottor Stranamore. I suoi studi, le sue convinzioni politiche, la capacità di essere ascoltato e stimato anche da chi non la pensava come lui
È una leggenda metropolitana particolarmente dura a morire, quella secondo cui il Dottor Stranamore del celebre film di Stanley Kubrick del 1964 sarebbe stato modellato sulla figura di Henry Kissinger. In realtà Henry Kissinger, nato Heinz Alfred Kissinger a Fürth in Baviera il 27 maggio 1923, morto a Kent nel Connecticut alla età rotonda di cento anni, sei mesi e due giorni, all'epoca non era una figura così popolare, anche se gli specialisti già lo conoscevano come direttore dell'Harvard Defense Studies Program e dell'Harvard International Seminar. Inoltre, era stato consigliere del governatore di New York, Nelson Rockefeller, che però era stato sconfitto nella corsa per la nomination repubblicana alla presidenza sia nel 1960 che nel 1964. Il personaggio del film è invece una fusione tra lo stratega della Rand corporation Herman Kahn, il matematico e responsabile del Progetto Manhattan John von Neumann, lo scienziato missilistico Wernher von Braun e il “padre della bomba all’idrogeno” Edward Teller. L'attore Peter Sellers lo ha sempre spiegato chiaramente che “Stranamore non è mai stato modellato su Kissinger: è un malinteso popolare. È sempre stato Wernher von Braun”.
Ma questa stessa leggenda aiuta a spiegare molto sull'immensa fama che come segretario di Stato e Nobel per la Pace sarebbe poi arrivata a questo professore di origine tedesca che da giovane aveva giocato come portiere in una squadra di calcio. Una delle sue immagini più famose è, infatti, quella da tifoso della Nazionale tedesca sugli spalti dell'Olympiastadion di Monaco, mentre guarda la finale della Coppa del Mondo del 1974. Figlio di un insegnante e di una casalinga, come ebreo all'età di 15 anni dovette fuggire dalla Germania nazista, prima a Londra e poi a Washington. Operaio e impiegato in un ufficio postale per mantenersi agli studi di ragioniere, con la guerra ricevette la cittadinanza insieme alla leva. Lavorando come interprete in tedesco per un generale, divenne sergente, distinguendosi sia come consulente sulla riorganizzazione della vita civile nella Germania occupata, sia come insegnante in una scuola dei servizi segreti dove insegnava come dare la caccia ai nazisti nascosti. A 24 anni, il primo quarto della sua vita si concluse con l'ammissione ad Harvard.
Bachelor of arts summa cum laude presso l'Harvard College all'età di 27 anni, M.A. a 29 anni e Ph.D a 31 presso l'Università di Harvard, con una tesi di dottorato sulla diplomazia della Restaurazione, a 34 anni ha pubblicato un libro su armi nucleari e politica estera: il best seller che lo ha reso famoso. Professore ad Harvard, svolse anche consulenze per diversi organi del governo federale, ma già all'età di 32 anni aveva conosciuto Nelson Rockefeller, in un seminario organizzato dallo stesso Rockefeller. Il miliardario e leader repubblicano gli offrì l'incarico di direttore degli studi speciali della Fondazione Rockefeller, e anche la possibilità di diventare consulente della Casa Bianca: prima con Eisenhower, poi con Kennedy e Johnson.
Lo stesso Johnson gli fece compiere diversi viaggi in Vietnam per verificare l'attendibilità dei rapporti della Cia, e nei quali si rese conto degli errori che venivano commessi in Vietnam. Le considerazioni fatte sul campo influenzarono sia l’altro importante libro in cui sviluppa la tesi di dottorato; sia il lavoro svolto per il presidente Richard Nixon dal 1969, inizialmente come assistente del presidente per la Sicurezza nazionale, dal 1973 come segretario di Stato. La sua impostazione è quella della ricerca della pace attraverso l'equilibrio e la realpolitik da cui nasce l'accordo di ritirarsi dal Vietnam, per il quale otterrà il Premio Nobel per la Pace che conclude il suo secondo quarto di vita. “Non può esserci pace senza equilibrio di potere”, affermava.
Nella stessa ottica, Kissinger organizza i viaggi di Nixon in Urss e in Cina, da cui inizia quell'asse tra Washington e Pechino per delimitare l'Unione Sovietica che segnerà la parte finale della Guerra Fredda. Sulla base degli stessi principi, però, appoggia anche i colpi di stato in Cile e Argentina, in paesi che rischiano di scivolare fuori dalla sfera d’influenza statunitense. Ci sono polemiche che si allargano dopo lo scandalo Watergate, che costringe Nixon a dimettersi. Kissinger resta segretario di Stato con il suo successore Gerald Ford, ma la sua presidenza è ormai debole.
All'epoca in cui era responsabile della politica estera degli Stati Uniti, le cronache di gossip erano piene dei suoi rapporti con il jet set.
“1) Lo straordinario stile di vita che ha permesso al principale assistente del presidente di mescolare affari di stato con escursioni personali che coinvolgevano una danzatrice del ventre e le star più sensuali di Hollywood; 2) L'ironico parallelo tra il consigliere presidenziale Kissinger e il dottor Stranamore; 3) Il contesto che ha portato Kissinger a eludere la disputa arabo-israeliana; 4) Il motivo per cui Kissinger fu rifiutato per una cattedra ad Harvard; 5) La campagna Kissinger-Rockefeller per impedire a Richard Nixon di ottenere la nomination del 1968”, sono alcune delle “rivelazioni” con cui nel 1972 Charles R. Ashman presentò il suo “Kissinger. Le Avventure Di Super Kraut”. “Questa è la biografia del più potente numero due della storia... il brillante consigliere del presidente Nixon... lo scambista più pubblicizzato della nazione... il Super-Kraut", mentre lo stesso Kissinger era raffigurato nel disegno in copertina di togliersi la giacca, rivelando un costume da Superman (ma con una K al posto della S).
Allo stesso tempo, come ricordato, Kissinger si è fatta la fama di politico con una spietatezza machiavellica: sia che si trattasse di raggiungere la pace in Vietnam; organizzare gli storici incontri di Nixon con Mao e Breznev; a sostenere i metodi più duri per contrastare la possibile diffusione del comunismo nel “cortile latinoamericano”. Ma rimase anche un accademico di altissimo livello, tra i maggiori esperti mondiali di storia e di teoria delle relazioni internazionali. Si è trattato infatti di una delle menti pensanti più celebrate del pianeta, cruciale soprattutto nella decisione di aprire alla Cina, raccontata da lui stesso nel libro che alla Cina dedicò nel 2011. E ancora in Cina era andato a luglio già più che centenario: un viaggio privato, ma che più di un osservatore ha collegato alla successiva ripresa di contatti tra Biden e Xi Jinping. A un anno fa risale il suo ultimo articolo, in cui formulava una idea di mediazione tra Russia e Ucraina; un tema su cui pure rilasciò molte interviste. Al 2022 risale pure il suo ultimo libro “Leadership. Sei lezioni di strategia globale”, imperniato sugli esempi di Konrad Adenauer, Charles De Gaulle, Richard Nixon, Anwar al-Sadat, Lee Kwan Yew, Margaret Thatcher. Del 2021 il suo penultimo libro “L'era dell'intelligenza artificiale. Il futuro dell'identità umana”.
Non c'è praticamente nessun presidente degli Stati Uniti, democratico o repubblicano, che non lo abbia consultato. Compreso Barack Obama, anche se difficilmente si potrebbero trovare due personalità più antitetiche. Ma, in effetti, anche con Nixon Kissinger “finì come consigliere di un politico che aveva sempre detestato”, spiega Niall Ferguson in “Kissinger: 1923-1968: The Idealist”. È la prima delle due parti di quella che viene presentata come “la biografia definitiva di Henry Kissinger, basata su un accesso senza precedenti alle sue carte private”, anche se il secondo volume ancora non è uscito.
Kissinger stesso ha scritto tre libri di memorie: “Gli Anni della Casa Bianca”, “Anni di Crisi. Il Vietnam. La caduta di Allende in Cile. La Guerra del Medio Oriente 1973. La Crisi Energetica. Watergate. Le Dimissioni di Nixon” e “Years of Renewal”. Tra l’altra ventina di suoi saggi, a parte i già citati, sono particolarmente importanti quello sull’arte della diplomazia e quello sull’ordine mondiale.
L'editoriale del direttore